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Di nuovo a bordo |
Innanzitutto complimenti
per il secondo viaggio della nave dei folli, in cui ho notato un affinamento della
rotta in direzione di un percorso compiuto, più delineato e unitario rispetto
all'album precedente. Tu stesso hai dichiarato che "il primo album era il disegno,
in questo ci ho messo i colori". Adesso manca la cornice, che ci auguriamo di
poter vedere realizzata nel terzo capitolo di questo progetto decisamente originale,
magari con lo strumento che ancora non ha risposto all'appello, la batteria, anche
se in effetti non se ne sente la mancanza… Grazie, innanzitutto, per avermi ascoltato ancora una volta con attenzione. Più che la cornice, il prossimo lavoro vorrei che fosse il cuore. Sto già lavorandoci: sarà una collezione di canzoni caratterizzate da immagini forti, espressioniste. Il colore del prossimo album potrebbe essere il rosso del sangue. Ma per ora torniamo a guardare il cielo azzurro dei Dieci esercizi per volare.
Dieci
esercizi per volare sembra sciogliere i fili di un passato intessendoli in
un ordito classicamente moderno, recuperando una tradizione, la nostra, che viene
mal digerita dagli artisti di casa, o almeno questa è l'impressione. In un'epoca
in cui ci si allinea e ci si globalizza, musicalmente parlando e non solo, all'interno
di un suono stereotipato e privo di anima, sono pochi i musicisti che si cimentano
in un'impresa del genere. Tu lo hai fatto, dimostrando coraggio e idee chiare.
E i riscontri che hai avuto sembrano darti ragione. Ogni volta che costruisco un album cerco di fare del mio meglio, anche con l'idea che possa essere l'ultimo. Sono dunque lieto di trovarmi a parlare di un secondo CD già pubblicato. I riscontri sono stati molto positivi per il primo, lo abbiamo addirittura ristampato. E i segnali di una significativa attenzione per i Dieci esercizi per volare ci sono già. È un successo inaspettato per me e per l'etichetta discografica che ho fondato, la FonoBisanzio. Ciò conferma una mia vecchia teoria, cioè che non è vero che i dischi non si vendono più. Certo, bisogna curare ogni particolare, oltre al contenuto anche l'oggetto, il booklet, la confezione, in modo che sia bello possederla insieme alla musica. Come nel caso precedente, il booklet è quasi un piccolo libro, in cui sono riportati i miei testi in italiano, con traduzione inglese di Mark Olson, i disegni originali di Alice Falchetti e le fotografie in esclusiva di Cinzia C. Ci sono major discografiche che, pur avendo i soldi, non hanno amore. Molti CD che vediamo in giro sono un'istigazione al download, con uno striminzito foglietto in un'odiosa confezione di plastica! C'è tutta un'Italia che non si riconosce nella spazzatura paratelevisiva, c'è tutta un'Italia, che io incontro quotidianamente, che vuole e apprezza idee originali, la poesia e il suono vero degli strumenti e di una voce. Nei miei concerti e nei miei album è tutto vero, c'è carne, c'è vita. Noi siamo gli idioti che non hanno pudore di amare: "Signore e Signori: gli Idioti sono tornati in città!".
L'album, sin dal titolo, ruota intorno alla metafora della vita, del viaggio esistenziale
inteso e rappresentato come un volo, con il conseguente impiego della simbologia
legata all'angelo, presente addirittura in quattro titoli di altrettanti brani.
L'angelo è anche il punto di incontro tra il quotidiano e il soprannaturale, l'entità
che dovrebbe guidarci nel corso del nostro difficile cammino. È così che possiamo
intendere l'intero progetto, la ricerca di un punto di equilibrio tra due assi
che spesso scricchiolano sotto il peso di una società inerme, deresponsabilizzante
e superficiale? Sì, è molto giusta la tua lettura. I miei non sono angioletti stile Liberty, con riccioli d'oro e camicioni color pastello. Sono figure inquietanti e ammonitrici, che ci ricordano che gli unici momenti di contatto con il soprannaturale, nella nostra vita, non possono essere solo la nostra nascita e la nostra morte. La società che ci circonda è certamente deresponsabilizzante e superficiale, ma per fortuna non inerme. Dobbiamo difenderci ogni giorno con la forza del nostro cuore, con le spade degli Angeli.
Molto interessante il brano L'angelo ubriaco, in cui un piano elettrico
ci riporta alle atmosfere degli anni settanta, con un testo forte e significativo
che narra di una guida che nel caos ha perso la bussola per orientarsi, vittima
anch'essa di una condizione umana desolante. A un certo punto implora "Insegnami
a capire il dolore", quasi fosse un modo per redimersi e ricominciare. È giusta
la mia interpretazione? Più che per redimersi e ricominciare, per entrare in contatto con l'umano, per uscire dall'eterno ed entrare nel qui e ora. Operazione difficile, quasi impossibile per un angelo, anche se ubriaco, dunque già imperfetto. Ho provato a raccontare di un Angelo in fuga dalla sua eternità, bramoso di vita. Il wurlitzer electric piano certamente allude agli anni settanta, ma devo dire che l'ho utilizzato soprattutto perché donava al brano un'atmosfera surreale. Ospite al wurlitzer è il mio amico Beppe Donadio. In Non ho ali, con
chiari riferimenti a "Il cielo sopra Berlino", uno dei capolavori di Wenders,
si assiste a una sorta di comunione tra folk e rock, con un uso marcato della
chitarra elettrica e un refrain in cui il tuo magico violino riporta quiete e
intimità. Qui l'angelo, come nel film citato, anela a una condizione terrena,
invidiandone la verità della vita che si porta addosso. Che cosa può insegnarci
un brano come questo? Gli Angeli di Wenders sono proprio esseri infiniti che desiderano diventare finiti, diventare uomini. È un ribaltamento della prospettiva abituale, quella che porta noi, esseri finiti, a desiderare di non morire, di essere eterni, felici e senza dolore. Se proprio vogliamo trovare un insegnamento nel mio lavoro, può essere l'invito ad accettare, ad amare veramente la propria vita in tutte le sue sfaccettature.
Parlando
di quotidianità, dei nostri confini e orizzonti limitati, mi ha molto colpito
Hai mai sentito ardere il tuo cuore?, prima di tutto a livello musicale,
un rock vibrante che sconfina nel punk, poi, soprattutto, per quanto riguarda
le liriche, una denuncia violenta del tempo presente, aggressiva, arrabbiata.
Nei versi tu affermi che c'è tempo per un hobby, per il consumo compulsivo, per
gli animali a quattro zampe come unica ragione di vita che spesso si dimentica
di quell'essere che si regge su due (di zampe). Cito testualmente: "Non hai tempo
per l'Amore ma rinnovi l'antivirus". È guerra civile, è questo il grande conflitto
che annebbia la nostra mente, facendoci dimenticare le coordinate entro le quali
ci muoviamo. Nel garage c'è spazio per il Suv, non per i giochi dei bambini. Nel
cuore c'è spazio per l'avidità di possesso, non per l'amore, un sentimento che
va condiviso, magari ceduto, nel migliore (o peggiore, secondo come lo interpretiamo)
dei casi. Ma la speranza c'è ancora, mi sembra di capire. Hai mai sentito ardere il tuo cuore? è un grido rabbioso, un invito a mostrare i propri sentimenti in questo mondo che cerca di farceli dimenticare. Personalmente, preferisco ancora incontrare gli amici al bar piuttosto che via internet, toccare corpi, sentire odori e voci. È incredibilmente bello e soddisfacente e intenso. Ti racconto una novità al riguardo. Di recente, non contento di aver appena pubblicato Dieci esercizi per volare, ho prodotto un miniCD dal titolo Collemaggio. Collemaggio è il monumento simbolo de L'Aquila, e ora anche il simbolo del centro della città, militarizzato e sottratto ai suoi abitanti. Collemaggio è anche una canzone che ho composto. Il 6 e il 7 aprile 2010, con La Nave dei Folli, a L'Aquila, in occasione dell'anniversario del terremoto, abbiamo suonato tre concerti in un giorno e mezzo gratuitamente, come gratuito è stato l'ingresso allo spettacolo. A L'Aquila tanti sono venuti a prendere, davvero pochi a dare. Quasi nessuno adesso, un anno dopo il terremoto, quando è scemata l'emotività vuota e teatrale dei media e sono rimasti solo la solitudine e il dolore degli uomini. È stata una meravigliosa occasione d'incontro con tante persone, un'occasione in cui sentimenti e arte si sono mostrati nudi. Vorrei segnalare che l'incasso della vendita del CD Collemaggio (contenente la canzone omonima e altri due brani) sarà interamente destinato a un fine molto concreto, il restauro di Santa Maria Degli Angeli, una piccola Collemaggio. Il terremoto ha inferto gravi lesioni interne danneggiandone la facciata medievale e l'antico rosone. Il CD è acquistabile direttamente da Giuseppe Dell'Orso, professore di Liceo a L'Aquila che mi ha aiutato a capire cosa è successo e cosa non è successo nella sua città durante l'ultimo anno (orsogi@gmail.com). Fate ardere il vostro cuore! Molto più intima e poetica Chi
vede l'Angelo?, in cui l'arpeggio di chitarra acustica, sfiorato dal suono
della viola, discioglie un incontro tra i due piani, il naturale e il soprannaturale.
Quando quest'ultimo si manifesta non dobbiamo temerlo, non dobbiamo scappare.
Anche questa è una metafora della nostra esistenza: lo stesso amore, quando si
manifesta, è un vero e proprio miracolo, la rivelazione di una volontà divina
(per chi ci crede), oppure il punto più alto e più significativo di una vita intera,
comunque lo si voglia decodificare. Sei d'accordo? Bellissimo
il brano che dà il titolo all'album, una filastrocca in rima baciata che dosa
antichi sapori e nuove sensazioni. Anche in questo caso noto (con piacere) affinità
con il De André più folk, una sorta di omaggio al genere per eccellenza, in definitiva
il punto di partenza della poesia in musica. I dieci esercizi ai quali ti riferisci
rappresentano i vari passaggi sulla scala della vita, dall'infanzia fino all'ultimo
gradino. In una prospettiva circolare, la fine coincide con l'inizio, una nuova
fase rappresentata dai bambini, ai quali è affidato il testimone. Nel testo ho
notato un passaggio molto interessante, quando chiami all'appello i "professori
che vedono picche al posto dei fiori", quegli stessi "maestri" che non hanno ben
chiaro quale sia il loro ruolo educativo, una missione importante, fondamentale,
per la crescita dei figli, gli adulti del domani. C'è una duplice discrepanza,
quella tra l'intellettualismo di "chi ha scritto i libri e non vuole atterrare"
e un'educazione considerata solo ed esclusivamente come una professione e niente
più. L'arte, così come l'insegnamento, deve parlare il linguaggio della semplicità
e dell'onestà intellettuale. È questa la "lezione" che possiamo trarre da questa
straordinaria canzone? Nota a parte per L'angelo
ucciso, la canzone che preferisco in assoluto. Mi ha commosso. È dedicata
a un grande artista che definire poeta è limitativo: Pier Paolo Pasolini. Come
nel primo album, hai scelto un maestro controverso da omaggiare, da Ezra Pound
siamo passati a una delle voci più rappresentative dell'Italia di quegli anni
di miracoli e repentine cadute. Proprio perché controcorrente e non etichettabile,
era osteggiato da una parte e dall'altra. Ma parlava la lingua della gente, insegnando
la religione della gente. "Tu scrivevi mentre l'Italia moriva, tu pregavi il Cristo
dei contadini, ora si sente il silenzio dei senza Dio, che pregano in banca, che
pregano in chiesa". Immagini molto forti, versi che non danno possibilità alcuna
di fraintendimento. Che cosa rappresenta per te Pasolini? Forse, da questa
canzone, anche alla luce della precedente dedica a Pound, possiamo recuperare
un messaggio importante: tra gli estremi, "tra l'ago e la cruna", "se cerchi hai
fortuna". Aprendo gli occhi troppo spesso iniettati di ideologia senza costrutto,
sarebbe consigliabile iniziare a guardarci intorno, capire che l'obiettivo per
un miglioramento, per una vittoria della guerra civile contro (in)civiltà e degradazione
dei sentimenti, è condiviso da tutti. Senza colori, senza bandiere. Solo con la
speranza, con la consapevolezza di essere tutti sulla stessa barca, quella stessa
immagine che richiami nell'ultima canzone, che chiude l'album in modo sereno e
positivo: "La barca è sulla riva, la notte è già mattino". La notte deve diventare
mattino, giusto? Già. Come dico spesso: è Guerra Civile, amici, ma la nostra unica arma deve essere l'Amore. Quali sono i tuoi programmi per l'immediato futuro? Le tue collaborazioni con i grandi maestri continuano? Sono molto focalizzato su La Nave dei Folli. L'attenzione attorno a noi è crescente e io devo esserci, ogni giorno. Le mie collaborazioni, tuttavia, continuano. Sono, per me, momenti di scambio e arricchimento interiore e tecnico. In luglio uscirà il nuovo album di Mark Olson, nel quale ho suonato e curato la composizione e l'arrangiamento degli archi. Lo abbiamo registrato a Portland, Oregon, lo scorso autunno. In marzo ho registrato un live con Eric Andersen a Köln, in Germania, che uscirà nel corso dell'anno in vinile e in CD. C'è in programma altro lavoro con Eric in studio, e quest'estate riprenderò, a vari livelli, la collaborazione con Michelle Shocked. Ritrovare Michelle ha sempre un sapore particolare, abbiamo tanti ricordi comuni: pensa che ho fatto i primi concerti con lei nel 1992! Grazie Michele, spero di vederti presto e di assistere a un approdo della nave dei folli, magari dalle mie parti. Le luci del porto sono accese… Spero davvero di venire dalle tue parti. La Nave dei Folli è approdata in tanti porti italiani ed esteri (torniamo ora da un tour in Germania di grande soddisfazione), ma curiosamente non abbiamo mai suonato in Toscana. Se qualcuno vuole colmare la lacuna, si faccia vivo, contattandoci attraverso i nostri siti: www.michelegazich.it e www.lanavedeifolli.org
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