Il nome è indissolubilmente legato ai tempi pionieristici degli outlaws
texani, metà anni settanta, parte integrante di un movimento di
fuorilegge della country music che dettero una scossa di rinnovamento
ad un genere impaludato nei lustrini di Nashville. Tuttavia Ray Wylie
Hubbard è sempre stato un personaggio schivo e defilato, anche nei
confronti dei compagni di quella avventura, non ha goduto delle stesse
ammirazioni e si è costruito una carriera altalenante, che solo negli
ultimi anni sembra aver preso piena coscienza dei propri mezzi espressivi.
Da quando si è ulteriormente stretto il legame con Gurf Morlix,
chitarrista dal tocco assassino e produttore di prima classe (già con
Lucinda Williams), è avvenuto un salto di qualità indiscutibile, magistralmente
rappresentato dal nuovo lavoro Growl. Completamento ideale
del precedente Eternal
and Lowdown, non propone particolari sconvolgimenti, ma prosegue
su un percorso di rielaborazione delle sue radici country-blues, oggi
più che mai immerse in un sound crudo ed elettrico, dall'ossatura
scarna. Impregnate di una cadenza primordiale che non avrebbe sfigurato
sul catalogo Fat Possum, le canzoni di Growl sono scheletri che rantolano
tra la desolazione del deserto e le luci scintillanti delle highways di
Dallas o Houston. Una voce cavernosa si accompagna a chitarre slide dai
riti voodoo (Bones) e tenebrose ritmiche bluesy (The Knives
of Spain), avvolte in un clima bollente e notturno (Purgatory Road,
Preacher) che spesso prende il largo verso un'autentica rotta rock'n'roll
(l'inno alla musica texana piazzato in chiusura con Screw You, We're
From Texas o la saga sulla moderna industria musicale narrata nell'ironica
Rock'n'roll Is a Vicious Game). Omaggiato dalla presenza in studio
di molti talenti della canzone roots (tra cui Jon Dee Graham e
Mary Gauthier in Name Droppin') e navigati musicisti quali
Buddy Miller e Jud Newcomb, Hubbard ha dato un'ulteriore saggio dell'attuale
stato di grazia del suo songwriting, con uno dei dischi più convincenti
della sua lunga carriera.
(Fabio Cerbone)
www.raywylie.com
|