La
carriera di Howe Gelb è come un fiume in piena che, per sfogare
tutta la propria vena creativa, si vede quasi forzato a riversarsi su
progetti paralleli tutt'altro che sporadici. Tra questi, a me piace ricordare
Op8 (con i Calexico e Lisa Germano) e The
Band Of Blacky Ranchette, ma il più noto è conosciuto come
Giant Sand, band nata più di vent'anni orsono, i cui lavori si
perdono fra editi e bootleg series in vendita on line. I Giant Sand sono
un trade mark apprezzato e quotato, consolidatosi storicamente
sull'asse Gelb-Burns-Convertino. Nel corso degli anni, Burns e Convertino
sono diventati i Calexico, supportando Howe nel programma già rafforzato,
fino alla pubblicazione di Cover
Magazine. Da allora sembrava che dei Giant Sand non
ne avremmo più sentito parlare. Ma per Howe non avere più quella band
significava anche interrompere parzialmente il sodalizio con la Thrill
Jockey e dover trovare un nuovo nome per una nuova creatura: compito forse
ancor più arduo che sfornare canzoni. E siccome Howe è imprevedibile e,
come detto, doveva trovare una via d'uscita alla propria travolgente creatività…ecco
che i Giant Sand risorgono e tornano con un cambio, anche se non proprio
radicale, nella line-up. Infatti, lasciati i compagni storici, l'eclettico
musicista si affida ora ad un trio danese già sperimentato in qualche
suo album solista, quello formato da Anders Pedersen (chitarra,
lap steel e mandolino), Thoger T. Lund (basso) e Peter Dombernowsky
(batteria). Il nuovo disco, che si intitola Is All Over The Map,
si affida nuovamente a John Parish per il mixer e sfoggia una cattiveria
musicale divagante in distorsioni chitarristiche e in qualche pezzo di
audace, impuro rock and roll modernista (l'adrenalinica Remote
e la successiva Flying Around The Sun At Remarkable Speed). Difatti
Gelb non è un integralista, anzi, ama spaziare e modellare il suono a
proprio piacimento. Is All Over The Map è dunque un'altra grande prova:
l'album trova, in alcune ballate malinconiche (Cracklin' Water
e Hood non sono affatto male), il valore aggiunto ad un lavoro
che rockeggia talvolta a ritmo di swing (Muss), ma che lascia spazio
anche al solito sound desertico e da confine messicano (Les Forçats
Innocents), in stile Tucson. E' però la tristezza di Classico
ad aprire i battenti e ad incupire l'aria, sia col suo pianoforte che
con un andamento barcollante, interrotto solo dall'agrodolce e pop Nyc
Of Time (con il coro di Marie Franck, presente anche in altri
brani). Dopo di che, il culmine della sofferenza viene raggiunto dalla
Reprise di Classico, in cui a cantare sono Vic Chesnutt
e Herniette Sonnenvalt. Sul finire del disco, l'imprevisto: una
cover di Anarchy In The UK, ribattezzata Anarchistic Bolshevistic Cowboy
Bundle, cantata dalla figlia di Howe (Indiosa Patsy Jean Gelb),
che scema in un country davvero fuori luogo. Dal gradevole Is All Over
The Map non si giunge che ad una conclusione: i Giant Sand sono Howe Gelb.
(Carlo Lancini)
www.giantsand.com
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