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Chris
& Rich Robinson 1/2 Le
notizie più recenti pubblicate sul loro sito ufficiale ci dicono che i Black
Crowes hanno già terminato di registrare un nuovo disco in studio, il primo
dal deludente Lions del 2001, che dovrebbe uscire nella primavera del 2008. In
attesa del lieto evento i fratelli Robinson hanno fatto di tutto per convincere
il proprio pubblico di aver ormai lasciato alle spalle quei dissapori che hanno
rischiato di far finire ingloriosamente una delle epopee rock più emozionanti
della musica americana. Hanno girato spesso l'America in tour, pubblicato live
e raccolte di inediti, e ora, prima del gradito come-back, ci regalano questo
live acustico per festeggiare in famiglia la ritrovata intesa. Brothers
Of A Feather - Live At The Roxy è una sorta di summa di tre serate tenute
a Los Angeles, in cui i due fratelli si sono divertiti a ripercorrere alcuni episodi
della storia dei corvi neri, unitamente ad alcune cover e vari ripescaggi dalle
rispettive carriere soliste. Ma la vera chicca stavolta è rappresentata da due
brani nuovi di zecca che dovrebbero trovare in quest'album la loro definitiva
collocazione, se diamo credito alle notizie che vogliono il prossimo disco composto
solo di canzoni mai suonate dal vivo. Ovviamente un'operazione del genere mostra
già sulla carta i propri pregi e difetti: da una parte è un'opera pensata esclusivamente
per i sostenitori già acquisiti, che potranno godere della versione fiume da dodici
minuti di Thorn In My Pride (con un assolo all'acustica di Rich veramente
notevole) e confrontarla con le mille altre versioni in loro possesso nei tantissimi
instant-live che circolano della band. Dall'altra è invece un prodotto inevitabilmente
minore per la loro storia e non immediatamente consigliabile per chi alla musica
dei corvi deve ancora avvicinarsi, vuoi perché il clima informale delle serate
non lascia spazio ad accattivanti estetismi, vuoi perché la dimensione acustica
non è la più adatta a sottolineare esaustivamente le grandi qualità del duo. Il
cd offre comunque una scaletta di sicuro interesse: oltre alla citata Thorn In
My Pride, che da sola vale l'acquisto, dal repertorio dei Black Crowes arrivano
anche una energica Horsehead (con Rich all'elettrica), una sentita Cursed
Diamond, e infine una bella versione di My Heart's Been Killing Me,
un brano che avevamo già conosciuto grazie alla raccolta The Lost Crowes. Appetitose
anche le cover, una Roll Um Easy dei Little Feat, che per loro rappresenta
il pane quotidiano, una sorprendente Over The Hill di John Martyn, con
una grande prova vocale di Chris, la classica Driving Wheel di David Wiffen,
altro brano perfetto per le loro corde, e infine Polly, un brano pescato
nientemeno che dall'album Through The Morning Through The Night del duo Dillard
& Clark (era l'anno di grazia 1969). Tutto materiale assolutamente imprescindibile
negli originali, che i fratellini omaggiano con il dovuto rispetto e amore. Meno
interessanti invece i due brani tratti da Paper, il modesto disco solista di Rich
Robinson: Forgiven Song tenta la via del canto traditional a due voci,
ma risulta tediosa ed eccessivamente prolissa, mentre Leave It Alone passa
davvero senza lasciare il segno. Peccato che invece vengano ignorati i due bei
dischi di Chris, pieni di canzoni pronte a brillare anche in questa veste scarna
ed essenziale. Inoltre ci sono due rarità note a pochi come Someday Past The
Sunset e Darling Of The Underground Press, una b-side di Remedy del
1992, che permette a Rich di esibirsi con la slide in un delta-blues di pregevole
fattura. Infine i due brani nuovissimi: Magic Rooster Blues è una canzone
dall'incedere molto bluesy, adatta anche per un eventuale versione full-band se
mai ce ne sarà una, mentre Cold Boy Smile, è una sofferta folk-song, sicuramente
più adatta al clima della serata. Se queste sono le premesse e se questi blues
semplici e radicali saranno il punto di partenza per una nuova svolta, allora
forse sappiamo già cosa aspettare febbrilmente per l'anno prossimo. L'album viene
pubblicato anche in una versione con il DVD della serata che comprende alcuni
brani in più, tutti tratti dal repertorio dei Black Crowes, tranne una cover della
dylaniana Forever Young. |