C'è un personale viaggio sonoro dietro i paesaggi
musicali di Ready To Go, debutto solista della violinista e cantautrice
alessandrina Chiara Giacobbe. Un EP in edizione limitata, come a dire un
piccolo assaggio, poetico e sperimentale, che dietro una title-track dagli echi
popolari e d'american folk music, ci rimbalza con grazia nomadica a un aere melodico
da vecchio continente: un violino d'umori barocchi, le chitarre classiche e acustiche
di Gege Picollo e il basso di Mariano Nocito, a tessere le trame di fuga ad un
nuovo orizzonte che, frontiera soggettiva (My Mexico)
o indirizzo preciso (7, Hammond Close), è pur sempre una partenza.
Così è anche per la musicista, che dopo l'avvenuta dipartita dall'avventura pavese
coi Lowlands e mille altre collaborazioni, investe su questo piccolo "concept"
autoprodotto, alla guida di un progetto che trova il favore della Rigo Records
nelle registrazioni di Andrea Lepori, ma con una masterizzazione americana nientemeno
che a Nashville. Ritroviamo allora le due sponde atlantiche, appunto, tra le tracce
del disco, e se è ad un ritorno che ogni partire sembra ricondurre, l'incedere
parallelo, per esempio, del binomio tra la brumosa Missing
You e la vivace 7, Hammond Close
riprende la stessa dicotomia dell'incipit, all'alternarsi che tra My Mexico
e Ready To Go risponde agli intrecci melodici più elaborati della tradizione
classica europea, coi toni più scanzonati del country. E proprio come nel dialogo
con la stessa hit del mini-album (che apre anche al cantato, ma di cui forse nel
complesso ne è tangibile l'assenza) Ready To Go si dimostra un lavoro che per
gusto e sensibilità si rivela ben equilibrato, tra colori e strumentali viraggi
al bianco e nero, godibili come un paesaggio autunnale in cui, a una foglia che
cade, si dice sempre addio.