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Oliver
Chaplin - a cura di Fabio Cerbone -
Perfettamente inserita nel clima artistico della prima metà
degli anni Settanta, eppure sensibilmente a lato rispetto
ai grandi mutamenti dell’epoca, l’opera di Oliver Chaplin
è una delle tante piccole sorprese che lo scavo paziente fra
gli archivi dimenticati di quella stagione ha potuto offrire
agli ascoltatori curiosi di oggi. L’ennesimo artista imperdibile
e ingiustamente ignorato? Il disco capolavoro che avrebbe
meritato ben altre sorti? Sappiamo quanto la ricerca “retromaniaca”
di questi anni abbia spesso ingigantito il valore di album
perduti, alimentando un vero e proprio mercato della memoria
restituita, ma credetemi non è questo il caso, per un musicista
di indiscutibile valore tecnico (ne è testimonianza ogni singola
nota della sua chitarra, acustica ed elettrica a seconda del
momento, spesso intrecciate insieme) e dalle idee così folli
e beatamente fuori dai giochi da conservare ancora adesso
i loro accenti di innocente avanguardia.
Non è un caso che, soprattutto per scelta personale, Oliver
Chaplin rifiuti alcune ghiotte occasioni (dalla BBC alla Virgin)
che pure gli erano state offerte per uscire dall’anonimato,
ritirandosi in quella vita agreste e alternativa che allora
rappresentava il riflesso di una ricerca di se stessi, ingenua
eppure integra nella sua timidezza d’animo. Ancora più prezioni
dunque appaiono adesso i nuovi nastri recuperati dalla Guerssen,
che completa il lavoro di riscoperta di Chaplin dando alle
stampe nel 2023 il secondo capitolo intitolato Stone
Unturned, altre tredici tracce incise in quel lontano
1974 nella campagna del Galles e mai pubblicate fino ad oggi.
Se la qualità sonora di Standing Stone era tutto sommato
sorprendente, vista la sua natura di registrazione domestica
e indipendente, il nuovo Stone Unturned ne rappresenta
una sorta di diapositiva a bassa fedeltà (ma per nulla raffazzonata,
sia chiaro), una più spigolosa e disadorna radiografia del
musicisita, che sembra accentuarne gli elementi di acid blues
e gli stranianti effetti ottenuti raddoppiando chitarre e
voci, come annuncia l’apertura incalzante di Clock Tick.
Sulla rete: oliverchaplin.bandcamp.com
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