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Rigo
Smiles
& Troubles
[Irma Records 2009]
"In Italia manca la cultura musicale di base". A dirlo si viene tacciati
di banale qualunquismo, ma questo Smiles & Troubles di Antonio Righetti,
alias Rigo, ci costringe ad una piccola riflessione. Nel piccolo mondo
nostrano succede che l'immensa notorietà acquisita da Ligabue, ormai pari a quella
del Vasco nazionale, continui a non avere un effetto positivo sull'amore per la
musica americana dei nostri connazionali (d'altra parte se non c'è riuscito Springsteen
ai tempi d'oro…). E così Smiles & Troubles per uscire deve farsi tutta la trafila
da produzione e promozione indipendente, come se Rigo fosse uno sconosciuto pivellino
alle prime armi e non un bassista acclamato in tanti affollatissimi concerti.
Se dunque noi piangiamo ancora una volta l'assenza dell'elemento "curiosità" dell'ascoltatore
medio, dobbiamo anche rilevare che il buon Rigo ha dimostrato coraggio (o scarsa
furbizia) nel non approfittare dell'effetto traino della sua lunga collaborazione
con il Liga nazionale. Un album in italiano, per quanto immerso nei
suoni americani tutto "lambrusco e popcorn", finirebbe in ben altre
programmazioni. Invece Smiles & Troubles adotta la via di canzoni in inglese e
autografe, e semmai va ad intralciare il sentiero intrapreso da anni del vecchio
compagno di avventure Graziano Romani. Su queste pagine abbiamo parlato anche
del suo mini album di esordio Songs
from a Room Vol.1, un progetto che già evidenziava l'appartenenza di
Rigo a tutta una mitologia culturale da strada. Lui stesso descrive l'album come
nato in camere hotel, da pasti con striminzite gallette, pneumatici che frusciano
sull'asfalto dell'A1…Avete capito insomma: sincera passione, sudore da palco e
quella giusta dose di vecchio immaginario rock ormai fuori moda che potrebbe ancora
far sognare qualcuno. E forse piangeremo lacrime amare il giorno che scopriremo
che non sarà rimasto più nessuno sensibile ad un artista che nei suoi show si
prodiga tra una canzone e l'altra in readings di Hemingway, Kerouac, Pavese, Miller
e tanti altri. Ma cosa troveranno i curiosi in questo disco? Rock americano
puro, con a sorpresa poco Springsteen nel motore e molto cantautorato di marca
roots al volante, quello che genera gli episodi migliori del cd come The
One You Watch, la delicata I Love You
e la sofferta Lonely Winner. Potranno scoprire
cosa succede quando un outsider indovina il pezzo da big in (Just
Like) St.Thomas (c'è il PFM Mauro Pagani che si aggira in studio).
O potranno riassaporare anche il mondo di Ligabue, in una All
I Really Want che pare la traduzione di un suo brano, nei suoni nati
tra Correggio e il Texas con la batteria del fido Robby Pellati, compagno
di ideali fin dall'era Rocking Chairs, e il chitarrista "come piace a lui" Marco
Montanari. Troveranno anche subito gli errori, quando Rigo pretende troppo
dalle sue limitate possibilità vocali (il vero tallone d'achille del cd) nel funky
iniziale di A Girl Called You e nei fastidiosi
echi della poco riuscita Stay. Potranno imparare
cosa vuol dire vivere sempre On The Wrong Side Of Everything,
come recita la buona chiusura del disco. Nulla di nuovo e di speciale per chi
mastica l'argomento tutti i giorni. Un'occasione persa invece per quei tanti che
non conoscono quella cultura nata "fra la via emilia e il west", di cui Rigo resta
uno degli ultimi irriducibili portabandiera. (Nicola Gervasini)
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