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Nicola
Gervasini
Rolling Vietnam Radio-grafia
di una guerra
[Pacini editore/ Fanclub]
pp. 184
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Si può raccontare le genesi, l'esplosione e il culmine di una guerra, nonchè la
psicosi intera di una generazione, attraverso il rock'n'roll? Anzi, di più: si
può narrarla passando dritti nel cuore di una canzone, sia essa rock, folk, blues
o qualsiasi altra forma di american music? Evidentemente si, basta scorrere la
pagine ricche, curiose, dense di Rolling Vietnam per scoprire come
mai nel corso del ventesimo secolo una musica sia diventata la colonna sonora,
meglio ancora la "radiografia" minuziosa, la testimone scomoda e puntuale di un
conflitto. Il Vietnam come incubo di un'America giovane e ribelle che cominciava
a fare i conti con se stessa e da cui si sarebbe ripresa con difficoltà: i giovani
che tornavano nelle bare, rituale che si sarebbe ripetuto brutalmente in altre
occasioni fino ai giorni nostri; la protesta che montava; la società che si rivoltava
su se stessa; più generazioni a confronto, a muso duro meglio dire, spaccatura
tra adulti e adolescenti, fra genitori e figli, tra padri che non capivano il
nuovo mondo predicato per le strade e ragazzi che volevano tutto e lo volevano
adesso. Non è inedito il soggetto di Rolling Vietnam, ma è del tutto originale,
questo si, la visuale che Nicola Gervasini infonde a quella stagione tumultuosa,
là dove il rock'n'roll ha vissuto la sua golden age e si è per sempre cristallizzato
in un groviglio di pulsione, energia, ribellione. Un documentario dentro il romanzo,
un saggio musicale mascherato nella narrazione, Rolling Vietnam riesce nel miracolo
di essere al tempo stesso un testo per appassionati, un viaggio per adepti e un
incantevole storia per neofiti. Merito da una parte della competenza delle citazioni,
delle canzoni resuscistate per accompagnare la visione del Vietnam, e dall'altra
della semplice, deliziosa storia inventata da Nicola Gervasini per far parlare
quel momento storico. David Pry è un americano medio, confuso in un'America
altrettanto media: scopre un vecchio vinile del padre, è un disco degli Almanac
Singers di Pete Seeger, i più comunisti fra tutti i folksinger comunisti. Perché
il padre, fiero patriota e sano nazionalista, ascoltava quella musica? Quale segreto
nasconde questa scoperta? L'iniziazione di David passa attraverso un rapporto
di assoluta dedizione alle parole dell'amico Hank, guida spirituale e titotale
di un negozio di dischi dove il nostro percorre tutte le fasi della guerra e del
rock'n'roll. Così, fra scambi di battute e vere e proprie lezioni, coadiuvate
dal fondamentale ascolto della radio - da una parte un dj progressista e rivoltoso,
Jack the Knife, dall'altra il suo contraltare conservatore e nazionalista Hiram
king, a ribattersi la palla fra rock e country music in dialoghi esilaranti -
il racconto viaggia nel tempo mostrando le diverse facce dell'esporre in musica
una guerra. Chi è a favore e chi contro, chi la stigmatizza e chi la ritiene necessaria.
Nel mezzo un mondo che perde le sue certezze e una famiglia, quella di David stesso
con i figli da crescere, che deve riuscire a costruirsi una mappa, una difesa
personale per decifrare quel grande frastuono intorno alle sua vita. La guerra
finirà, l'America volterà pagina e David arriverà in fondo all'odissea con un'altra
canzone, è il 1985… e per una volta vale la pena che la scopriate da soli.
È tutta qui, e non è poco credetemi, la soluzione intelligente trovata da
Rolling Vietnam per mettere in mostra la forza della musica, la sua capacità di
cogliere un istante nella storia: non ci sarebbe più riuscita con la stessa intensità,
con il medesimo ritmo e l'assoluta incoscienza. Non sappiamo dire se davvero quelle
canzoni abbiano cambiato il mondo, come sostiene nella sua impagabile innocenza,
Willie Nile, nell'introduzione al libro che trovate qui di seguito, ma
possiamo ben affermare che lo abbiano reso più vivibile, fornendo un jukebox per
l'anima di molti: dei soldati impantanati nel fango di Saigon, di quelli rimasti
a casa a fare la rivoluzione, delle madri che non hanno più rivisto i figli, persino
dei politici che ne hanno disegnato le sorti. Una bella lezione di storia,
non convenzionale, come il migliore rock'n'roll. (Fabio Cerbone)
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"Non ci sono limiti al potere che ha una canzone di
cambiare il mondo. L'ho visto negli anni sessanta. L'ho visto negli anni settanta.
L'ho visto con i miei occhi. L'ho ascoltato alla radio. L'ho ascoltato nei dischi
molto tempo fa. Io ero lì. L'ho visto in televisione. L'ho visto nel campus dell'Università
di Buffalo. L'ho visto al telegiornale nazionale ogni sera, gli scontri per le
strade e le proteste in tutta la nazione contro una guerra ingiusta. Bob Dylan,
i Beatles, Pete Seeger, Peter Paul & Mary, Woody Guthrie con la sua This Land
Is Your Land, i Byrds, i Jefferson Airplane, i Kinks, gli Who, Leonard Cohen…
la lista continua all'infinito. Non erano solo contro la guerra. Erano contro
uno stile di vita, contro il modo di pensare che aveva portato alla guerra.
Questi
artisti hanno veicolato il cambiamento, a livello politico e personale. Tutte
queste canzoni arrivavano via etere e le abbiamo ascoltate e riascoltate, hanno
risuonato in milioni e milioni di giovani, e così hanno appiccato un fuoco alla
cultura del paese. Un fuoco contro la guerra, una rabbia contro l'avidità, l'ingiustizia
e la macchina della morte. Le campane della compassione hanno suonato forte e
chiaro attraverso gli Stati Uniti e nel mondo. La guerra in Vietnam è finita a
causa del frastuono che questi brani hanno provocato negli anni sessanta e settanta.
Tutte queste canzoni hanno risvegliato la coscienza di una nazione e hanno aiutato
a trovare il modo di chiudere quella guerra. Non vi è alcun dubbio. L'ho visto
con i miei occhi.
Era una guerra terribile, e le canzoni che sono state
cantate su di essa o sulle altre guerre, o in generale tutte quelle sulla pace
e sulla fratellanza, sono angeli che hanno contribuito a porre fine allo spargimento
di sangue e all'orrore. La storia dell'uomo su questo pianeta non è qualcosa di
cui essere orgogliosi. E si va avanti così ancora oggi: spargimenti di sangue,
potere, corruzione e politica del denaro dominano ancora il presente. Ma nel profondo
del mio cuore custodisco la speranza che un giorno la gente recuperi la ragione
e si renda conto che c'è un modo migliore, un modo più compassionevole di trattare
le altre persone. L'avidità non è la risposta. La guerra non è la risposta. Ci
saranno sempre canzoni che parlano e cantano d'ingiustizia, e voci che continueranno
a cantarle e a lottare contro la tirannia, la crudeltà e la disumanità, ovunque
esse siano. Lunga vita a questa lotta.
Dico questo in onore degli autori
e dei cantanti e di tutti gli artisti che hanno avuto l'intuizione, il coraggio
e la fede di mettere i loro ideali in musica e di alzare la voce per contribuire
ad aumentare la coscienza di tutti noi. Questo libro è una testimonianza di quel
periodo, quando una canzone poteva ancora influenzare il mondo. Non è ancora troppo
tardi. Abbiamo ancora bisogno di brani come questi. Non è davvero mai troppo tardi.
Alzatevi e cantate."
Willie Nile New York City 29 agosto
2010
[per gentile concessione di Pacini editore,
©
2010] |