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Sono già trascorsi (e sorpassati) tredici anni sulla strada (il sottotitolo dell'antologia non mente, 1998 - 2011) per Tim Easton, folksinger dell'Ohio tra i più brillanti eppure poco riconosciuti di quella generazione che guarda alla tradizione americana senza eccessive riverenze, ma con il giusto equilibrio tra passato e presente, tra melodia pop e carattere folk. In attesa di cogliere gli ultimi sviluppi della sua avventura artistica, in queste settimane arricchita da un nuovo disco (Not Cool) indipendente, il qui presente Before the Revolution tira le somme del lungo sodalizio con la New West. L'etichetta è tra le indiscusse protagoniste del suono Americana e nonostante abbia separato il proprio tragitto con Easton già da un paio di stagioni (nel 2011 Beat the Band a nome Tim Easton And The Freelan Barons, aveva sancito ufficialmente il distacco), non rinuncia alla classica raccolta di materiale edito, che solitamente viene dispensata a fine contratto. Ne hanno tutto il diritto, per carità, ed in fondo è l'occasione ideale perché anche qui si possano riepilogare i punti salienti di una carriera in disparte e nondimeno fruttuosa, magari approfittando di questo riassunto per dare una chance in più a chi il nome di Easton non lo ha mai considerato, oltre la semplice curiosità per il mondo dei folksinger. Legame inaugurato alla fine degli anni Novanta con la rivelazione di Special 20 (ancora oggi un frizzante esordio diviso tra folk rock e alt-country) e proseguito per un decennio tra continui trasferimenti e cambi di musicisti, la produzione di Tim Easton ha viaggiato di pari passo con l'affermarsi del linguaggio alternative-country, ma lambendolo da una posizione spesso intelligente e modernista, dove le cadenze rurali si sono abbracciate con l'educazizone dylaniana e un pop rock diviso tra il jingle jangle dei Byrds e le chitarre di Tom Petty. E' un autentico spirito da hobo quello di Easton, che ha vissuto a Nashville, Chicago, in California e persino Alaska, lavorando con ottimi produttori come Brad Jones (quella a cui resta più legato, ancora oggi) e Joe Chiccarelli, incidendo con membri dei Wilco ai tempi di The Truth About Us (2001), collaborando infine con gente del calibro di Jim Keltner, Gary Louris, Kenny Vaughan, segnali di una stima nell'ambiente acquisita con la forza delle sue ballate. In primis folk elettrico e sbarazzino il suo, da una parte come si è detto Dylan e le radici su cui far crescere spalle larghe, dall'altra melodie e chitarre che sfiorano un gusto pop che arriva dalla british invasion e approda alle strade americane: nascono così il primo singolo, l'irresistibile power pop alla Kinks di Help me Find My Space Girl, le dolci nenie di All The Pretty Girls Leave Town, Next to You o Hummingbird, e ancora il ruzzolare "pettyano" di Poor Poor LA e Broke My Heart. In totale diciannove canzoni rappresentative di questa piccola storia ai margini del cantautorato USA: democraticamente tre a testa da ciascuno dei dischi in casa New West, un paio di episodi dal citato Beat the Band (di fatto album senza etichetta pubblicato del 2011, con un taglio più innovatore) e una chiusura acustica con Festival Song. Se non avete mai incrociato la musica di Tim Easton e i songwriter sono la vostra passione, approfittatene con questo preciso sunto discografico. |