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Graziano
Romani
Between
Trains
[Freedom Rain 2008]
Ascoltare dischi come Between Trains di Graziano Romani
fa bene all'anima, quell'anima che ogni rocker si porta dentro. A distanza
di sette anni dal favoloso Soul Crusader, il rocker emiliano ci presenta
un altro disco di cover; ma se là era il solo Bruce Springsteen l'artista
da omaggiare, qui ne troviamo tredici, tredici come le canzoni proposte,
costante dei suoi dischi di questo terzo millennio. Dopo la fine dell'esperienza
con i Rocking Chairs e la conseguente pubblicazione di Adios, primo dei
suoi dischi cantati in italiano, nella seconda metà degli anni novanta
aveva già messo in cantiere (con i Megajam 5 e i Souldrivers) progetti
simili, ma i risultati ottenuti con Between Trains superano di gran lunga
quelli già lusinghieri ottenuti allora. Perché in questi anni Graziano
è cresciuto, ha ritrovato coraggio e confidenza nello scrivere canzoni
di suo pugno, ed ha inanellato una serie di albums a dir poco strepitosa,
giunta al suo culmine con Painting
Over Rust nel 2006 e Tre Colori l'anno successivo, dove "riportando
tutto a casa", tornava a cantare in italiano; ma forse sentiva ancora
il bisogno di guardarsi un pochino indietro, e di regalarsi / regalarci
questa "lucky thirteen".
Il bello è che sembra un disco suo, tale è la coesione dei brani scelti,
nonostante le registrazioni abbraccino un lungo arco di tempo (2000-2008,
comunque tutte ri-mixate) e le canzoni appartengano a ben cinque diverse
decadi. Le incisioni più vecchie sono Real World
(rieccolo, il Boss) e una grande versione di Wichita
Lineman di Jimmy Webb, che arrivano dall'inedito album dei
Souldrivers. Mettere in fila una simile serie di artisti non è impresa
facile per nessuno, ma Graziano è il miglior cantante italiano in assoluto
e con la sua voce sempre in bilico tra rock e soul, riesce ad equilibrare
tra loro songs dalle più diverse estrazioni. Brand
New Day (Van Morrison) e Don't Fall
Apart On Me Tonight (Bob Dylan) su tutte, ma pregevolissime
risultano cover inusuali (soprattutto per una voce maschile) quali Last
Chance Lost (Joni Mitchell) e The
Living End (Judee Sill), come pure Sound
Of Free di Dennis Wilson, all'epoca uscita solo su 45 giri.
Sicuramente più conosciute sono Mutineer
di Warren Zevon (gran bella versione!) e White
Shadow di Peter Gabriel. Di rilievo la personale interpretazione
che Romani dà di Struggling Man di
Jimmy Cliff e Between Trains di Robbie
Robertson. Completano il lotto Genesis Hall
(a firma Richard Thompson, periodo Fairport Convention) e Grace
Darling (dalla penna di Dave Cousins, Strawbs). Apprezzato
da artisti del calibro di Elliott Murphy e Dirk Hamilton, seguito dai
fedeli Spiriti Liberi (paragonabili ai Deadheads dei Grateful Dead, ai
Parrotheads di Jimmy Buffett, ai Rusties di Neil Young...), Graziano Romani
aggiunge un altro tassello prezioso alla sua discografia; peccato solo
che farsi notare in questo intasato mercato discografico sia difficile
come riuscire a fare una corsa sull'amata, ma ormai altrettanto intasata,
Via Emilia.
(Luca "BorderWolf" Vitali)
www.grazianoromani.it
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