Chris Helme
The Rookery
[Little Num Num Music
2012]

www.chrishelme.co.uk


File Under: folk rock, pop

di Fabio Cerbone (20/10/2012)

Le meteore nella storia del rock britannico si sono susseguite a ritmi vertiginosi e a voler essere un po' maliziosi, lo sappiamo bene, una delle ragioni è sempre stata quella voglia di creare nuovi fenomeni di cui la stampa specializzata locale si nutre incessantemente. "Vizi" e luoghi comuni a parte, è innegabile che la stagione del brit pop sia stata da questo punto di vista una delle più affollate di cosiddette next big thing: tra queste una delle meno celebrate, e stento a pensare che in molti se ne ricordino, fu senz'altro quella di John Squire, ex chitarra degli Stone Roses, che dopo il rapido dissolvimento della band, fece capolino nei Seahorses, una fiammata alla fine dei 90 con Do It Yourself e un paio di singoli, Love Is The Law e Blinded By The Sun, che accesero nuove speranze tra i vecchi affezionati sostenitori. Di quel capitolo restano un ridcordo nelle classifiche inglesi del tempo, un breve tour e un immediato rompete le righe, vanificando molte aspettative.

Chirs Helme era al tempo la voce e il collaboratore principale dei Seahorses, raccattato da Squire lungo le strade di Londra mentre inseguiva il suo sogno da folksinger. Le ragioni di una coabitazione pocvo fortunata sono tutte racchiuse in Rookery, disco solista che pone Helme ben oltre lo scolastico rock settantesco del passato, per abbracciare con lussureggiante inventiva le sue radici folk. Tutto ciò non nasce dal nulla, perché nel frattempo Chris Helme ha proseguito la sua maturazione con il progetto The Yards e un disco solista, Ashes, dalla asciutta figura acustica. Rookery, registrato in nove giorni nell'omonimo luogo di campagna dello Yorkshire con il produttore Sam Forrest, parte da queste basi per costruire un intrigante raccolta di ballate dove la vulnerabilità dei testi e l'agrodolce portamento della voce di Helme di sciolgono in atmosfere folk rock a tratti agresti, altre volte più oniriche.

Se l'apertura con lo strumentale Picked Ginger ha un'aura bucolica molto british, quello che segue mostra ben altre ambizioni, spingendo la struttura tradizionale del disco verso arrangiamenti rigogliosi, da qualche parte fra la nostalgia della West Coast e il nuovo folk inglese di Laura Marling e soci. Una cosa è certa: Chris Helme ha la voce drammatica perfetta per esaltare la semplice bellezza delle melodie di Long way Around e Darkest Days, mentre l'eleganza e lo spessore della produzione esalta la coralità pop spesso maestosa di questa musica, ad esempio attraverso l'uso efficace degli archi in Plane, Blindeye, ma più di tutte nella lugubre, dai risvoti psichedelici, Pleased. Questo aspetto rende Rookery ancora più affascinante: l'armonia spanish di The Spindle & The Cauldron e una certa grandeur del suono ribadisce la fascinazione di Helme per Tim Buckley e l'intera appendice di songwriter dell'epoca. Anche se, quando le luci si affievoliscono e spunta il commovente sospiro acustico di Summer Girl e Set In Stone, si ha l'impressione che Rookery abbia trovato la sua dimensione ideale. Davvero una sorpresa indipendente che da sola vale la difficile ricerca.



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