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Miami
& the Groovers
Merry
Go Round
[Miami & the Groovers 2008]
C'è un luogo familiare per chi frequenta le pagine di questa rubrica:
una combriccola di ragazzi cresciuti con il rock'n'roll e un'idea tutta
immaginaria eppure vitale dell'America. È un universo parallelo e fuori
tempo massimo, lontano dalle mode e dal presunto futuro di questa musica,
un posto dove alzare un altro bicchiere alla salute del cosiddetto rock
stradaiolo, senza troppe presunzioni ma con piccoli grandi sogni nel cassetto.
Dalle parti di Rimini il club è presieduto con onore dai Miami & the
Groovers, che di questa folta schiera sono fra i più credibili seguaci,
una "cricca" del rock'n'roll che non ha ancora deciso se oltrepassare
con coraggio il confine incerto fra la devozione totale per i propri miti
personali e l'idea più ambiziosa di rischiare qualcosa di grosso.
Merry Go Round, seguito del già positivo esordio Dirty
Roads, mette a frutto gli anni on the road come si suol
dire, i molti concerti macinati e il rispetto degli appassionati, che
hanno trovato nelle canzoni di Lorenzo Semprini e nelle chitarre
di Beppe Ardito una schiettezza di intenti ed un intero campionario
cresciuto lungo la linea del rock'n'roll più fiero e marginale. I semplici
versi di questi quindici episodi (aperti e chiusi da un breve strumentale,
che ci introduce al personale luna park dei Miami & the Groovers) hanno
ancora in bocca il sapore dell'ingenuità, quell'inseguire un sogno ad
occhi aperti, portando da buoni gregari la borraccia di un genere che
non meriterebbe di essere affatto ghettizzato. In aggiunta, a questo turno,
la band riminese non ha badato a spese, imbarcando le collaborazioni di
Ron Lasalle nel piccante duetto soul rock di Time
Has Come, di Joel Guzman (accordion) e Bill Toms (dobro)
nella dolcissima danza sul border di My Sweet
Rose, di Jono Manson in Trust Revisited,
altra gemma acustica. Sono segnali evidenti di un intero mondo in comune.
Al resto ci pensano però i Miami & the Groovers, non distanti da quanto
fatto in passato, forse soltanto più sicuri dei propri mezzi: uno spazio
ancora riservato ad una cover, quella Night on
the Town (Del Fuegos) simbolica più che mai e rispettosa, forse
fin troppo, dell'originale, e poi via alla festa di
One Way Ride, Jewels and Medicine
e Broken Souls, rockacci tutto asfalto
e benzina con buoni contrappunti del piano di Alessio Raffaelli, alle
trame hard rock di una lunga e rodata (da tempo un must nella scaletta
dei loro show) Sliding Doors, arrivando
in fondo al viaggio con un buon carico di romaticismo (It's
getting Late, la filastrocca rock della stessa Merry
Go Round).
Nel cammino, come sottolineato, qualche debito di troppo verso i propri
riferimenti musicali americani, anche qualche incertezza nell'interpretazione
vocale di Lorenzo Semprini, che richiederebbe a tratti timbro e pronuncia
più scuri e decisi, seppure l'innocenza, la passione, il paziente lavoro
di retrovia di questa band non siano certo in discussione.
(Fabio Cerbone)
www.miami-groovers.com
www.myspace.com/miamiandthegroovers
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