Come si dice in questi casi, Brian Capps ha visto la luce all'età
di soli cinque anni, quando i genitori lo portarono ad un concerto di
un tale chiamato Johnny Cash. L'immagine di "The Man in Black"
è rimasta nel suo inconscio, ed oggi è uscita allo scoperto nella musica
di questo autore e chitarrista di Springfield, Missouri. Walk Through
Walls è il suo esordio solista, e per giunta in casa Hightone,
etichetta senza dubbio ideale per lo stile old fashioned di Capps,
un mix di chitarre rockabilly, ritmi honky tonk e citazioni dai fifties
americani. Prima del grande passo solista, ha fatto parte attiva dei Domino
Kings, piccola leggenda alternative country locale, con i quali ha inciso
due dischi prima di abbandonare l'avventura, pare in seguito ad una epocale
scazzottata nel backstage con il collega Stevie Newman. Sta di fatto che
ci troviamo di fronte ad un competente "revivalista", spalleggiato dalla
produzione di Lou Whitney ed accompagnato in studio dalla storica
band di quest'ultimo, The Morrells. Svettano le agili chitarre di D.Clinton
Thompson, la batteria di Bobby Lloyd Hicks (Dave Alvin band),
mentre lo stesso Capps si occupa del contrabasso e canta con voce limpida
e decisamente country-oriented. Non ci si può sbagliare dunque, siamo
alle prese con un disco godibile e senza troppe ambizioni, ma costruito
con mestiere per omaggiare i propri eroi musicali, a cominciare dalle
cover di The Devil to Pay e Dark as a Dungeon (guarda caso
grande successo per Johnny Cash), entrambe di Merle Travis e qui interpretate
fedelmente. Il terzo ed ultimo episodio non autografo è lo scatenato rockabilly
di Standing On a Rock di Rodney Crowell, mentre il resto del materiale
porta la firma di Capps, capace di non sfigurare con gli originali, pur
restando un buon imitatore piuttosto che un innovatore. Credo sia questo
l'unico ostacolo di Walk Through Walls, un lavoro che in se stesso non
deluderà certamente gli amanti di un competente recupero del passato.
Nessun cedimento di ispirazione ed un ottima combinazione tra rutilanti
roots rock (The Bottom, True Liar, che discende dall'albero
dei Blasters), honky tonk di origine controllata (I Wouldn't Say That's
Living, Next Time) e nostalgiche ballate country rock, fra
le quali spicca la romantica When We Learn con i cori di Sheri
Hurst. Se la Hightone aveva intenzione di mettere sotto contratto un nuovo
cavallo di razza della roots music, in grado di non far rimpiangere gente
come Dave Alvin, direi che la strada è ancora lunga e in salita, ma dovessimo
giudicare dalla sincerità, Brian Capps è un musicista degno di tutto il
nostro rispetto.
(Davide Albini)
www.briancapps.net
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