Sulla
carta una delle collaborazioni più importanti di questo 2017 per ciò che riguarda
la scena Americana, il primo album in condivisione fra le sorelle Moorer è una
raccolta di cover che cerca innanzi tutto l'originalità nella scelta dei brani,
non solo pescati dal più prevedibile bacino della country music, ma andando a
toccare mostri sacri come Bob Dylan e Nick Cave e persino sfiorando il mondo dell'alternative
rock con Nirvana e The Killers. Shelby Lynne (nella scelta artistica il
cognome Moorer lo ha perso per strada) e Allison Moorer vantano carriere
soliste separate che hanno ottenuto consensi di pubblico e critica, anche se nel
tempo il grande successo degli esordi è piano piano scemato, soprattutto nel caso
di Shelby, che fece il botto nei primi anni novanta nel circo country pop di Nashville
per rivendicare poi una forte indipendenza artisica. Allison, la più giovane,
ha debuttato qualche stagione dopo la sorella, ha legato il suo nome a una manciata
di buoni dischi di ispirazione roots e pop rock, prima di sposare Steve Earle
e condividere, per un breve matrimonio, anche un pezzo di carriera musicale.
Not
Dark Yet, dal titolo dell'omonimo brano di Dylan, è un lavoro che evidenzia
l'impasto vocale delle due sorelle, le loro radici southern soul e naturalmente
le inflessioni country, ma ribadisce anche l'amore per la canzone d'autore attraverso
un suono levigato e d'ambiente confezionato per loro dal produttore Teddy Thompson,
figlio di Richard e apprezzato songwriter in proprio. Nel complesso, con un parterre
di musicisti tra i migliori sulla piazza roots rock californiana (Val McCallum
e Doug Pettibone alle chitarre, Michael Jerome e Don Heffington alle percussioni
e batteria, Taras Prodaniuk al basso e persino Bemmonth Tench dagli Heartbreakers
che appare all'organo), l'album è godibile ed elegante nel rileggere questi brani,
adattandoli al canto di Shelby e Allison, con risultati alterni, che mostrano
affetto ma anche mestiere.
Della title track vi ho in qualche modo anticipato
il ruolo centrale: è una versione pulita e intensa vocalmente, che tuttavia non
può toccare il mistero dell'interpretazione di Dylan. Sembra logico constatare
che le sorelle Moorer trovino lo sbocco migliore quando solcano terreni a loro
familiari, in Every Time You Leave dei Louvin brothers o nella classica
Silver Wings di Merle Haggard, davvero irresistibile in duetto. Il
vertice in tal senso credo sia da ricercare in Lungs,
adattamento di rara intensità della composizione di Townes Van Zandt, che conduce
Shelby e Allison fra le praterie dell'Americana, creando poi un ponte con i nostri
giorni nella scelta del brano di Jason Isbell, The Color of a Cloudy Day.
Più contenuto l'entusiasmo per Into my Arms di
Nick Cave, da The Boatman's Call, che qui subisce una leggera riscrittura rispetto
alla solitudine pianistica dell'originale (imbattibile e perfetta), mentre non
pare proprio funzionare l'idea di affrontare il lacerante rock di Lithium
(Nirvana), che perde buona parte della sua virulenza con una versione parecchio
zoppiccante.
Chiude in positivo l'atmosfera dilatata di Is
It Too Much, unico brano originale scritto da Shelby e Allison per
l'occasione, che non sfigura di fronte alla qualità e al peso artistico delle
cover e delle interpretazioni che lo hanno preceduto.