File Under:southern
soul revival di
Fabio Cerbone (04/09/2015)
Un
altro giro sull'otto volante della rievocazione storica del soul. Questa volta
tocca a un barbuto trentenne originario del Missouri, Nathaniel Rateliff,
già noto per i suoi trascorsi da folksinger e convertito alla religione della
black music in tempi recenti, da quando ha preso forma il binomio artistico con
The Night Sweats. La band ha fatto sfracelli dal vivo in quel di Denver, da qualche
anno base di appoggio per Nathaniel: girano video con un pubblico entusiasta,
fino alla consacrazione avvenuta durante una partecipazione al programma tv nazionale
di Jimmy Fallon. Rateliff ha trovato l'asso nella manica con la travolgente pantomima
di S.O.B. (Son of a Bitch, per chi non avesse
intuito), primo singolo estratto dall'omonimo Nathaniel Rateliff & The Night
Sweats, solitamente proposta dal vivo in medley con il classico di The
Band, The Shape I'm In. Questo per chiarire alcune coordinate musicali
della formazione del Colorado, che dal suono caldo della Stax di Otis Redding
e compagnia (e non a caso l'album esce per la rifondata etichetta, oggi marchio
Caroline/Universal) si avvicina al blue eyed soul di Van Morrison, cercando di
rievocare una stagione di purezza e istinto.
Avendo iniziato la sua avventura
con le ballate dai sapori agresti e i rintocchi indie folk di un album come In
Memory of Loss (Rounder, 2010), la giravolta è notevole per Rateliff. Eppure,
ascoltando bene le inflessioni della sua voce, si poteva già intuire in passato
questo naturale sbocco musicale. Oggi più che mai il suono del gruppo, che alla
sezione fiati aggiunge gli essenziali tasselli di Joseph Pope III alle chitarre
e Mark Shusterman alle tastiere, procede spedito verso un r&b volutamente sporcato
di intenzoni garage rock dalla produzione di Richard Swift, come conferma la partenza
arrembante di I Need Never Get Old, poi deviata
verso il classico crescendo vocale di Howling at Nothing.
Energia a profusione, le giuste dosi di innocenza e malizia e The Night Sweats
passano l'esame pur restando nell'alveo dell'imperante revival di queste stagioni:
li salva l'intepretazione di Rateliff, che si batte il petto confessando i suoi
errori da ex alcolista e gli amori infranti, così come la produzione di
cui sopra, che accentua la dimensione live e la resa d'ambiente delle registrazioni,
in episodi quali Trying So Hard Not to Know e la stessa S.O.B. o
ancora nel classicisimo sixties rivisitato di I've Been
Failing e Thank You.
Wasting
Time è la vera dichiarazione d'amore per The Band e Morrison, sterzando
sui sentieri di un'Americana "cosmica" che ricorda un po' il collega Ray Lamontagne,
ma resta anche l'ultimo brano davvero interessante della raccolta. Nathaniel Rateliff
& The Night Sweats infatti si assopisce leggermente nel finale: sperimenta qualche
deviazione di ritmo e provoca sensualmente in Shake,
e potrebbe funzionare, ma Look It Here ripete la formula vincente del poderoso
r&b della band, mentre I'd Be Waiting e Mellow Out abbassano il
livello di testosterone e inseguono una forma di ballad più morbida, senza azzeccare
grandi melodie, seppure indugiando con grande stile.
Dal cilindro l'ennesimo
seguace della religione soul: ha più personalità della media e questo lo mette
al riparo da critiche, ma attendiamo le prossime mosse per capire se siamo nel
campo della semplice emulazione o se spunterà qualche gesto imprevisto.