Preservation Hall Jazz Band vuol dire il gotha dei musicisti jazz di New Orleans,
che portano avanti la tradizione di vecchissima data e ciononostante sempre attuale
ed emozionante del jazz della città nota come "Big Easy", con le sue marchin'
bands, i funeral parties e la musica da strada. Nathaniel Rateliff & The Nights
Sweats, ormai una novità affermata della scena RnB americana, si cimentano
quindi nel loro primo live insieme al gruppo di New Orleans, un album pubblicato
con la Stax, con tutte le carte in regola per tirare fuori dal cilindro un lavoro
da non perdere. Ben diciotto brani in cui Nathaniel Rateliff e i suoi pard - Joseph
Pope III (basso), Patrick Meese (batteria), Luke Mossman (chitarra), Mark Shusterman
(tastiere) e Andy Wild (sassofono) - danno il meglio.
Come nei precedenti
dischi il sound è un mix della citata Stax, vintage rock alla The Band, soul,
con predominanza di chitarre, sempre bene in evidenza, anche se qui accompagnate
in cinque episodi in maniera magistrale dalla band della Preservation Hall, quindi
con grande risalto dei fiati e con una deriva 'dixie'. Il tutto ha inizio con
Failing Dirge insieme alla Jazz Band, ed è
subito partenza a mille, seguono poi I've Been Failing e Look It Here,
chitarre potenti, fiati in grande spolvero e una potenza di fuoco impressionante.
Classico tratto dal primo disco, con un'intro funky soul coinvolgente, Howling
at Nothing, con quel suo fare spaccone e il ritornello così orecchiabile,
è un dei pezzi migliori del live. Il ritmo rallenta con Wasting Time, molto
The Band, mentre accattivante al limite del "paraculismo", Mellow
Out, che è talmente orecchiabile e ritmata che verrebbe voglia di ballarla.
E' in brani come Early Spring Till che
la voce di Nahaniel Rateliff, graffiante anche se non dotato come altri colleghi
soul e rnb, esce al meglio, forte ed emozionale. E le ballate continuano con You
Should've Seen the Other Guy, springsteeniana rendition di un brano che sarebbe
un folk cupo e dimesso, ma cantato alla grande. Poi ancora di sicuro impatto brani
come I Need Never Get Old, che, con il suo
organo di apertura, sembra un mix tra Spencer Davis Group e Blues Brothers. Altro
episodio trascinante del disco è S.O.B (Son
of a Bitch per chi non lo sapesse...) con la band che riprende a jazzare in
stile marchin' band, mentre il pubblico continua a cantare il ritornello, ma il
ritmo, la velocità e l'energia sono il minimo comune denominatore di molti degli
altri brani non citati (elencarne diciotto diventa ingombrante, anche se avrebbero
tutti meritato).
Insomma gli album da studio sono piaciuti e il ragazzo
del Missouri ha avviato solidamente la sua carriera. Giunti alla fine del disco,
i brani con la Preservation Hall Jazz Band certo sono una spanna sopra rispetto
agli altri, ma questo Live at Red Rocks conferma che Nathaniel Rateliff
& The Night Sweats non sono un fuoco di paglia, ma un'importante realtà.