Un particolare
tracciato nell'America del Rock interseca le dinamiche evolutive di una musica,
con una serie di contingenze culturali, politiche e sociali che hanno costituito
la più fervida stagione d'oro della Nazione Giovane, nella generazione dei Sixties.
In un contesto di "non solo musica" Fabio Cerbone - autore del
testo nonché direttore del nostro Rootshighway - ricostruisce nel suo primo libro
quel particolare frangente della storia americana - tra il '64 e il '70 - rivisto
dal lato di un suo prodotto culturale, forse allora più che mai riflesso del cambiamento
dei tempi. Quello che forse, da un certo punto di vista dell'establishment
americano del momento, sarebbe stato visto come parte della "controcultura"
degli anni stessi, di un'era dietro i cui colori psichedelici della generazione
hippie, il pacifismo, l'Estate dell'Amore e il suono della West Coast,
si sarebbero poi celate l'ombra delle droghe, le nebbie sul concerto degli Stones
ad Altamont e le violenze degli Hell's Angels, gli efferati delitti
della Family di Charles Manson, e l'apogeo di Woodstock - dopo il
quale nel '70, con la tragica scomparsa di Jimy Hendrix, Jim Morrison o Janis
Joplin, la stessa epoca sarebbe finita - Fabio Cerbone la racconta, mediante
quegli stessi sogni e illusioni americane percepiti attraverso la colonna sonora
appropriata - i Grateful Dead, i Jefferson Airplane, i Byrds,
Janis Joplin, i Doors o i Buffalo Springfield - cui allude
anche la titolazione Easy Ryders, non scritta così per errore,
ma per rimando implicito alla musica - alla stessa maniera di "Byrds"
- finanche a richiamarsi intrinsecamente davvero ai contenuti e al significato
dei concetti di libertà e paura che avevano costituito l'omonimo cult-movie del
tempo: Easy Rider. Qualcuno alla fine di quella pellicola indipendente, uccideva
i bikers in fuga verso la libertà. Qualcun altro allo stesso modo potrebbe aver
pensato l'approdo musicale e culturale di quella generazione come ciò da cui potrebbe
essere cominciato tutto, o tutto potrebbe essere altrimenti finito. Le stesse
libertà e paura riemergono allora non così inconsciamente dal testo, a far pensare
tanto ad una chiave interpretativa di ciò di cui si parla con prosa lucida e appassionata,
col taglio sintetico ed efficace di chi da qualche tempo maneggia criticamente
quanto da quei sogni potrebbe esserne scaturito davvero, o potrebbe forse essersene
svanito nelle illusioni di un effimero paradiso lisergico dopo l'intensa stagione
(Matteo Fratti) |