Early James
Singing for My Supper

[Easy Eye Sound 2020]

earlyjamesandthelatest.com

File Under: southern sophisticated

di Fabio Cerbone (27/03/2020)

Singing for My Supper, le canzoni come ragione di vita, concreta più che mai: portare a casa il companatico, cantare per sopravvivere. Bel titolo, che nasconde una musica meno materiale del previsto però, e inoltre una voce, quella di Early James, che senz'altro si distingue dalla media delle proposte a cui facilmente verrà ascritta: Americana e dintorni. Dietro c’è lo zampino di Dan Auerbach (Black Keys), ancora lui, che ormai sta diventando un produttore e talent scout con una visione musicale molto peculiare, capace di rimpolpare le proposte della sua etichetta - Easy Eye Sound, dal nome dell’omonimo studio di registrazione in quel di Nashville - con un matrimonio di vecchia e nuova guardia, temerario nel dare voce a glorie del blues misconosciute come Jimmy Duck Holmes e Robert Finley, così come nello scoprire e promuovere giovani talenti del calibro di Yola e Marcus King.

Early James, Frederick James Mullis Jr. all’anagrafie, nativo dell’Alabama, rientra di diritto nella seconda categoria, debuttante o quasi con un solo ep alle spalle pubblicato a nome The Latest, scovato letteralmente dal nulla da Auerbach e trascinato a Nashville dalla sua Birmingham, profondo Sud. Una vocalità sgranata, sabbiosa e dall’inclinazione soul blues, ma di quelle particolari, che distingui all’istante per la loro “bellezza” inusuale e imperfetta, fa da contorno a un repertorio che solo in maniera frettolosa può essere ingabbiato negli schemi della southern music: le radici ci sono tutte e covano sotto le ceneri, tonalità country soul, blues e folk di partenza (il finale con l’acustica vignetta di Dishes in the Dark), ma spinte da melodie spesso evasive e con un pizzico di eccentricità, a cominciare dalla lunga intruduzione in vago sentore psichedelico di Blue Pill Blues e passando per la sofisticata brezza e il tono tra rock e crooning di Stockholm Syndrome.

La mano e il gusto di Auerbach sono dappertutto e il vero problema dunque è stabilire dove finisca la sua opera di mago e cominci il vero contributo di Early James. Il quale, oltre alle già citate doti di cantante, si mostra comunque un songwriter interessante e mai banale, dominato da liriche dal tono introspettivo, un po’ oblique e con una bella dose con humor, che sembra adattarsi alle curve e giravolte di Singing for My Supper senza perdere il controllo in questa sarabanda di sonorità allestita in studio. Queste ultime giocano con il pop rock d’autore più sofisticato dei Settanta (Way of the Dinosaur, l’irresistibile leggerezza di Easter Eggs), con il cosiddetto countrypolitan che emergeva a Nashville in quella lontana stagione (Glen Campbell a proteggere da lassù), ammantato a volte da stravaganze degne di una colonna sonora di James Bond (Clockwork Town), magari a tinte noir (la drammatica It Doesn’t matter Now).

Certo, qualche volta l’impressione è che la situazione sfugga di mano, inseguendo dosi di originalità a tutti i costi (gli archi a profusione nella pur bella melodia soul di High Horse, le movenze latino-caraibicche di All Down Hill), ma ciò non toglie che Singing for My Supper sia un disco in grado di distiguersi per personalità e particolari sempre più incisivi ad ogni ascolto.


    


<Credits>