Ray
Wylie Hubbard Eternal
and Lowdown
Philo 2001
La rinascita artistica di Ray Wylie Hubbard, certamente non una delle
tante voci dello sterminato mondo musicale made in Texas, ma realmente uno degli
"originali", si è materializzata in tutto il suo valore verso
la prima metà degli anni novanta: Loco Gringo's Lament e
Dangerous Spirit in particolare hanno segnato il suo poderoso ritorno
alla ribalta, lui che con Waylon Jennings, Billy Joe Shaver e Guy Clark era stato
parte attiva degli irriducibili outlaws del country-rock nei lontani anni settanta,
pur non cogliendo appieno i frutti del successo di pubblico e critica ricaduto
sulle spalle di altri colleghi. Il più recente Live at Cibolo Creek
Country Club aveva poi rappresentato una summa perfetta della sua carriera
ai margini, che gridava giustizia per uno degli autori più veri di quel
sound texano fatto di country spiccio e corrusche iniezioni di rock'n'roll. Non
so se Eternal and Lowdown ristabilirà finalmente meriti e proporzioni,
certo è che questo nuovo entusiasmante capitolo della saga Hubbard è
una delle sue migliori trovate, probabilmente anche il suo disco più accessibile.
E' il suo personale disco blues, in senso lato ovviamente: meglio dire un palpitante
e rustico country-blues tra l'acustico e l'elettrico, che molto deve ringraziare
la produzione asciutta e le chitarre speziate di Gurf Morlix (già
al lavoro in passato con Lucinda Williams e Tom Russell, dunque siete stati avvertiti...).
Ray non fa altro che aggiungervi, a cuore aperto, le sue debolezze e sconfitte
e la sua voglia di risalire la china. Clamoroso l'impasto elettro-acustico di
Three days straight, trascinante il battito rock'n'roll di Joyride
e quello più ruspante di Weevils, oscuro l'incedere da murder ballads
di Sugar cane. Nightime è un talkin' blues (da applausi i
contrappunti di Morlix alla solista) da bettola che gira sulle coordinate dell'ultimo
John Hammond; Didn't have a prayer una accorata preghiera soul, mentre
il lato più rurale del disco è ben rappresentato dall'incrocio di
acustiche, slide guitar ed organo di The sleep of the just e della spiritosa
Don't bother asking me. Ancora un grande centro Wylie: ora tocca a noi
dargli un briciolo di credito...
www.raywylie.com
|