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country, singer-songwriter di
Fabio Cerbone (23/03/2012)
La
sorte toccata da tempo ad altri colleghi è giunta anche per Lyle Lovett:
il musicista texano scioglie il quasi trentennale rapporto con il colosso country
della Curb records (seppure in anni recenti passato per le maglie della Lost Highway)
per affrontare una inevitabile indipendenza. Questione già affrontata e d'altronde
dirimente in quest'epoca: come John Hiatt, Steve Earle e altri campioni dell'Americana
il ruolo di Lovett non è più quello di capofila, né evidentemente le vendite e
l'appeal dell'artista possono convincere un baraccone discografico a mantenere
in piedi contratti che nella loro logica non fruttano i risultati di un tempo.
Lovett abbandona la nave con quella sottile e ironica eleganza che gli appartiene
da sempre: sceglie una vecchia hit country dei primi sixties come Release
Me (fu nel repertorio di Ray Price e Jerry lee Lewis ne fece una grande
versione) e ci intitola il disco. Quel "liberatemi" sembra proprio una presa in
giro, ma non pago di tutto ciò Lovett ci aggiunge persino una beffarda istantanea
della sua figura legata come un salame.
Fin qui la capacità di prendersi
in giro, che in fondo è l'altra faccia di una professionalità impagabile: visto
la scorsa estate in una splendida data italiana nella cornice di Villa Arconati,
Lyle Lovett trasmetteva esattamente questo senso di rappacificazione, mediando
fra la precisione cristallina della sua attuale band, tutta svolazzi bluegrass
e vibrazioni old time, e il suo piglio da troubadour texano. Release Me
in questo senso è addirittura qualcosa di più, un breve sunto della carriera,
che suona un po' come il tirare le somme prima della liquidazione. Che rappresenti
anche un tassello essenziale della sua discografia è tutta un'altra questione:
raccolta di cover (illuminante comunque Brown Eyed Handsome
Man di Chuck Berry, forse unico vero apice dell'album), inediti, recuperi,
il disco sa di un gradevole "già sentito", come se Lovett volesse archiviare il
prima possibile la questione. Ecco allora il traditional Garfield's
Blackberry Blossom ad annunciare le danze, palestra per i bravissimi
Luke Bulla (fiddle) e Keith Sewell (chitarre, mandolino), bene accompagnate dalla
scatenata White Freightliner Blues dell'immancabile
icona Townes Van Zandt e infine Keep It Clean.
Come dire che Release Me risulterà infine un pout-pourri di american
music cucinato secondo la classe che conviene al personaggio, ma con quella
stanchezza di fondo che aveva già attraversato gli ultimi lavori in studio: c'è
l'immacabile blues in formato deluxe (White Boy Lost
In the Blues) e quello virato al Texas (The
Girl with the Holiday Smile), il jazzy spolverato e manieristico di
Baby, It's Cold Outside, le vibrazioni r&b
di Isn't That So (brano di Jesse Winchester)
e via ancora di ballate immerse nella polvere del border o vivaci siparietti western
swing. È in fondo il campionario che ha reso celebre il melting pot musicale di
Lyle Lovett, perché mai avrebbe dovuto rinunciarvi? Con musicisti quali Viktor
Krauss e Russ Kunkel in pianta stabile, i camei di Sam Bush e Stuart Duncan, le
voci di kd lang e qualche azzeccato duetto la "liberazione" di Release Me arriva
in porto in scioltezza. Noi tuttavia ho come l'impressione che ce ne dimenticheremo
presto, aspettando la prossima mossa indipendente.