Condividi
     
 

The Brothers Comatose
Turning Up the Ground
[Swamp Jam Records 2022]

Sulla rete: thebrotherscomatose.com

File Under: bluegrass, americana


di Giovanni Andreolli (01/09/2022)

Dopo quattro anni dall’ultimo disco intitolato Ink, Dust, And Luck, i Brothers Comatose si ripropongono con il nuovo lavoro – il quinto della loro discografia - Turning Up The Ground, uscito negli ultimi giorni di luglio. Il gruppo californiano - composto dai fratelli Ben e Alex Morrison (il primo chitarra, il secondo banjo, entrambi voci del gruppo), Philip Brezina al violino, Steve Height al basso, Greg Fleischut al mandolino e voce - rilancia la solita formula che li rese noti in passato e che contraddistingue anche questo album: bluegrass - ma anche Americana - rivisitato e modernizzato ma senza alcuna forma di elettricità, tutto in acustico (parlare di rock'n'roll, come si trova scritto da qualche parte online a proposito della loro musica, mi sembra un poco azzardato e fuori contesto, sebbene sia difficile definire il genere, componente acustica o meno).

Turning Up The Ground
è un album discreto; in Working For Somebody Else sono le due chitarre a strutturare il brano, con il violino di Brezina sempre pronto a inserirsi arricchendo ulteriormente il pezzo (strumento, del resto, protagonista in buona parte delle canzoni del disco), e il procedere acustico, tra banjo, mandolini, chitarre e violini, più o meno si rivela sempre uguale a sé stesso, con qualche variazione in quegli episodi (Are You Waiting) probabilmente concepiti con la finalità di essere suonati di fronte a un pubblico (pubblico che, a quanto pare, li adora, perché, come visto in tanti di questi artisti, hanno sempre dei gruppi ragguardevoli di fan a loro strettamente legati e pronti a seguirli ovunque), tra battimani, cori, ecc…

Hole In My Pocket
è uno dei brani migliori, quello più divertente se vogliamo, tra il finale botta e risposta tra il cantante e il coro e l’inizio a cappella, con un testo semplice sull’indisponibilità economica o su come, una volta arrivati i soldi, tendenzialmente questi se ne vadano via in fretta; gradevole. Anche Gone Gone Gone non dispiace con la sua coda finale, dove il banjo fa un buon lavoro, che segna un piccolo cambio di marcia rispetto alla struttura ripetitiva di altri brani presenti nel disco (soprattutto le ballate e i “lenti” dove i ritmi si smorzano e la noia alla lunga la vince: come in That Shit Ain’t Funny o in Too Many Places mentre Eighteen Years è un’eccezione).

Il nuovo lavoro dei Brothers Comatose è, mi ripeto, discreto: ha dei momenti buoni e altri meno convincenti, sicuramente apprezzabile da chi già li conosce, non consigliato a chi non interessa il genere.


    


<Credits>