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it's America di
Fabio Cerbone (01/10/2016)
Nella
foto di copertina - la prima a cambiare gli usuali temi "gotici" disegnati dall'illustratore
Wes Freed - i colori sono sbiaditi, la bandiera sventola a mezz'asta, il contrasto
con i toni grigi e crepuscolari dell'immagine è quasi impercettibile. È l'America
dopo gli otto anni della presidenza Obama, quella che si è risvegliata dalla spinta
dell'ottimismo e di una progressiva ripresa economica e ha dovuto affrontare l'altra
faccia della medaglia: l'improvviso riemergere della questione razziale mai risolta,
l'ineguaglianza crescente, la violenza delle armi e la brutalità della polizia,
il terrorismo e la fobia del diverso da sé. Un blocco di tensioni sociali che
i Drive-By Truckers affrontano con la forza di una autentica American
Band: lontano dalla retorica del rock'n'roll più plateale e certo poco affine
ad altre simili dichiarazioni del passato, quel titolo simboleggia semmai un gruppo
che è un corpo unico con le sue canzoni, che fa il suo sporco lavoro sulla strada
(da vent'anni esatti, era il 1996), che non teme di metterci la faccia.
Mike
Cooley e Patterson Hood, da sempre timonieri della band, dichiarano senza mezzi
termini che American Band è l'album più "politico" della loro carriera:
niente di più vero, nell'accezione più scomoda e diretta possibile. Prendono posizione,
rischiano (qualche fan di vecchia data starà già strocendo il naso di fronte alla
"condanna confederata" di Darkened Flags On The Cusp
Of Dawn), si espongono in prima persona sul mondo che li circonda.
Undici canzoni scritte e registrate in fretta, un disco più conciso del solito
per la loro mentalità, registrato al Sound Emporium di Nashville con il fido David
Barbe: perché quello che Hood e Cooley avevano da dire era già nelle loro teste,
conclusioni simili arrivate da due songwriting in parallelo, un'intesa ormai maturata
in due decenni di scorribande. American Band è uno dei lavori più coerenti anche
a livello musicale: livido ma più riflessivo nel tono, lì dove il lirismo di organo
e pianoforte nelle mani di Jay Gonzalez assume un ruolo centrale, mai così essenziale
in fase di arrangiamento, un heartland rock, si sarebbe detto un tempo, che sa
di margini e chiaroscuri e nel quale la componente testuale è sostanziale nel
rendere i brani uno spaccato della società americana.
Così procedendo
i Drive-By Truckers confermano quella seconda giovinezza su cui forse nessuno
avrebbe più scommesso, e che invece ha inaugurato la sua risalita a cominciare
dal predecessore, English
Oceans. In fondo sono sempre stati "politici", descrivendo la loro
anima travagliata di ragazzi del Sud, le storture economiche e le esclusioni che
si riflettevano sulla vita della loro gente. Tuttavia oggi, nel fare nomi precisi,
diventano persino più pungenti: per esempio nella storia di Harlon Carter, avvocato
e leader della potente NRA (National Rifle Association) e dell'impunito assassinio
del quindicenne Ramon Casiano, dentro un ruzzolare
folk rock posto in apertura dell'album; o ancora la densa elegia a lento passo
alternative country di Guns of Umpqua, su
una delle tante stragi da armi da fuoco (Umpqua Community College, Oregon, anno
di grazia 2015).
Messa con le spalle al muro, l'America dei Drive-By Truckers
è un ribollire turbolento di domande, ma non un campo deserto e senza speranza:
la ricerca di giustizia, di comunità, di reazione sussulta nella sferzante ballata
elettrica Filthy And Fried, nella cantilena
di What It Means, nel più esplicito southern rock della raccolta, Kinky
Hypocrite, rozze chitarre formato Stones e un piano boogie da bettola che
ritorna al mito dei Lynyrd Skynyrd, fino all'orgoglio delle radici sudiste narrato
con la proverbiale sincerità da Patterson Hood in Ever
South: per sempre "un uomo del sud", ma con tutto il proprio bagaglio
di ambiguità, anche adesso che lo steso Hood si è trasferito con l'intera famiglia
nella più liberale e lontana Portland, Oregon. Un subbuglio interiore che muove
i due autori non solo verso canzoni dal taglio sociale, ma anche nella direzione
di confessioni personali: accade in Baggage,
chiusura in puro stile DBT, bluastra ballata rock che prende ispirazione dalla
morte dell'attore Robin Williams e affronta il tema della depressione.
"Se
non ti piace, puoi lasciar perdere" ha affermato Patterson Hood a proposito
del nuovo materiale composto dal gruppo, "non stiamo cercando di essere una band
che piace a tutti": è qui che i Drive-By Truckers diventano una American Band
scomoda, veterani ormai di un rock'n'roll che fa resistenza e colpisce duro ai
fianchi, con la fierezza di chi vende cara la pelle.