Voce e principale autore da più di un ventennio
con la band californiana I See Hawks In LA, Robert Rex Waller Jr. si
è distinto per un’instancabile collaborazione con i migliori nomi della
scena del Golden State, da Chris Hillman a Jackson Browne passando per
Dave Alvin, Rick Shea, Tony Gilkyson, Peter Case, Bernie Leadon, Justin
Townes Earle, Tom Petty ed innumerevoli altri. Da anni ha stretto una
proficua partnership con Carla Olson, scambiandosi ‘favori’ con la partecipazione
di quest'ultima in un duetto anni fa con gli Hawks e quella di Robert
Rex Waller Jr. in Have Harmony, Will Travel della ex frontwoman
dei Textones.
Ora Carla Olson produce il secondo lavoro solista di Waller (dopo
un disco di cover pubblicato nel 2016) e cuce con intelligenza un abito
musicale in cui il nostro si trova, anche vocalmente, a proprio agio,
incrociando pop, rock e country music e scegliendo un repertorio decisamente
variegato e ricco di spunti e riferimenti. Il Brill Building, Phil Spector,
Roy Orbison, l’americana e la country music di marca californiana sono
nelle mani di Robert Rex Waller Jr. estremamente godibili e formano un
percorso che magari non aggiungerà nulla di nuovo, ma che rappresenta
bene un musicista a tutto tondo che cita i suoi musicisti preferiti (Four
Seasons, Springsteen, Gene Clark, Rank & File) nella maniera più sincera
e leggera, coadiuvato da uno stuolo di musicisti di valore, dall’ex Byrds
John York a Stephen McCarthy dei Long Ryders, da Skip Edwards (spesso
a fianco di Dave Alvin e Dwight Yoakam, ma anche protagonista delle migliori
session in terra californiana) agli amici di sempre Paul Lacques e Paul
Marshall, al suo fianco nei citati I See Hawks In LA.
See The Big Man Cry è un album che si avvale di un suono
curatissimo, ma mai sovraccarico il cui gusto per la melodia è chiaro
già dalla scelta di aprire con The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore,
classico dei ‘Jersey Boys’ capitanati da Frankie Valli firmata dalla coppia
Bob Crewe e Bob Gaudio. La stessa atmosfera permeata dal pop di marca
sixties si respira poi in There’s No Living Without Your Loving
che fu una hit per Gene Pitney nel 1965 e fu ripresa anche da Manfred
Mann e negli anni ottanta da Willy DeVille e in I’ll Never Dance Again
di Barry Mann, che ad inizio anni Sessanta finì in cima alle classifiche
grazie alla versione di Bobby Rydell. La country music emerge poi nella
soffice Easy Loving e in A Woman’s Touch (di James Intveld
e Gary Nicholson) per poi rileggere i Rank & File con Amanda Ruth
in cui aleggia lo spirito di Roy Orbison.
Un disco che gioca sul dualismo tra il pop-rock e la country music, citando
ancora per dovere di cronaca una Tougher Than The Rest di Springsteen
inserita in maniera un po’ scontata anche se perfettamente in tema come
spirito e una azzeccata e pianistica Gypsy Rider a omaggiare la
grandezza compositiva di Gene Clark.