Francesco Piu
Crossing
[Appaloosa/ IRD 2019]

francescopiu.com

File Under: blues evolution

di Pie Cantoni (17/10/2019)

Crossing: traversata, attraversamento. L’attraversare crea movimenti, commistioni, ponti culturali, contaminazione di tradizioni. L’Africa che si sposta in America, il Mediterraneo che si riversa sulle coste europee, e l’unione di questi due flussi (anche migratori, con buona pace di tutti) è l’esperimento che Francesco Piu si propone qui di sintetizzare nel riarrangiare i brani di uno dei più importanti e mitologici musicisti della cosmogonia blues, Robert Johnson. Crossing arriva dopo lavori in studio di notevole spessore come Peace & Groove, Cann o’now sessions e prima ancora Ma-Moo Tones (prodotto da Eric Bibb), dove il musicista sardo aveva evoluto il proprio stile, arricchendolo attraverso la mescolanza di blues, soul, funk, rock con la musica più tradizionale della sua terra, affiancandosi a nuovi musicisti (sardi e non) che lo hanno aiutato ad inserire nuove tonalità nella propria musica.

Accanto a Francesco, nel nuovo disco ci sono tanti ospiti, in un mosaico musicale composto da percussioni africane e mediorientali, strumenti a corda arabi e greci, un tocco di elettronica e suoni ancestrali della Sardegna. A ormai quasi cento anni dalla registrazione originale di questi brani di Robert Johnson, stupisce come la loro evoluzione non sia mai finita e siano sempre e comunque in continuo fermento e mutazione. É incredibile come abbiano attraversato decennio dopo decennio, senza perdere forza ed intensità. Già alle prime note del disco, l’effetto è spiazzante: come se Robert Plant e i suoi Sensational Space Shifters o la Derek Trucks Band si fossero incontrati in una jam session intercontinentale con i Tinariwen o Ali Farka Touré. Suoni africani (kora, calebasse) si rincorrono su melodie mediterranee, percussioni arabe si accompagnano a strumenti tradizionali del folklore sardo (tumbarinu de Gavoi, pipiolu, launeddas), e la voce di Piu, che ormai ha assunto una ruggine ed una intensità notevoli, al di sopra di tutto.

L’introduzione di oud in Come In My Kitchen ci fa capire a quali longitudini ci dobbiamo posizionare, e il trend è confermato da Me and the Devil (accompagnata dallo straordinario canto tenore sardo) che sembra registrata in una tenda berbera. Stop Breaking Down, con le launeddas di Alessandro Quartu, si trasfigura e assume toni di musica qawwali; They’re Red Hot ricrea l’effetto stordente di un suq arabo, con suoni che si rincorrono, grida touareg, risate di bimbi, in una baraonda musicale e una cacofonia di strumenti. From Four Till Late, fra kora e percussioni, si riposiziona in Mali e ci porta con l’immaginazione in un tramonto africano ai confini del deserto, con le ombre che si allungano all’infinito seguendo il calare del sole. Hellhound on My Trail, come l’originale, assume toni di disperata drammaticità ma, se nella versione di Robert Johnson era il grido di un singolo individuo sulla via della dannazione, qui si tratta di un grido corale. If I Had Possession Over Judgment Day ha invece una profondità struggente, come in quelle versioni in cui per la prima volta Robert Johnson incontrava la diversa sensibilità moderna di artisti quali Rolling Stones, Led Zeppelin o Cream.

Tutti i brani meriterebbero un commento ma è veramente un compito ingrato liquidare con poche parole quello che si capisce essere il risultato di un lavoro lungo e certosino, fatto con cuore, passione e dedizione. Finora la carriera musicale di Francesco Piu è stata un percorso a tappe, in cui l’ultimo disco era sempre la somma dei precedenti lavori, spostando però il limite più avanti di una tacca. Infatti, se i precedenti dischi portavano il lavoro dell’artista su un piano internazionale (basti vedere la lista di artisti con cui ha suonato o per cui ha aperto i concerti, non da ultimo John Mayall), questo lavoro trascende i confini, le culture e le tradizioni musicali. In questo Crossing, Francesco Piu ci dimostra che non è più solo un grande artista ma è, come lo definirebbe il suo amico Eric Bibb, un global griot a tutti gli effetti, un cantastorie errante che porta avanti il verbo del blues incorporando e aggiungendo al suo bagaglio, i suoni, le visioni e i colori di ciascun luogo in cui è passato.

Così come lo è stato per il Mediterraneo, qui la musica di Francesco Piu è un crogiolo di culture diverse, dove tutte le influenze si fondono per creare un nuovo elemento musicale, più prezioso e raffinato della somma delle sue singole componenti. Fino a quando ci saranno incroci da esplorare, ci saranno anche nuove storie da raccontare e nuove canzoni da suonare.

Evento live: presentazione ufficiale "The Crossing", sabato 19/10 - Spazio Teatro 89 Via Fratelli Zoia, Milano


    

 


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