Slaid Cleaves - Wishbones Philo/IRD 2004 1/2
 

Tra i figli adottivi del Texas, Slaid Cleaves è senza dubbio uno dei nomi più interessanti dell'ultima generazione. Originario del New England, immancabilmente ha dovuto cercare fortuna trasferendosi ad Austin. Slaid si è così fatto le ossa, portando le sue ballate da folksinger in territori più aspri, dominati da un secco country-blues e da qualche vibrazione elettrica. La pubblicazione dell'ottimo Broke Down (2000), lo ha finalmente imposto all'attenzione generale, grazie allo stile limpido e alle storie malinconiche e marginali presenti nelle corde della sua scrittura. Quattro lunghi anni, interrotti solamente dall'ep Holiday Sampler, sono serviti a dare un seguito a quelle promesse. Un silenzio coraggioso, specie se vieni additato come un astro nascente dalla stampa locale. Le regole insegnano di sfruttare al massimo il momento di gloria; Cleaves invece si è preso i suoi tempi, affidandosi ancora una volta alla produzione e alle chitarre gracchianti di Gurf Morlix, che si è portato in studio rodati collaboratori, tra cui Rick Richards alla batteria e Ian Mclagan all'organo. Morlix ha deciso di spostare sensibilmente lo stile, accelerando verso un country-rock robusto e fieramente elettrico: nel passaggio si è persa con ogni probabilità una parte del volto più lirico di Cleaves, che rischia così di accodarsi ad una lunga lista di mestieranti del genere. Wishbones è in ogni caso un lavoro di squisita fattura, che insegna i trucchi per una buona scrittura tra country, folk e rock'n'roll, nonostante affiori a tratti un certo manierismo (Horses, Hearts Break). La title-track posta in apertura inganna un poco: scritta a quattro mani con Ray Wilye Hubbard, si appoggia al cello di Brian Standefer e prosegue la linea folk tracciata in Broke Down. Qualcosa cambia a partire dall'honky-tonk di Road Too Long, che guarda caso è una dedica tutta speciale alla vita sulla strada dei camionisti americani. Tuttavia la voce sottile e melodica di Slaid Cleaves non appare francamente adatta a cavalcare certi luoghi comuni del Texas sound: ballate di grande respiro quali Drinkin' Days e New Year's Day, la malinconia di Below e del suo violino (Darcie Deaville), bozzetti roots dall'impianto acustico come Quick as Dreams e Borderline (con l'ottimo mandolino di Billy Bright) appaiono più connaturate al linguaggio del protagonista. Al quale bisogna riconoscere senz'altro una certa dose di umiltà, quando decide di appoggiarsi spesso ad autori esterni. Questa volta è toccato all'amico Rod Picott, vechia conoscenza di RootsHighway, con cui Cleaves firma la bluesy Sinner's Prayer e interpreta una vibrante Tiger Tom Dixon's Blues. Aria da bravo ragazzo e songwriter di vecchio stampo, Slaid Cleaves saprà catturare le attenzioni di tutti quelli in cerca di un valido country-rock d'autore
(Fabio Cerbone)

www.slaidcleaves.com