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Ron Rash
Appalachian heartland

L'ultimo a citarlo, in ordine di tempo, è stato il collega David Joy proprio su questa pagine, nell'intervista che abbiamo pubblicato all'inizio del 2023 in occasione dell'uscita di "Dove tende la luce" (Jimenez). Il giovane scrittore originario della North Carolina ha avuto Ron Rash come primo insegnante (e una sorta di mentore), ma soprattutto ne è diventato amico e compagno di pesca, in quella regione ancestrale che si stende lungo la catena dei Monti Appalachi. Rash, nativo di Chester, South Carolina, è uno scrittore e poeta settantenne che ha dedicato gran parte della sua produzione narrativa a quell'angolo selvaggio e un po' misterioso d'America, terra di murder ballads, di superstizioni, ma anche di duro lavoro e piccole comunità rurali. Finalista al prestigioso PEN/Faulkner Award e vincitore del Frank O'Connor Award per la raccolta di racconti Burning Bright, Rash ha pubblicato otto romanzi, dei quali La Nuova Frontiera ha proposto fino a oggi le traduzioni italiane, a cura di Tommaso Pincio, di One Foot in Eden (Un piede in paradiso), esordio del 2002 di Ron Rash, e The Cove (La terra d'ombra) del 2012, mentre Serena (Un folle passione, Salani editore 2014) è stato portato sugli schermi dalla regista Susanne Bier con protagonisti Bradley Cooper e Jennifer Lawrence. Qui di seguito proponiamo i link alle relative recensioni dei due volumi usciti per La Nuova Frontiera, tratte dal blog di BooksHighway:

Un piede in paradiso [La Nuova Frontiera, 2021]
bookshighway.blogspot.com/2023/08/ron-rash.html

La terra d’ombra [La Nuova Frontiera, 2022]
bookshighway.blogspot.com/2023/09/ron-rash.html

L'ABC di Ron Rash

- a cura di Marco Denti -

A come acqua: onnipresente nei romanzi di Ron Rash, copre le valli nascondendo misteri, segreti, misfatti e antiche storie che continueranno a riemergere, senza fine.

B come Billy Holcombe, uno dei personaggi principali di Un piede in paradiso. Provate a seguirlo e vi ritroverete a pensare come lui.

C come Cherokee. Da queste parti un tempo c’erano loro, ma ormai sono soltanto fantasmi che popolano le foreste. Ricordarlo è sempre utile.

D come deviazioni. Basta poco per travolgere tutto: “C’è gente che non metterebbe mai piede in questa valle. Pensano che non possa accadere niente di buono qui. Ero giunta a pensare che avessero ragione. Ma poi sei arrivato tu e questa è stata una buona cosa” dice Laurel in La terra d’ombra. È solo l’inizio.

E come (Tillman) Estep in La terra d’ombra è uno dei personaggi secondari, ma che hanno un ruolo decisivo. Ce ne sono parecchi, anche in Un piede in paradiso: Ron Rash gioca così, e sorprende anche con le riserve.

F come (Robert) Frost, la guida necessaria per distinguere tra sentimento e risentimento. Non sembra, ma c’è una bella differenza.

G come guerra. Crea un substrato di veterani, reduci e mutilati dato che “la guerra non era altro che un mucchio di uomini che si ammazzano tra loro per pochi acri di fango”. Non c’è definizione migliore.

H come Hank Williams. In Un piede in paradiso la sua voce arriva liberandosi “dalle interferenze con una canzone sulla solitudine. Era un uomo giovane ancora ventenne ma già ricco e famoso. Mi sono domandato se ciò che cantava non fossero soltanto parole per lui. La sua voce indicava il contrario. Quella voce vecchia e stanca sapeva cosa vuol dire essere soli come un cane”.

Ignoranza più coincidenze creano superstizioni che sono ciò che governa La terra d’ombra.

J come Johnny Cash, che canta I Walk The Line alla fine di Un piede in paradiso. Non poteva mancare, questa è casa sua.

K come killer. In un modo o nell’altro, c’è sempre qualcuno destinato a diventarlo, sia in Un piede in paradiso che in La terra d’ombra. Succede, come se fosse inevitabile, date le circostanze.

La terra d’ombra è riassunta tutta in questa frase di Laurel: “Cercò qualcos’altro da dire, ma le parole erano rimaste rinserrate in lei troppo a lungo. Le avrebbe ascoltate un uomo che lei non conosceva, un uomo che, quand’anche avesse capito cosa cercava di dirle, non avrebbe potuto replicare”.

M come monti Appalachi. Un mondo a parte, ma questo lo sapevamo già.

N come New York. In La terra d’ombra, Laurel dice a Walter: “Partirò con te a New York o in Germania o in qualsiasi altro posto”. Lui le risponde che “viaggiare adesso è troppo pericoloso” e New York sarebbe la speranza, ma è molto lontana.

O come Oconee. La terra d’ombra si svolge tutto in una piccola contea rurale. Gli spazi sono immensi, eppure un senso di claustrofobia opprime i suoi abitanti.

P come pozzo. In La terra d’ombra è l’epicentro del racconto e il fondale delle scene più drammatiche, metafore e simbologie comprese nel computo finale.

Quando qualcuno ricorre alla vedova Glendover in Un piede in paradiso pensa sia “solo una vecchia che aveva imparato a usare radici, foglie e corteccia d’albero in tempi in cui la gente si curava da sola quando era malata”. Dicono che è una strega, persino i Cherokee non si avvicinano. Un grande personaggio.

R come realtà. Come dice Ron Rash, il nostro mondo ne “ha abbondanti scorte”, e l’ispirazione arriva da lì, e solo da lì.

S come Shady Grove. Ci sono cose che non riesci a dire normalmente e allora ricorri a una canzone e Ron Rash ne seleziona un bel po’ dal bagaglio della musica tradizionale americana.

T come territorio. Una questione di radici, di frontiere invisibili e di luoghi spiritati dove anche le pietre hanno qualcosa da dire.

Un piede in paradiso e un passo avanti nel definire la solitudine americana che “in effetti di trattava di qualcosa che andava al di là delle parole. Era una sorta di bramosia, la sensazione che una parte del cuore fosse vuota”. È lì dentro che succede tutto.?

V come Vaterland (e poi Leviathan) è il soggetto di una corposa digressione navale. Il Vaterland, era “il gigantesco transatlantico della Hamburg-America, tranquillamente attraccato nel porto di Hoboken”, poi diventato Leviathan una volta requisito dalla marina militare americana. Una storia nella storia.

W come wilderness. Il paesaggio naturale fornisce il pretesto per i passaggi più lirici. La terra d’ombra, giusto per esempio, è incorniciata così: 1) “Per tutto il mattino cadde una pioggerella brumosa. Viticci di nebbia uscirono dal bosco, lenti ciuffi che si fondevano e distendevano lungo il fondovalle. Col passare del giorno, la nebbia si infittì”; 2) “Si vedeva soltanto lo spaventapasseri, le braccia sollevate sopra le volute di nebbia come se fosse immerso in una massa d’acqua”.

X come xenofobia, un infido sottoprodotto della guerra che La terra d’ombra ricorda con precisione: “La contea era infestata da tedeschi. Parlavano tedesco, parlavano tra loro di chissà cosa e mangiavano cibo tedesco, ma siccome non indossavano divise da crucchi nessuno sembrava preoccuparsi della loro presenza”.

Y come (Miss) Yount o Miss Calicut, le voci femminili che popolano La terra d’ombra sono una specie di coro tragico.

Z come zone oscure. Non si tratta soltanto di angoli tenebrosi nella selva: Ron Rash ha il coraggio di indagare nello spazio buio dell’animo umano.



    


 


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