Dieci anni sono veramente tanti dall’ultima uscita
discografica di Owen Temple, uno dei migliori cantautori texani
della fine degli anni Novanta e dei primi anni Duemila. Era il 2013, infatti,
quando veniva pubblicato Stories They Tell che suggellava un bel
trittico sotto la produzione di Gabriel Rhodes (conDollars
and Dimesdel 2009 eMountain
Home di due anni dopo), inframezzato da un intenso live allo storico
Saxon Club di Austin. Owen aveva esordito nel 1997 sotto l’egida del grande
Lloyd Maines, che lo aveva supportato e fatto conoscere attraverso il
sorprendente debutto intitolato General Store, seguito dal solido
Passing Through, che confermava tutte le grandi doti descrittive
del protagonista, il quale inaugurava poi il millennio passando attraverso
la produzione di Phil Madeira in quel di Nashville con Right Here And
Now (2002) per poi tornare quattro anni dopo nelle mani di Mr. Maines
incidendo l’ottimo Two
Thousand Miles.
In questi dieci anni però Owen non si è fermato, ha continuato a scrivere,
a fare musica dal vivo, con il periodo covid che certamente non ha aiutato
e ora Rings On A Tree fa il punto della situazione, chiudendo
questo lungo silenzio e raccogliendo materiale composto con la collaborazione
di nomi importanti della scena tra folk e country del Lone Star State,
da Walt Wilkins a Nathan Hamilton, dal compianto Hal Ketchum a George
Ensle e Jamie Lin Wilson, tra gli altri, in un viaggio che copre quelli
che possiamo chiamare ‘The Missing Years’ citando il grande John Prine,
dal 2013 al 2023. Rings On A Tree è un lavoro lungo (quasi un’ora),
profondamente meditato, composito e ricco in cui ritroviamo un autore
dalla scrittura adulta, da una ricerca della melodia che non si è persa
negli anni, ma che qui ha trovato la sublimazione passando da un country-folk
di eccellente qualità a brani in cui emerge l’amore per certo roots-rock
come in Can’t Stop Won’t Stop dal
ritmo che rimanda al più classico JJ Cale.
La produzione questa volta è affidata a Gordy Quist (Band Of Heathens),
ma non cambia le carte in tavola e ripropone un suono pieno ed ispirato,
grazie anche alla presenza strumentale di sidemen espertissimi come il
batterista Rick Richards, Geoff Queen che risulta sempre brillante a pedal
steel, dobro e chitarra elettrica, dal notevole contributo dello stesso
producer a chitarre e basso, al fiddle e al mandolino di Noah Jeffries
e alle armonie affidate ai coniugi Tina e Walt Wilkins. L’album è diviso
idealmente in tre porzioni: Big Bang, Pantheon e Tree Of Life, anche se
le differenze non è che si notino particolarmente, in un percorso dove
si incontrano le fascinazioni del border in Churches
And Cantinas e le gustose colorazioni southern dell’accoppiata
Virginia And Hazel e Are We There Yet.
Un graditissimo ritorno quello di Owen Temple, un personaggio che negli
anni ha contribuito a rendere più ricca e genuina la scena texana, scena
che ha regalato a chi è sensibile al cantautorato ‘roots’ emozioni autentiche.