Whiskey Myers
Mud
[Wiggy Thump 2016
]

www.whiskeymyers.com

File Under: southern rock

di Paolo Baiotti (10/10/2016)

La storia dei Whiskey Myers mi ricorda quella dei Blackberry Smoke, Texani di Palestine i primi, georgiani di Atlanta i secondi, due gruppi fortemente radicati nel sud, protagonisti di un'ascesa lenta e costante che li ha portati con i sistemi di una volta (passaparola, tanti concerti di supporto, numerosi tour americani ed europei, dischi autoprodotti, scarso appoggio radiofonico) a diventare una realtà di una certa consistenza. I Whiskey Myers non sono ancora al livello di popolarità dei georgiani, ma se la stanno cavando egregiamente. E forse non è un caso che entrambi suonino rock sudista, con maggiori venature country per i Blackberry Smoke, più classico per i texani, una musica che non ha mai avuto grande appeal mediatico, ma una solida base popolare.

Cody Cannon (voce e chitarra acustica), Cody Tate e John Jeffers (chitarra), Jeff Hogg (batteria) e Gary Brown (basso) hanno esordito con Road Of Life nel 2008, seguito tre anni dopo da Firewater e nel 2014 da Early Morning Shakes, entrato nella top 10 country americana. Per promuovere questo album hanno supportato artisti che li hanno influenzati (Lynyrd Skynyrd, Hank Williams Jr.) ed emergenti di qualità (Jamie Johnson, Shooter Jennings). Guidati da Dave Cobb, uno dei produttori del momento (Jason Isbell, Chris Stapleton, Rival Sons, Sturgill Simpson…), sono tornati in studio consapevoli dei miglioramenti conseguiti e di una compattezza invidiabile, aumentando la formazione originale con Jon Knudson alle tastiere e violino e Tony Kent alle percussioni. I testi di Cody parlano di gente comune, di cittadini costretti ad abbandonare le loro radici, oppure raccontano difficili storie di frontiere come in On The River, che apre il disco con il violino che affianca la sezione ritmica, prima dell'entrata della voce di Cannon che richiama i grandi cantanti rock del sud, in primis Ronnie Van Zant. Ma se nella prima parte le venature country non mancano (e non potrebbero mancare come in tutto il southern rock) con l'entrata delle chitarre sembra di tornare all'epoca degli Outlaws o della Marshall Tucker Band, con la sola differenza dovuta alla brevità ed essenzialità delle parti soliste.

Le due elettriche sono toste e fiammeggianti, ma non si lanciano nelle cavalcate che hanno caratterizzato l'epoca d'oro del genere. In qualche momento è un limite, perchè alcune tracce non prendono il volo, pur avendo una buona base. La cadenzata title track ha dei cori femminili che ricordano gli Skynyrd, ma è movimentata da una pausa nella quale il ritmo rallenta e le tastiere si prendono il loro spazio. Lightning Bugs And Rain, scritta con Rich Robinson, è irrorata da una sezione fiati e da un suono elettroacustico, mentre Stone è una ballata pianistica con una coda chitarristica in cui Cody dimostra la sua duttilità vocale. Le influenze country sono evidenti in Hank e in Trailer We Call Home, ma non mancano sprazzi di soul in Some Of Your Love e momenti gioiosi e scanzonati nella conclusiva Good Old Days. Un disco robusto e convincente, con solide radici nel passato e un suono contemporaneo.


    


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