Joe Henry
The Gospel According to Water
[
Earmusic
2019]

joehenrylovesyoumadly.com

File Under: the folk according to Joe Henry

di Fabio Cerbone (01/12/2019)

 

Il più letterato, poetico e colto folksinger della sua generazione, Joe Henry sfiora i sessant’anni passando attraverso una tempesta che lo ha gettato davanti alla morte, nella prospettiva di dover lasciare, nel giro di pochi mesi, gli affetti e le amate canzoni. Esattamente un anno fa, una diagnosi in un primo momento impietosa sul suo stato di salute, una forma tumorale molto aggressiva, lo aveva messo con le spalle al muro. Nella primavera successiva una serie di versi, appunti, stralci di poesia era fluita su carta per assumere le sembianze di nuove canzoni, ma l’idea di incidere The Gospel According to Water sarebbe arrivata soltanto a giugno, quando quel responso medico di cui sopra si era rivelato meno fatale del previsto e uno spiraglio di luce aveva offerto una via d’uscita: c’era una cura.

In questo confronto schietto con la sofferenza, Henry ha trovato parole e suoni che potessero richiamarne il peso, ma senza trasformarlo in un calvario, semmai offrendogli un’inedita dolcezza acustica, una leggerezza di spirito, quasi una forma di saggezza che scorre in rassegna errori, peccati e opportunità, ancora una volta piccole rivelazioni quotidiane e sentimenti che Joe Henry riesce ad evocare con una maestria letteraria unica. Per compiere questo viaggio dalle tenebre verso la luce, il suo approccio è stato volutamente minimale, consapevole fin dal principio che mantenere l’intera registrazione ad un livello “da provino” avrebbe significato esaltare la sua voce, sempre più suadente con il passare del tempo. The Gospel According to Water è essenzialmente folk nelle ossa, ma talmente sui generis da non possedere affatto le caratteristiche di un album genericamene roots: il segreto è in quella ricercata modulazione jazzy che emerge dalle melodie di Henry, a cominciare da Femine Walk, resoconto di un viaggio irlandese e della stessa title track, il cui tenero spleen acustico affronta l’immanenza della spiritualità negli elementi della natura, l’acqua per l’appunto come metafora.

È un percorso che non si discosta dalle scelte stilistiche operate da Reverie in poi, un disco con gli anni essenziale per il cambio di prospettiva nella scrittura di Henry, passando quindi per Invisible Hour e il più recente Thrum. Tanto è vero che potremmo considerare persino ripetitivo questo approccio musicale, sebbene The Gospel According to Water costruisca una fetta del suo fascino originale proprio nella trama mite delle chitarre, nel loro intreccio folk blues in The Green of the Afternoon, fra le blandizie di clarinetto e sax del figlio Levon, che soffiano con grazia in episodi quali Mule, Orson Wells e nell’amorevole In Time for Tomorrow, nella costante e discreta presenza del piano di Patrick Warren. Musica d’autore, certo, ma con un codice che ormai appartiene al solo Henry. A questo punto della carriera, affermato anche in veste di produttore, riconoscibilissimo nel suono e negli intenti, Joe Henry ha sviluppato un senso della melodia e della composizone (sentite per esempio l’afflato gospel che accarezza The Fact of Love, oppure il garbo quasi retrò che emerge dalla jazzata Salt and Sugar) che lo protegge da qualsiasi confronto.

Non è esente da difetti The Gospel According to Water, e noi continuiamo a sperare che qualche sorpresa ritmica, qualche invenzione, le stesse che ci avevano stupito ai tempi dei capolavori di casa, Tiny Voices o Civilians, possa riemergere in superficie, ma se c’è un merito nella sincerità delle emozioni che offre questo disco è proprio il suo sfiorare la maniera senza mai cadervi dentro a piene mani.


    



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