The
Southern Thing La
seconda generazione del Southern Rock
a
cura di Luca Volpe
# C'era
una volta il Southern rock...
A
dispetto della confusione che regna oggi, bisogna - come dice Egg Shen interpretato
da Victor Wong in "Grosso guaio a Chinatown" - "mettere Ordine in questo caos".
Il rock sudista è una variante di quello hard mescolata al country tradizionale
statunitense e radicatasi nelle zone meridionali della nazione. La sua nascita
fu una positiva reazione di stimolo (senza contrapposizioni) all'hard britannico
più mistico che cominciava ad attecchire negli USA, patria di nascita dell'intera
famiglia della musica dura con gli esordi di Blue Cheer e Iron Butterfly. Led
Zeppelin, Deep Purple e Uriah Heep facevano il loro percorso in una direzione
che avrebbe spinto allo sviluppo parallelo del Metal nascente, e ciò venne compreso
da una serie di gruppi che voleva poter stare in più scene commerciali possibili,
mentre lo sperimentalismo metal lo impediva: ovvero il country tradizionale e
il mondo (allora unito) di rock e blues. Gli inventori dello stile furono i blasonatissimi,
ricchi e sfortunati Lynyrd Skynyrd che condussero dal 1972 al 1977 le danze.
La loro intuizione si muoveva a partire anche dall'intensità gospel tramandata
dai gruppi soul e montata ad un livello di parossismo paragonabile al garage degli
anni Sessanta.
Le
tematiche divennero manifesto di uno stereotipo, quello della fauna umana che
popola la provincia e si riunisce nei bar che tanto frequentavano, una sorta di
mai del tutto civilizzata frontiera con la sua ritualità, i suoi tipi umani e
le storie che oscillavano fra risse attorno a tavoli da biliardo e amori con procaci
donne locali. Più di tutti gli stili del rock duro, quello sudista è un mondo
maschile che sconfina nel maschilismo (rarissimi i casi in cui le donne non sono
che coriste in questi gruppi), ovvero il mondo dei cosiddetti "Redneck", contadini
che furono i soldati degli Stati Confederati durante la guerra civile statunitense,
un conflitto che di fatto non terminò, con lunghi strascichi di guerriglia per
tutto il decennio 1870 e con movimenti e tradizioni di revanscisti e revivalisti
da allora, a dimostrare la fragile unità dei cinquanta stati. Il riferimento all'epopea
Dixie, bandiera compresa, è quel senso di fascinazione che solo gli sconfitti
possono emanare in chi è in cerca di un'espressione identitaria. A livello musicale
gli intellettualismi della costa est, con la sua tradizione folk cantautorale
e progressista e la rivoluzione hippie della psichedelia della costa ovest, vennero
prese a pretesto per sospingere masse reazionarie di abitanti del sud a identificarsi
in questa musica potente, sferzante e debitrice del rock'n'roll in quell'ironia
che la rese in breve uno stile unico e riconoscibilissimo.
I gruppi erano
anche loro parte di questo sentire che oscillava fra la molle pinguedine di J.J.
Cale (che fu autore dell'inno "Call Me the Breeze") e il potente passo della tenacia
proletaria che avrebbe fatto la fortuna di Springsteen, ma vennero condotti in
una direzione estetica dominata dal tradizionalismo, da un umore che dopo averlo
sollevato e guidato, gli sfuggì di mano. La confusione cominciò così e perdura
da allora. A dispetto dell'opinione comune, molti grandi artisti sono collaterali
e non parte di questo particolare tipo di musica: rock country Charlie Daniels,
la Marshall Tucker band e i Doobie Brothers; rock blues di stile boogie gli immensi
ZZ Top; hard classico il funambolico Ted Nugent; e rock blues tradizionale i più
lontani di tutti, l'Allman Brothers Band.
L'equivoco maggiore fu
sempre con questi ultimi, per via degli omaggi (fra cui il celeberrimo inno "Freebird")
resi loro da vari gruppi sudisti e dell'origine geografica (comune ad altri progetti
equivocati). Il blues da bar dei fratelli Allman era una versione parallela ma
meno avanguardista dei Grateful Dead, un soffice nastro di suoni che avvolgeva
l'ascoltatore in lunghe jam o in brevi trasfigurazioni del country e mancava loro
quell'energia barbarica che contraddistingue da sempre il rock sudista. Ma il
brodo primordiale comune, le tecniche di produzione e la tendenza alla semplificazione
che sfocia nel banalizzare (nemesi della vera critica musicale), creò il lungo
qui pro quo che tutt'ora permane. Per anni vari gruppi tentarono con poco successo
di costruire il proprio posto al sole, poi la fine imprevista dei Lynyrd Skynyrd
aprì uno spazio in cui s'infilarono in molti, e fino all'inizio degli anni Ottanta
tutto procedette con valanghe di soldi. Ma l'arrivo di una nuova estetica (quella
musicalmente riassumibile come "periodo del rullante riverberato"), portò ad una
crisi che alcuni superarono con una trasformazione, e altri ne furono travolti.
Il sorgere del metal (specie nelle varianti Heavy e Glam) da un lato e dell'AOR
dall'altro, mise questi gruppi nella difficile situazione del terzo incomodo,
delineando uno stile che pur essendo parente di questi tipi di musica non aveva
la potenza dei primi e la raffinatezza dei secondi, con in più i suoni datati
e sorpassati. Il pubblico di riferimento richiedeva essenzialmente una delle due
strade, mentre quelle Crossover cominciarono a divenire più seducenti a decennio
inoltrato, nonostante i grandi e talvolta redditizi esempi di Mother's Finest,
i progetti di George Clinton, Police, Mission of Burma, Mahogany rush, Man at
Work, Killing joke e Robert Palmer delineassero potenti nuove prospettive artistiche.
Il problema per i gruppi sudisti era che quelle proposte non davano l'idea di
un suono unitario e granitico, quindi non erano ancora una tradizione i cui stilemi
fossero immediatamente comprensibili da tutti e condivisibili da molti. Ciò chiedeva
il pubblico del southern rock, e i gruppi sudisti hanno sempre ben compreso tale
richiesta perché da quel pubblico emergevano. Inoltre il country tradizionale
(pensato come retroterra dove ritirarsi eventualmente) si ritraeva dagli approcci
con il rock dopo i fasti del country rock che tanto aveva fruttato nel decennio
precedente, e anche quella strada era sbarrata. Quando arrivò, il cosiddetto Cowpunk
era tecnicamente e ideologicamente lontanissimo da loro, e quindi l'aggancio fu
impossibile.
I Molly Hatchet, protagonisti assoluti
del periodo 1978-1980, subirono più di tutti l'andamento delle classifiche e i
mutamenti della musica cosicchè, a partire dai 38 Special, una parte dei gruppi
decise di alleggerire il suono e marciare verso l'hard melodico che emergeva con
i Toto. La scelta resse per buona parte del decennio, ma alienò in parte i sostenitori
più tradizionalisti. A metà anni Ottanta i Georgia Satellites tentarono un primo
revival dei suoni classici che continuò per un buon quinquennio, e non è dato
precisamente sapere se (non sciogliendosi come fecero) sarebbero diventati il
gruppo più importante del rock degli anni 1990, ma ci sono buone ragioni di supporlo:
sul finire degli anni 1980, mentre il Grunge bussava alle porte, la riunione dei
Lynyrd parve rivitalizzare l'interesse per l'hard sudista. Fu un sortilegio discografico:
i vecchi volponi che ricrearono i il gruppo e lo promossero dal 1987, non badarono
allo sviluppo della scena attirando sui "redivivi" di Jacksonville tutta l'attenzione.
L'operazione dopo trent'anni non ha fruttato molto: del nuovo repertorio pochi
dischi si salvano e sul lato economico le vendite che superano il disco d'argento
sono quelle delle antologie dei classici del 1972-1977 e di qualche video.
La
decadenza che portò il rock alla situazione odierna si palesò proprio nel momento
in cui i Georgia Satellites potevano prendere le redini. A inizio anni
Novanta si consumò il naufragio verso l'underground di diverse scene fino ad allora
sulla cresta dell'onda, e il rock sudista che non versava in buone condizioni
seguì il destino dei suoi cugini (hard classico, melodico, metal heavy, glam eccetera).
L'ascesa della musica alternativa (figlia tramite Husker Du da un alto e R.E.M.
dall'altro) dalle cantine ai dischi di diamante (i Nirvana) fece dimenticare chi
erano i miti di quei gruppi e li contrappose proprio a quegli stessi miti o ai
loro discendenti. Il tutto venne proposto alle masse come uno scontro di attitudini,
e non a caso la musica sudista mantenne un rilievo per l'aspetto country, mentre
l'elemento hard che la accomunava ai "colpevoli" (Van Halen, Ratt, Aerosmith,
Quiet Riot eccetera) doveva essere con loro dimenticato.
Le jam band di
ispirazione Allman (Gov't Mule, Black Crowes e Widspread Panic decretarono nei
fatti che il rock sudista era un elemento per costruire nuove architetture) ebbero
nuova linfa, e dall'altro lato il cantautorato country alla Ryan Adams tributa
all'hard dei redneck sentiti omaggi, ben tenendo la sua strada separata da esso.
Non bastano tentativi generosi come quello dei Preacher Stone per rimettere in
piedi una scena intera: tutto il rock (e il metal) stanno rischiando di sparire.
L'estrema degenerazione dei pronipoti dei Dinosaur Jr, quell'Indie oggi ambiguamente
di moda (ambiguo perché la moda non è mai indipendente), ottiene riscontri e successi
tali che i suoi figli più famosi (Coldplay) dichiarano con supponenza che il rock
(di cui si sono nutriti per tanto tempo spiritualmente da ascoltatori e professionalmente
da musicisti) sia morto. Se il rock sarà in grado di porre fine a questo "sfacelo",
forse sarà anche per il recupero della caparbietà, della rivincita, dell'ironia
e della potenza che i sudisti hanno evocato in tanti bei dischi. Alla faccia di
Chris Martin.
Gli
inizi dell'attività dell'Atlanta Rhytmn Section risalgono al 1972, ma il terzo
disco li rivelò interpreti di una versione rock country infarcita dell'intuizione
degli Allman Brothers. Il disco seguente lì portò nel blues, con vortici avvolgenti
di jam, antipasto del successivo periodo. Nel 1976 giunse la conversione attraverso
Red Tape, un saltellante lavoro arioso e pieno di brio, che era
più posato all'interno di una scena che si andava surriscaldando. La paura di
perdere il treno li trasformò in un gruppo irriconoscibile e ciò arrise loro il
successo commerciale nel finire del decennio, nonostante la musica divenuta banale
e insipida. Tornarono ad un formato meno pop nel 1981 con Quinella, un
decente disco che però entrò a fatica in classifica. Sembrarono eclissarsi, finché
nel 1989 si ripresentarono con lavoro infarcito di tentazioni country rock heartland
e di hard melodico, Truth In A Structured Form. Il titolo suggerisce la
profonda verità, un'opera certosina di suoni e arrangiamenti, canzoni che mescolano
in una forma ibrida il formato della ballata e dell'inno stradale con raffinatezza
totale. Un nuovo mancato apprezzamento di pubblico sembrò distruggerli, ma il
gruppo aspettò un altro decennio e nel 1999 pubblicò Eufaula, che proseguiva
il discorso del disco precedente su toni più dimessi e cupi. Falcidiati dagli
eventi come molti altri della scena (ad oggi diversi membri fissi o transitati
in passato in formazione sono morti), il gruppo continua ad esibirsi dal vivo
con indefessa determinazione.
Black Oak Arkansas
Strana creatura i Black Oak Arkansas: dediti
ad un particolare rock blues posto a metà strada fra il Captain Beefheart (compresa
la voce assai simile del cantante Jim Dandy) meno sperimentale e i Canned Heat,
vennero sempre associati alla scena quando non ne facevano parte (negli anni Settanta).
Cominciarono un percorso di avvicinamento dominato da scossoni imprevisti (fra
cui il disco di stile metal heavy The Black Attack Is Back del 1986), finché giunsero
a destinazione con un particolare umore luciferino nel 1999, grazie all'album
The Wild Bunch, suggello sudista di una grande carriera (sottovalutata).
Hydra
Fra i primi ad esordire sulla scia dei creatori, furono
gli Hydra col disco omonimo del 1974. Aggiungendo un pizzico di Cream e di rock
britannico alla ricetta sudista ed escludendo pianoforte ed organo dalla loro
formazione, si fecero esponenti di un suono ancora più diretto e violento, dominato
da un boogie implacabile. Erano capaci anche di lunghi brani d'atmosfera al limite
del soul del decennio precedente, grazie alla voce quasi nera del cantante. In
seguito si spostarono su territori più tradizionali, perdendo smalto.
Blackfoot
Autentico gruppo parallelo agli Skynyrd sono i Blackfoot,
mediocre formazione anch'essa di Jacksonville, nata con quattro membri di ascendenza
nativa americana, gruppo che cercava di superare i maestri esasperando tutto ciò
che presentavano nei loro lavori. Loro autentici discepoli (al punto che il leader
Medlocke partecipò a varie registrazioni storiche e oggi è in formazione) esordirono
nel 1975, e a parte l'assenza di tastiere proponevano in tutto e per tutto i tratti
che rendevano famosi i cugini. Dopo vari dischi poco originali, finalmente nel
1981 rilasciarono una prova del loro vero talento su Marauder, che spostava
l'asse su alcune coordinate di Hard classico. Ma il loro capolavoro fu il disco
dal vivo dell'anno seguente, Highway Song, con le loro canzoni suonate
con un'intensità da far impallidire molti gruppi Hardcore contemporanei. Vennero
così notati dal tastierista Ken Hensley, transfuga dagli Uriah Heep che si unì
loro, ma il risultato fu il fiacco Siogo. Lasciatisi coinvolgere anche
loro come altri gruppi contemporanei dalla sintetizzazione del suono, nel 1984
abbassarono i toni e fecero di Vertical Smiles un'imprevedibile svolta
quasi ai limiti del rock glam più sintetico. I successivi album del decennio furono
molto inferiori (per l'assenza di Hensley), e il gruppo con l'entrata di Medlocke
negli Skynyrd parve giunto alla fine, quando nel 1994 After the Reign fu
il loro improvviso ritorno, un bel lavoro che spazzava via con ironici umori country
gli ultimi tremendi dischi.
Point Black
I texani Point Blank proposero una solida interpretazione
dello stile (molto ancorata al blues classico) dal 1976 con l'album omonimo. Raffinarono
la ricetta indurendo il tutto dopo il 1977, arrivando due anni dopo con Airplay
a composizioni massicce non molto originali ma funzionanti. Privi di tastiere
per anni, con il nuovo decennio le introdussero. Il risultato fu American Exce$$
del 1981, per certi aspetti troppo vario e quindi privo di direzione, ma per
lo più impostato su accenti melodici che rinnegavano il percorso precedente. Il
successivo On a Roll del 1982 ricalibrò l'indagine elettronica, con innesti
sintetici che dialogavano con la tradizione, in una maniera analoga al Neil Young
di Trance o ai Wall of Voodoo, ma in chiave sudista. La mostruosa attività dal
vivo (centinaia concerti l'anno) finì per prosciugare la loro energia, e li portò
allo scioglimento proprio quando stavano raccogliendo i frutti della loro fatica.
Dopo oltre tre decenni, la riunione del gruppo portò a Fight On!, un lavoro
senza direzione che zoppica in tutte le direzioni tentate. Nel 2014, con una campagna
di sovvenzionamento di sostenitori fra gli affezionati, i Point Blank hanno inciso
Volume 9!, eccellente lavoro dalle tinte quasi metal che rende giustizia
ad un gruppo fra i più sottovalutati.
Molly Hatchet
Anch'essi floridiani ma di Jacksonville; esordio
nel 1978 all'indomani della fine dei Lynyrd; i più famosi dopo di loro, i più
particolari di tutti; la trasformazione più clamorosa; le copertine dei loro dischi
disegnate dal pittore Frank Franzetta così contrastanti con l'idea di rock sudista…
oppure no? La scena dopo il disastro aereo aveva la cima vacante, loro la occuparono.
Così simili ai predecessori ma diversi e originali, durante la prima fase l'idea
fu quella di una musica che partiva dalle stesse premesse stilistiche degli altri
gruppi, ma con uno spirito diverso: esprimere una qualità ancestrale e barbarica,
più poetica della media di Redneck, camionisti e pistoleri, non rinnegandoli ma
tracciando una linea di collegamento con un passato tribale anglosassone evocato
in seguito dai gruppi metal epic. Così la loro musica fu sempre la più ossimorica:
i più metal di tutti e la svolta AOR più radicale fra tutte quelle che avverranno
negli anni 1980, pari passo all'atteggiamento truce e le interpretazioni raffinate
di altri artisti (Allman, Bobby Womack, Bonnie Tyler). L'esordio del 1978 conteneva
i primi classici, in un brodo primordiale che la produzione non esaltava pienamente.
L'anno dopo Flirtin With Disaster fu la consacrazione esplosiva, con il
suo stile debitore di uno scattante rock'n'roll reso quasi epico dai toni possenti
del gruppo; sembravano destinati a diventare dei cloni dei Lynyrd, ma il cantante
Danny Joe Brown ebbe problemi di salute e lasciò il gruppo.
Il sostituto
Jim Farrar non impresse nessun cambio di rotta, e Beatin' the Odds inaugurò
con successo il decennio. Nel 1981 Take No Prisoners continuò sulla strada
tracciata con decisione, ma al pubblico il gruppo sembrava si stesse impantanando
nella ripetitività di uno stile a metà strada fra la propria indole e il ricalcare
i maestri. La stasi venne superata da una misura drastica: il ritorno di Danny
Joe Brown e l'arrivo di una nuova sezione ritmica (compreso il batterista delle
leggende del Crossover, i Mother's Finest). No Guts...No Glory cedeva alle
pressioni del pubblico con uno stile tremendamente debitore dei Lynyrd. Tali misure
nel lungo periodo non pagano, perciò fu necessario un nuovo cambiamento: il ritorno
del vecchio batterista, una chitarra in meno e una tastiera in formazione, suoni
sintetici e dinamiche sfacciatamente tendenti all'AOR. Il risultato fu il capolavoro
del 1984 The Deed Is Done, in cui la loro dinamica epica raggiungeva livelli
altissimi. Lo stato di grazia venne immortalato sul fantastico disco dal vivo
Double Trouble dell'anno seguente: la dimensione live fu quella che li
consacrò fra i migliori esponenti del rock sudista e tutt'ora produce gli esiti
più dignitosi della loro discografia. Nonostante ciò, il pubblico non sembrava
più interessato al quel tipo di musica: la discesa nelle classifiche per un gruppo
che aveva esordito con il fuoco fu tremenda, e nel 1989 provarono a riaffacciarsi
sulle scene con un mix di elementi presi dall'ultimo periodo e dal primo. Lightning
Strikes Twice fu un risultato commerciale deludente, ma nonostante le buone
intenzioni e un certo ritorno a sonorità blues, ai Molly Hatchet mancava della
stabilità nella formazione (un altro chitarrista si era defilato) per essere credibili,
e inoltre l'album aveva lasciato passare troppo tempo in un periodo di densissimi
cambiamenti.
Dopo alterne vicende il gruppo si ripresentò con un nuovo
cantante (ma guidato da Danny Brown) per Devil's Canyon, del 1996, e un
suono infarcito di hard classico, con lunghi brani che sarebbero stati ottimi
per i Magnum degli anni 1980. Il gruppo divenne un altro: nessuno della formazione
originale era rimasto, e questo nuovo gruppo registrò nel 1998 Silent Reign
Of Heroes, disco di transizione verso una nuova esistenza: metal. Allungando
la struttura delle composizioni e appesantendole, i Molly Hatchet 2 si consegnano
alla storia come il gruppo per cui è stata coniata la dicitura di metal sudista.
Il rientro di Dave Hlubek ad una chitarra dà una minima continuità al progetto
originale, ma il gruppo è oramai creatura di Bobby Ingram, una creatura che marcia
addirittura verso il Metal più epico (alla Manilla Road e Manowar).
38 Special
La famiglia Van Zant trovò il primo sostituto alla
scomparsa di Ronnie con Donnie e i suoi 38 Special. Il gruppo si connotava differentemente
da altri per il doppio cantante (oltre al sopracitato, il polistrumentista Don
Barnes). Esaminando la loro storia vien il dubbio se si tratti principalmente
di progetto sudista con periodi AOR o il contrario. La dimensione dal vivo li
consacra con i Molly Hatchet come i vertici dello stile, complici alcuni ottimi
bootleg dalle registrazioni impeccabili. L'esordio all'indomani del disastro offriva
un derivativo prodotto del gruppo del fratello mancato, ma l'anno dopo con Special
Delivery e un pugno di canzoni disimpegnate (talvolta ironiche talaltra notturne)
il passo mutò nella direzione di una vena più personale. Il seguente Rockin'
Into The Night fu un esempio di contaminazione con il rock hard festaiolo
che andava di moda nel 1979. La mossa stimolò l'industria a promuoverli così,
nonostante il titolo, Wild-Eyes Southern Boys fu una completa trasformazione
in un hard da classifica, remunerativo ma insapore e decretò l'inizio del loro
successo. La strada verso l'hard melodico venne spianata completamente da Special
Forces nel 1981: posto a metà fra gli umori caldi sudisti e la perfezione
sonora dell'AOR, inaugurò il periodo di trasformazione che coinvolse i più importanti
gruppi della scena; con questo importante rinnovamento, divenne uno dei capolavori
del genere. Partendo da questo punto, cominciò un processo fra i due cantanti
che portò Barnes a guidare sempre di più il gruppo sul versante del'AOR. Il percorso
di trasformazione trovò compimento su Tour de Force, nel 1983: il gruppo
era diventato completamente di hard melodico, con un umore rilassato che lo avvicinava
alle atmosfere West coast, sempre su buoni livelli. A metà decennio i 38 Special
si rivelavano al mondo come autentica potenza nelle esibizioni: Wild Eyed and
Live! fu un saggio di questa capacità, che ripuliva l'approccio parasintetico
per regalare dinamiche più paragonabili all'hard classico. Per un ritorno di composizioni
di rock sudista, bisogna attendere il 1997 con Resolution: un disco malinconico
e stradaiolo, un bel richiamo a Tom Petty e un deciso ritorno alle origini, fatto
con passione. A confermare lo stato di grazia è il bel Live at Sturgis
del 1999, ma passano gli anni e a inizio millennio i 38 Special avevano inciso
un disco in più di un decennio. Drivetrain nel 2004 fuga ogni dubbio: semplicemente,
privi di idee. L'uscita di Van Zant per motivi di salute non fa morire il gruppo,
e come eredità per il futuro lascia la bella esibizione Live in Texas,
che nel 2011 indica come la band sia comunque in buona salute per la missione
in cui brilla di più: i concerti dal vivo.
Dickey Betts
Dickey Betts nel complesso dei fratelli Allman
era sempre stato l'uomo sottovalutato: prima con Duane poi da solista, la sua
costruzione di contrappunti alle melodie di tastiere e della preponderante chitarra
del genio scomparso, erano passate in sordina nell'opinione collettiva di pubblico
e critica rispetto ai flussi avvolgenti delle melodie principali. Nel suo esordio
solista del 1977, ribadì la sua inclinazione più hard rispetto a gospel e soul
amati da Gregg. Nulla di eccezionale, ma un buon disco che sembrò dargli slancio.
Le classifiche stranamente non accettarono questo prodotto di compromesso fra
il gruppo d'origine e la potenza dei Lynyrd. Il successore fu un concept, bolso
e fiacco, registrato orribilmente. Dopo un decennio passato senza scossoni (e
senza vette) nel gruppo d'origine, si riaffacciò nel 1988 con il chiassoso e infuocato
Pattern Disruptive, forte di una commistione fra gli incandescenti suoni
del passato e le tecniche di registrazione e produzione dell'epoca.
Rossington Collins Band
L'esercizio della storia fatta con i
se non è inutile speculazione, ma capacità di unire la fantasia e il senso razionale
della conoscenza storica in una ragionevole proiezione, per ridisegnare interi
scenari o addirittura epoche, creando ipotesi immaginarie che in fondo aiutano
a comprender meglio passato e presente. La creazione dei sopravvissuti al disastro
aereo del 1977 che distrusse i Lynyrd portò alla nascita nel 1980 della Rossington-Collins
band, e diede il via ad una serie di progetti che sono tutti abbracciati sotto
l'ombrello di ciò che avrebbe potuto fare il gruppo originario nel decennio in
cui furono sciolti. Con l'ausilio vocale della futura moglie di Rossington, Dale
Krantz, Anythime, Anyplace, Anywhere è un bel disco molto fedele alle origini
del gruppo, che crea un sontuoso hard impreziosito da una vena soul quasi misticheggiante
e da un blues raffinato che poco sa di anni 1980. L'anno dopo This Is The Way
fin dal titolo conferma la scia impostata dal predecessore, e fa del progetto
l'unico degno di nota dominato da una voce femminile. Purtroppo il sodalizio si
incrinò per la morte della moglie di Collins, e ciò lo traumatizzò al punto che
portò il chitarrista in una situazione di tensione con i coniugi Rossington; il
tutto portò all'uscita della coppia e il gruppo divenne il progetto solista del
chitarrista superstite. Nel 1983 Here, There And Back continuava la missione
iniziata, lontano dall'accettare gli stilemi nuovi di influenze e suoni che stavano
attraversando anche gli altri gruppi. Inferiore ai precedenti, il disco mostrava
un certo recupero di sonorità più country. Dopo la fine del progetto solista di
Collins, mentre un altro superstite faceva hard melodico (Artimus Pyle), i coniugi
Rossington formarono il loro gruppo: nel 1986 Returned To The Scene Of The
Crime apriva all'estetica ottantiana, in certi punti appesantendo in altri
alleggerendo la loro consueta ricetta, il tutto con una certa verve che sperimentava
sugli arrangiamenti; due anni dopo Love Your Man li trasportò definitivamente
nell'hard melodico. Allen Collins morì nel 1990, mentre i coniugi stavano allestendo
con altri membri il ritorno dei Lynyrd Skynyrd. Dalla loro storia e dagli esiti
della riunione, risulta probabile che negli anni 1980 se niente fosse avvenuto
in quel tragico 1977, il gruppo avrebbe continuato senza scossoni la strada che
aveva tracciato fino a quel punto. Nota di rammarico è il non sentire da quasi
trent'anni Dale Krantz con la sua potente voce in versione solista.
Danny Joe Brown, cantante
dei Molly Hatchet, uscì dal complesso per motivi di salute ma dopo un'iniziale
ripresa fondò il suo progetto solista aiutato da uno dei chitarristi (Duane Roland).
L'unico lavoro inciso contiene varie sfumature del gruppo d'origine, ma è in realtà
un sentito omaggio ai Lynyrd. In contemporanea e analogamente alla Rossington-Collins,
Johnny Van Zant (fratello minore del defunto
cantante dei Lynyrd) iniziò la carriera solista all'insegna della tradizione famigliare.
Il suo personale tocco fu di dare una sfumatura AOR ad un modo di fare musica
derivato palesemente dalla formazione maggiore, come si avverte su No More
Dirty Deals. Il disco assume così dei connotati simili all'hard classico,
ed è godibile nonostante discutibili richiami pieni di patetismo alla figura del
fratello defunto (cosa che ripeterà in seguito). Il successivo Round Two approfondì
quelle dinamiche, ma senza molta inventiva. Brickyard Road del 1990 lo
riporterà su livelli accettabili.
Più che dei georgiani Doc Hollyday, bisogna
citare il capolavoro Son Of The Morning Star del 1993. Prima e dopo tale
data, il gruppo ha dato alle stampe dischi di nessuno spessore, vuoti e imitativi.
Lì invece domina una musica tesa e raffinata, che aveva imparato le lezioni di
hard classico e melodico senza pudori e li mescolava alla radice di provenienza.
A metà anni 1980 i fratelli Van Zant ebbero l'idea di associarsi in un
duo che portasse il loro glorioso nome, ma il risultato fu più piatto di una sogliola.
Nel 1985 il suono sintetico dell'AOR poteva aiutare o meno il gruppo a seconda
dei punti di vista, ma sono le composizioni a risultare insipide e senza gusto.
Le strade dei due si separarono a seguito delle deboli vendite per riunirsi un
decennio dopo all'insegna di un country tradizionale.
Georgia Satellites
La scena sembrava si stesse convertendo in
massa all'AOR quando esplosero i Georgia Satellites. L'EP del 1985 fu fin dal
titolo la dichiarazione del loro intento maggiore (una sorta di revival), ma con
il seguito omonimo del 1986 adattarono il rock sudista alle tecniche di registrazione
del decennio e ristabilirono i canoni dello stile alla luce del mondo cambiato.
Due anni dopo, con un compromesso fra Gun Club e Motley Crue rilasciarono Open
All Night, uno dei manifesti del Rock blues del decennio in cui sembrava avessero
abbandonato la scena più sudista. Ricombinando gli esiti il primo disco col secondo
e aggiungendo una vena cantautorale, In The Land Of Salvation And Sin fu
il loro capolavoro definitivo, che chiudeva di fatto gli anni 1980. Sembravano
indirizzati a diventare fra i più importanti gruppi del periodo, quando Dan Baird
decise di lasciarli per la carriera solista. Lo scioglimento fu inevitabile (essendo
lui la colonna portante del gruppo), ma si riformarono tre anni dopo e da allora
sono attivi. L'unico timido tentativo senza Baird fu il disco Shaken Not Stirred,
bel lavoro molto tendente al country giunto purtroppo in un momento di disinteresse
totale per quello che poteva diventare uno dei più importanti gruppi rock di fine
secolo.
Dan Baird
Finiti i Georgia Satellites, Dan Baird lanciò il suo
progetto solista con un primo assalto nel 1992, Love Songs For The Hearing
Impaired. Assolutamente alieno dalla musica alternativa del periodo, il disco
portava a compimento il processo di filologia delle origini, depurando le canzoni
dalla produzione ottantiana per riportarle su una base più originaria. Il seguito
dell'operazione giunse ben quattro anni dopo, Buffalo Nickel, con un tono
più cantautorale e debitore stretto di Bob Seger. Dopo un'altra lunga pausa, Baird
ritorna con un disco nel 2003, Out of Mothballs, privo di direzione. Dopo
i lavori con i Bluefields, nel 2013 Circus Life è un controverso tentativo
che mesce alla carenza d'idee e un inasprimento vocale inaspettati, un certo brio
e gaiezza scoppiettanti. Ironicamente Get Loud, uscito due anni dopo, è
l'altra faccia della medaglia: pacatezza e composizioni finalmente più riuscite
(grazie ad un buon lavoro con l'immissione di atmosfere più country).
Chris Hicks
Nessuno si sarebbe aspettato che Chris Hicks, chitarrista
transitato nella Marshall Tucker Band (risposta rock country ai fratelli Allman)
e nei 38 Special esordisse solista nel 1998 con Funky Broadway. Un disco
ottimo dalla produzione più in stile tardi anni 1980 che tipica dell'era del dominio
della musica alternativa. Potenza, raffinatezza e groove per un rock sudista contraddistinto
dall'ottima voce calda e avvolgente dell'artista. Dieci anni dopo si spostò su
uno stile più cantautorale.
Preacher Stone
Miglior progetto sudista degli ultimi venti anni:
i Preacher Stone della Carolina settentrionale portano una ventata d'aria grazie
al tono più scuro della media sposato ad un delicato equilibrio fra tradizione
e innovazione, sull'esordio omonimo del 2009. Nell'anno successivo, Uncle Buck's
Vittes sposta l'accento su dosi massicce di hard classico e suoni da metal
heavy (forse troppo patinati), ma sempre mantenendo buoni livelli. Quattro anni
dopo Paydirt consegna all'ascolto un passo falso: ottima produzione, ma
estrema pesantezza di suoni e composizioni già vecchie e stanche, cercando un
ponte fra Lynyrd e Bon Bovi ma senza la carica degli esordi. Si attendono novità.