Il nuovo disco di Stephen Stanley, cantautore
canadese in circolazione da più di trent’anni ed ex membro, nonché leader,
dei The Lowest of the Low, è finalmente uscito dopo ben sei anni dall’ultimo
lavoro registrato in studio (Jimmy and the Moon, 2017). Sono stati
lunghi tempi d’attesa a causa del solito motivo, ricorrerente negli ultimi
anni nel settore musicale e non solo: il terrore pandemico.
La pandemia, infatti, ha bloccato Stanley e i suoi, rendendo il lavoro
più frammentario e più complesso da realizzare. Inoltre, per registrare
il nuovo disco, è stata scelta come destinazione Wolfe Island (splendida
isola canadese), il che non è stata la situazione ottimale per tutti i
membri del gruppo (Chris Bennett alla chitarra, Chris Rellinger al basso
e Cam Pyziak alla batteria), al punto che una parte consistente del lavoro
in studio è stata curata dai soli Stephen Stanley e Hugh Cristopher Brown,
il produttore, che ha contribuito all’album anche suonando il piano, l'Hammond
B3 e le tastiere.
Before the Collapse of the Hive, ovvero “Prima del collasso/ distruzione/
disfacimento dell’alveare”, è, come si può intuire ampiamente dal titolo,
un disco moralmente impegnato, che descrive una società in crisi prima
del suo definitivo crollo, oltre che toccare in brevi e sentite parentesi
il tema del lutto, a causa della morte di un amico del cantante. Le cause
della crisi sono molteplici: i negazionisti climatici, le truffe religiose
e le armi sono solo alcuni dei motivi, ma sono quelli che Stanley sente
più vicini alla sua sensibilità, e, del resto, sono abbastanza comuni
(tranne il problema delle armi, che tocca davvero quella parte di mondo
e, soprattutto, gli Stati Uniti, come è arcinoto dai fatti di cronaca
che sentiamo quasi ogni mese in merito).
Come genere si colloca tra il rock e l’Americana, ogni tanto accettando
qualche influenza esterna, o qualche variazione del tema, come nel finale
sfumato dal sassofono della conclusiva Holding Back Someday, oppure
nel parlato-cantato (non oserei definirlo rap o hip hop) di Strawman
Jan, con sfondo di archi e con ritornello cantato, inizialmente perché
poi si unisce armoniosamente con quella maschile, da una dolce ed elegante
voce femminile. Ma la sostanza è quella dell’Americana: gradevole, tradizionale,
un poco più arrembante e rockettara a tratti (Hey Darlene). E va
anche sottolineata la splendida voce di Stephen Stanley.
Before the Collapse of the Hive è un buon lavoro, le tredici tracce
scorrono via abbastanza piacevolmente (solo a tratti alcune di queste
risultano ripetitive), e alla fine si ha l’impressione di avere ascoltato
quasi un’ora di buona musica.