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Edoardo
Cerea
Disperanza
[La Locomotiva/ Venus 2008]
Non avevamo notizie di Edoardo Cerea dal suo esordio del 2004,
Come se fosse
normale, un disco che lo aveva segnalato fra le voci più interessanti
del rock d'autore italiano, per via di quella riuscita mescolanza fra
chitarre e accenti musicali "americani" con le parole e la poesia tipiche
del nostro cantautorato. La collaborazione fra il musicista piacentino
e il paroliere Marco Peroni, autore infatti di tutti i testi, riprende
vigore con l'uscita del qui presente Disperanza, questa
volta prodotto e distribuito grazie al supporto del piccolo e meritevole
collettivo discografico La Locomotiva. Non sono stati tuttavia anni di
silenzio quelli intercorsi dal citato debutto: Cerea si è fatto notare
nello spettacolo teatrale "L'aria triste che tu amavi tanto", dedicato
alla figura di Luigi Tenco, e quindi nella collaborazione con lo stesso
Peroni in "Ostinati e contrari", altra piece di teatro sviluppata
attraverso le canzoni dei grandi autori italiani come Paoli, lo stesso
Tenco e De Andrè. L'idea di tornare però al progetto principale, quella
commistione di musica e liriche che aveva già sortito risultati incoraggianti
nel precedente lavoro, non può che farci piacere: Disperanza ribadisce
infatti la solidità del connubio fra l'esperienza rock e blues di Cerea
e i testi profondi, riflessivi, fra rabbia e attese che contraddistinguono
la scrittura di Peroni. Sorvolato costantemente dalle ombre della società
italiana di questi anni, al centro i temi tristemente noti della precarietà,
lavorativa ma anche dei sentimenti, il disco vive delle pregevoli sonorità
elettro-acustiche di Mario Congiu, produttore e titolare di chitarre
e pianoforte. Sotto la spinta della band anche la voce di Cerea, non sempre
in grado di reggere il pathos delle canzoni, si mantiene credibile, dando
comunque una interpretazione passionale in Trottole
e Filastrocca, gli episodi più ruvidi
e strettamente rock del disco. Quest'ultimo vive però di momenti di improvvisa
luce, di aperture melodiche in cui ricorrono le considerazioni già fatte
agli esordi: Pomeriggio limpido d'inverno
è una ballata ariosa degna di Tom Petty, così come La
mosca ne insegue la cristallina pulizia delle chitarre elettriche.
La stessa Disperanza possiede toni
più ombrosi ma uno sbocco melodico nel ritornello che conquista letteralmente,
un singolo rock che potrebbe funzionare a meraviglia se soltanto ci fossero
programmazioni radiofoniche più lungimiranti e meno asservite alla mediocrità.
Di quest'ultima non c'è traccia in Disperanza, che tolta
qualche leggerezza in Vivo, svelta
cantilena a carattere blues poco affine al resto del materiale, riesce
a mantenere uno spessore, una tensione, sia essa musicale o letteraria,
non indifferente: la riprova negli episodi più introspettivi quali
Vento d'Africa, La mia impronta
e la conclusiva In ogni fede: "Non
vedi quanta violenza c'è/ Nascosta in ogni fede/ Non vedi quanto più amore
c'è/ Nel chiederti le mani".
(Fabio Cerbone)
www.myspace.com/edoardocerea
www.la-locomotiva.com
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