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The Fugitives
No Help Coming
[Fallen Tree Records 2024]

Sulla rete: fugitives.ca

File Under: folk, roots sounds


di Remo Ricaldone (17/07/2024)

Nonostante arrivino per la prima volta sulle nostre pagine, The Fugitives sono all’attivo da almeno un ventennio con una buona esposizione a livello indipendente. Il quartetto è nato a Vancouver, British Columbia e ha già percorso un corposo tratto di strada incidendo dischi caratterizzati da un forte sapore poetico e spesso da un impegno artistico a tutto tondo che ha portato il precedente Trench Songs (un insieme di brani legati dal tema della guerra ambientati nel primo conflitto mondiale) ad essere rappresentato nel 2020 con il titolo di Ridge nei teatri del nativo Canada con notevole successo.

Adrian Glynn (chitarre, basso, piano e percussioni) e Brendan McLeod (chitarre, ukulele e banjo) sono i due autori della band ai quali si sono uniti il banjoista Chris Suen, già con i Viper Central, altra band di Vancouver che interpreta con personalità le radici folk e bluegrass, e la violinista Carly Frey, membro per qualche tempo dei Coal Porters di Sid Griffin, per dare vita ad un collettivo prettamente acustico che definisce coordinate folk affascinanti e ispirate. No Help Coming è per certi versi un disco ‘militante’, pur avvolto da un’aura tutt’altro che arrabbiata o negativa, narrando le sensazioni del vivere in un pianeta sempre più a rischio ambientale, con le conseguenze che quotidianamente rimarcano un cambiamento climatico che anche in Canada vede l’alternanza di devastanti incendi e ondate anomale di calore estremo.

Per questo sesto album i Fugitives portano quindi a termine un disco fortemente coeso che si può leggere come un racconto in cui musicalmente salta subito all’occhio una straordinaria attenzione per gli equilibri vocali dove tutti i quattro i membri della band si alternano alle parti soliste e presentano con grande cura i controcanti e le armonizzazioni, già dall’apertura ‘acappella’ di No Help. Ottimi sono gli intrecci chitarristici, sempre vibrante e struggente il lavoro di Carly Frey al violino, pregevole anche il banjo che da’ un’impronta ancora più tradizionale a brani che presentano un suono folk filtrato da attitudini contemporanee. La produzione è nitida e pulita senza però risultare fredda e distaccata grazie a Tom Dobrzanski che ha scelto di alternare ‘takes’ quasi dal vivo e poco, pochissimo lavoro in sede di mixing per mantenere il suono naturale in tutte le sue caratteristiche peculiari.

Edge Of The Sea ha il sapore di certe cose dei Waterboys o dei primissimi Mumford & Sons, così come la seguente It Might Just Rain Like This For Days che contribuisce a segnare la strada dell’album dopo la citata intro vocale. Simple Song ha, come suggerisce il titolo, la semplicità degli Everly Brothers, a cui si può accostare, Dead Money è invece quasi ‘grassy’ e più tradizionale. Canzoni come Story Of Our Times e Advice (dalle sfumature quasi ‘younghiane’) celebrano con bravura una classica canzone d’autore di stampo folk mentre struggenti e commoventi sono le melodie della title-track No Help Coming e After You’re Gone (con la breve coda di un respiro, quello della Terra, che sfuma nel silenzio).

Un capitolo importante nella discografia dei Fugitives e anche l’occasione di accostare una bella realtà della scena canadese.


    


<Credits>