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Americana, alt-country di
Fabio Penza (29/08/2015)
Quando
utilizziamo una frase del tipo "fare la gavetta", abbiamo già delineato una delle
caratteristiche fondamentali dell'artista del quale oggi ci andiamo ad occupare.
Dal modo di vestire di questo personaggio possiamo anche già intuire facilmente
il genere musicale che andrà ad eseguire nelle sue performance. Quando un artista
veste con camicia a quadri, gilet e cappello da cowboy c'è un solo genere che
risalta alla mente: il country. Dopo aver calcato la scena per vent'anni collaborando
con diversi artisti, tra i quali Michael Ramos, Andrew Duplantis (Son Volt) e
Warren Hood (tre volte premio come String Player of the Year dall'Austin Chronicle),
Kevin Sekhani, cantautore di Lafayette in Lousiana e già leader
dei Mercy Brothers,
debutta in questo 2015 con il suo primo album da solista intitolato Day
Ain't Done.
Nulla a che vedere quindi con i protagonisti di reality
show lanciati (nel vero senso della parola) sul mercato musicale, spremuti (sempre
nel vero senso della parola) fino all'osso, e lasciati poi alla deriva quando
l'anno successivo il loro successore seguirà le stesse sorti. Dopo le esperienze
accumulate durante anni e anni di esibizioni sui palchi di tutti gli Stati Uniti,
Kevin Sekhani ritorna nella sua città natale (Lafayette) firmando un contratto
con la sua attuale casa discografica: la Lousiana Red Hot Records che ha prodotto
il suo recente disco, contenente dodici brani che vanno dal country all'Americana,
dal Roots all'Alternative country e al folk rock. Day
Ain't Done, brano che dà il titolo all'album, seguito da altre tracce
quali Carol Ann e Jimmy, con i loro assoli di violino e riff di
banjo scandiscono il ritmo country classico del Sud degli Stati Uniti. Un'apertura
davvero carica di sonorità tipiche di questo stile. In Wrong
Direction Kevin Sekhani, con ritmo affannoso eseguito da chitarra elettrica
e slide guitar, delinea come ogni nostra scelta conduca, pur se con percorsi diversi,
al nucleo fondamentale della nostra esistenza composta da: la vita, l'amore, la
morte. Questi gli girano intorno. Importa quindi solo capire come vivere queste
strade.
Non poteva poi mancare una canzone su ciò che ha reso ricca una
nazione come quella degli Stati Uniti: il petrolio e i suoi giacimenti petroliferi.
Oilfield Tan tratta appunto del business nato
con la ricerca, la scoperta e la costruzione di giacimenti petroliferi. Ed è anche
facile immaginarsi, come nel film "Il petroliere", questo personaggio con la sua
"abbronzatura da petrolio" che vive alla ricerca del suo giacimento. Day ain't
Done è un disco ricco di storie. Musicalmente lineari e coerenti con i temi che
il country decanta da decenni. Il tutto eseguito in modo semplice. E a noi le
cose semplici ed efficaci piacciono moltissimo.