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avanguardia roots di
Pie Cantoni (06/03/2018)
Che
i due fratelli Wood (più Jano Rix alle percussioni) siano contenti del loro nuovo
lavoro, One Drop of Truth, lo si capisce dalle parole spese per
promuoverlo. Lo definiscono il loro album più libero, più indipendente, più divertente.
In effetti quasi tutti i dieci brani del disco hanno un mood molto vivace, mischiando
americana, funk, blues, jazz, ritmiche caraibiche e chi più ne ha più ne metta.
Il percorso dei fratelli Wood (Chris al basso e Oliver alla chitarra) è molto
diverso, essendo il primo un musicista jazz d'avanguardia, mentre il secondo è
vicino ad ambiti roots. Il mix di queste due anime è un progetto musicale che
vive ormai parallelo alle carriere indipendenti dei due fratelli, difficilmente
incastrabile in questo o quel genere musicale, essendo l'amalgama dei generi stessi
molto variegata. Più che influenze à la The Band (citati dagli stessi Wood Brothers),
a noi ricorda alcuni lavori della Dave Matthews Band più sperimentale.
Le
radici country/folk si ritrovano nel brano iniziale River
Takes Town, ma poi gli umori e gli stili si rincorrono in un ottovolante
di stili: dalla gigionesca Happiness Jones, alla ballata Strange
as it Seems (laddove l'arco suonato sul contrabbasso sottolinea gli
accenti più "intimisti" del brano), Sky High invece ritorna su ritmi più
ballabili e spensierati (traccia di questa leggerezza, forse troppo, anche nel
testo, come l'iniziale "your head is so high when you got the right shoes" e così
via), mentre si vira decisamente sul funk con Seasick Emotions. Ancora
funkeggiante This is It, dove la chitarra
slide traina il brano, mentre Sparkling Wine è un ibrido esagerato e pauroso,
fra Walk on the Wild Side, Trampled Underfoot e uno ska degli Specials. Il risultato
onestamente non è dei migliori: ci ricorda, trasposta in chiave musicale, una
tropical pizza. La title track invece vira decisamente sul jazz, terreno confortevole
evidentemente per Chris Wood.
Il mixaggio finale del disco è stato affidato
a quattro diversi ingegneri del suono per ottenere il risultato migliore in base
alle necessità delle canzoni: Scotty Hard per i brani più funky, Mike Poole, Brandon
Belle e Trina Shoemaker (nota anche per il lavoro con Brandi Carlile). Innegabile
la bravura del trio. Pecche però del disco sono forse la troppa eterogeneità che
alla fine disorienta chi ascolta, l'eccessiva laboriosità degli arrangiamenti
e l'esagerata leggerezza di alcuni brani. Chris Wood spesso usa le sue doti jazzistiche
nel contrabbasso e non sempre queste si intonano col contesto. Un disco sovrabbondante
quindi: un po' come per il toro di Picasso, tracciare solo le linee fondamentali
a volte vale più del disegnare ogni particolare.