Non manca certo il coraggio a Lorenzo Bertocchini:
non si spiegherebbe altrimenti la presenza di ben ventisei brani (oltre
settanta minuti di musica) nel suo esordio solista Whatever Happens
Next..., disco che lo segnala tra le sorprese più interessanti
che oggi possa offrire la scena italiana di ispirazione roots. A ben
vedere, scorrendo più a fondo le note biografiche, scopriamo
un musicista dalla lunga gavetta. Non è uno sprovveduto insomma,
è sulla strada dal 1990, quando formò la sua prima rock'n'roll
band, ma soprattutto si è già messo in luce come leader
degli Apple Pirates, combo roots-rock del varesotto con cui ha
girato mezza Europa e gli States, stringendo qualche amicizia artistica
importante. Giunto il momento di tirare le somme e di approntare il
suo debutto in solitario, Lorenzo ha optato per una sorta di grande
famiglia allargata, una raccolta che riunisse tutti i suoi appunti di
viaggio, le esperienze maturate on the road, capitalizzando le
conoscenze fatte lungo il percorso. Scritto ed inciso tra Varese, Parigi
e New York, Whatever Happens Next... è un disco generoso, in
tutti i sensi, che unendo umide ballate (Vicky's Song, molto
bella), vicace rock'n'roll elettro-acustico (Down the Hill, Pretty
Shitty) e scampoli di canzoni, ci mostra le diverse facce dell'autore.
Il quale, va detto, canta con padronanza in lingua inglese e sa giostrarsi
tra i generi in maniera impeccabile, tanto da non invidiare nulla a
molti colleghi della sperduta provincia statunitense. Tra gli ospiti,
numerossisimi, che lo accompagnano in studio, troviamo Elliott Murphy
(che ha scritto anche alcune note all'interno del cd), Jason
Reed (nel gustoso duetto di Ode to Jack, dedica speciale
al Jack Daniel's) Anthony Paule alle chitarre, Willie Murphy
al piano e alcuni validi strumentisti italiani, tra cui il conterraneo
Davide Buffoli
all'elettrica, Michele Gazich al violino, Giuliano Gallini ed
Egidio Ingala all'armonica. Logico attendersi una certa discontinuità
da canzoni scritte nell'arco degli ultimi dieci anni: è forse
questo l'unico neo di un lavoro che è stato pensato senza troppe
mediazioni. Se da un lato vi sono brevi estratti, solo abbozzati, un
minuto, poco più, poco meno (She Got, Old Jacket,
Rosslare), dall'altro però fanno bella mostra alcune pregevoli
ballate, un folk-rock che si richiama al Bob Dylan di Desire (And
We Drove, Chicken and Fish and Fries, la stessa Whatever
Happens Next) e spesso si colora di una punta di poesia urbana vicina
proprio all'amico Elliott Murphy (Sea Cat, Poor Old New York)
e a tutti i Nuovi Dylan alla Steve Forbert. La voce non è
molto appariscente, e se perde qualche punto nei brani più spigliati,
acquista un fascino da beautiful loser negli episodi più
malinconici, con arrangiamenti mai banali che coinvolgono sax, violino
e persino un'arpa. Nota di valore finale per il variopinto booklet,
in edizione cartonata, con tutti i testi, numerose foto ed un ritratto
di Lorenzo disegnato dall'amico Dan Bern
(Fabio Cerbone)
www.lorenzobertocchini.com
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