Condividi
 
 

Jerry Leger
Nothing Pressing
[Latent recordings 2022]

Sulla rete: jerryleger.com

File Under: canadian folk-rocker


di Fabio Cerbone (07/04/2022)

Dei canadesi ultimamente ci fidiamo sulla parola (forse lo abbiamo sempre fatto...), a maggior ragione di Jerry Leger, che ci aveva stupito positivamente nel 2019 grazie all’arruffato folk rock di ispirazione stradaiola in Time Out for Tomorrow. Visti gli apprezzamenti ottenuti anche dalla stampa europea, e inglese in particolar modo, etichetta e produzione non cambiano neppure in occasione di questo Nothing Pressing, che esce ancora per il marchio Latent recordings, la casa discografica personale dei Cowboy Junkies, e con la regia musicale curata da Michael Timmins in persona, già all’opera nel precedente.

Garanzia di qualità e di “debolezza” per certe sonorità, il connubio porta a casa undici tracce che si mettono a vagabondare tra momenti acustici da folksinger riflessivo e tradizionalista e piccole esplosioni elettriche da rocker urbano, seguendo la stella polare di Bob Dylan e Neil Young. Ci sono i loro spiriti guida tra le note di un disco che non stravolge nulla delle regole del buon songwriter cresciuto tra poesia e rock’n’roll, ma se di recente vi è piaciuto il gesto di Daniel Romano, altro canadese in libera uscita, troverete spunti a sufficienza per seguire anche parole e chitarre di Jerry Leger, sebbene il suo stile ricordi soprattutto i colori vintage e “dylaniani” del britannico Pete Molinari. Leger si è ripreso il suo tempo, come tanti, dopo due anni di pandemia che lo hanno visto arrangiarsi prima con un album casalingo (Songs from the Apartment, 2020), quindi con una raccolta di poemetti, prima di rimettere insieme i pezzi di diverse registrazioni.

L’inaspettata scelta di aprire in tono dimesso e acustico con la title track, chitarra (Jerry Leger) e ukulele (Michael Timmins), così come l’intima confessione di Still Patience e il finale da autentico hobo di Protector, arrivano tutte dallo stesso raccolto domestico del citato Songs from the Apartment, mentre il resto richiama in servizio la band che lo accompagna da anni, The Situation (Kyle Sullivan alla batteria e Dan Mock al basso), ci aggiunge la seconda voce femminile di Angie Hilts e prova a rotolare sulla strada, con l’immediatezza folk rock di Kill it With Kindness e il country rock pencolante e intimamente “younghiano” di Recluse Revisions.

Canzoni personali che indagano morte e rinascenza, senso di perdita e gratitudine per la vita, influenzate dalla scomparsa di un caro amico e collaboratore, nell’insieme Nothing Pressing si svela come un disco meno coinvolgente ed esplosivo del celebrato Time Out for Tomorrow, segue un po’ gli umori altalenanti di queste stagioni pensierose che stiamo vivendo (l’acido folk di Underground Blues, oppure Sinking In), ma riesce sempre a trovare la via più diretta e semplice per far brillare melodie e chitarre, con quelle colorazioni sixties che appartengono di diritto alla scrittura musicale di Leger (With Only You), l’amato Bob Dylan nascosto in ogni anfratto, anche in versione campagnola (A Page Tou’ve Turned) e lo spumeggiare del più classico rock’n’roll, qui testimoniato da Have You Ever Been Happy, il momento più brillante della raccolta.


    



<Credits>