Luca
Rovini Avanzi
e Guai [Luca
Rovini 2013]
File
under: frutti italiani da radici americane
di Nicola Gervasini
Il matrimonio tra tradizione italiana e suoni americani
è cosa vecchia, risalente ai nostri cantautori più lodati e collaudati come Guccini
o De Gregori , eppure quando si ascolta un disco come Avanzi e Guai
del toscano Luca Rovini (uno che le chitarre se le costruisce da solo,
giusto per inquadrare il personaggio) ci si rende conto quanto in fondo molto
ci sarebbe ancora da fare. Album autoprodotto e registrato dal titolare con il
solo aiuto del chitarrista Claudio Bianchini e qualche batteria elettronica ovviamente
attenta a non disturbare, Avanzi e Guai è una sorta di campionario di quanto abbiamo
imparato della musica roots d'oltreoceano in questi anni, affrontato però con
un modo di cantare da cantautore nostrano di un tempo, e potrebbero venire in
mente anche Claudio Lolli (Corri come Vuoi),
Rino Gaetano (Non Le Mie Parole), fino ovviamente
a Bubola. I riferimenti veri però sono chiari a chi come noi riconosce non solo
l'impronta evidente di Dylan (Scoppia la Testa) o Johnny Cash (Avanzi
e Guai), ma anche di Terry Allen (Ninnananna), Townes Van Zandt
(Sguardo di Pietra), Gene Vincent (Sporca
Danza) e tanti altri. Quello che piace è il tentativo di Rovini di forzare
ancora di più la nostra lingua perché stia al passo con ritmi nati per l'inglese,
evitando quegli annacquamenti melodici a cui ricorrevano spesso per necessità
di rima i padri del nostro cantautorato (in Cosa Fai comunque quasi si
imita proprio De Gregori). Un rigore stilistico centrato e che ci risparmia dal
dover sopportare le improbabili pronunce inglesi che spesso sentiamo dai rockers
nostrani. Il cuore c'è (lo si sente battere forte nello strumentale Late
Night Blues For Willy DeVille), la perizia e la penna anche, a questo
punto manca solo un minimo di produzione in più.
www.facebook.com/lucarovinicantautore |