The King Of America
Jim Harrison (1937-2016)

a cura di Marco Denti

Inaugurato da Ernest Hemingway, quell'albero genealogico di sognatori e ribelli vigorosi, voraci, combattivi ed eccessivi, ha trovato in Jim Harrison uno degli ultimi pronipoti, forse il più importante. Un modo coraggioso di legare i destini della vita e della letteratura: un lettore insaziabile, un grande outsider che ha avuto i suoi anni selvaggi (compresa la fortuna di vedere per due volte Jack Kerouac al Five Spot), un amante del vino, della birra e del whiskey, un appassionato rock'n'roll heart (a partire dalla sua dedizione ai citatissimi Grateful Dead). Un guerriero della parola originale, ruvido (e divertente) nello stile e raffinato nella costruzione delle trame e del pensiero. Come lo stesso Jim Harrison ricordava nell'introduzione del suo memoir, Off To The Side, Gary Snyder scriveva in Nel mondo selvaggio che la "relativa similitudine delle nostre biografie" (con un accento tutto da verificare su quella relatività) rimane in contrasto con l'unicità dei nostri sogni. Prendendo spunto da quell'affermazione, Jim Harrison ha detto, di conseguenza: "Forse l'idea dell'unicità delle nostre visioni e dei nostri sogni è un tantino antiquata. Ossessione è più contemporanea, volendo". La sua collimava con l'ideale di scrittore: "Io avevo in tutto e per tutto un'idea eroica del romanziere. Volevo essere uno scrittore nel vecchio senso di starmene ai margini". Un ritratto singolare, che si è riflesso nella sua vita perché "siamo soltanto l'ombra della nostra immaginazione" e del resto nella sua scrittura, che è sempre passionale, intensa, volitiva.

La fedeltà a questi tratti è stata una forma di coerenza che ha distinto l'uomo e lo scrittore, che permea tutti i romanzi, ed è il suo restare avvinghiato alla wilderness. Sasso, foglia, cavallo, lupo, animale selvatico o domestico possono essere protagonisti allo stesso modo degli esseri umani e delle loro storie. Lo si percepisce con forza: Jim Harrison li considera sullo stesso piano, alla pari. Un rispetto espresso a ripetizione anche nei confronti della cultura nativa e in più in generale dell'habitat americano. Anche se non c'è un luogo specifico o immaginario che sia, come Holt, Colorado per Kent Haruf o il bayou per James Lee Burke (giusto per dirne un paio, non molto lontani da Jim Harrison) il legame con l'ambiente e con lo spirito dei luoghi è sempre fortissimo. Scriveva in Sunset Limited: "La realtà è una questione di percezione e di riflessi, e dopo trenta giorni si può dimenticare dove finisce la propria pelle e dove comincia il mondo esterno". La natura l'ha vissuta anche come risposta ed elemento di conforto: "Quando le cose vanno male oltre ogni possibile previsione, se cammino per quaranta chilometri nella foresta, quelle cose tendono ad allontanarsi un po'".

In questo il rapporto strettissimo con la wilderness, caccia e pesca comprese è l'elemento comune a tutte le sue storie. Tra l'altro se si è convinto a scrivere un romanzo, dopo anni di articoli, racconti e poesie, lo deve ancora alla natura perché è per un incidente durante un'escursione che si è ritrovato immobilizzato. Thomas McGuane, compagno di avventure, di sbronze, di caccia e di pesca, non fece altro che suggerirgli di usare quel momento di reclusione forzata per provare a buttare giù un romanzo. Arrivò Lupo e cominciò una carriera costellata di fallimenti e depressioni, successi e riconoscimenti, il delirio di alcol e cocaina seguito alla pubblicazione di Vento di passioni, il cinema, un sacco di storie diverse che solo in parte sono riuscite a confluire nei suoi romanzi. Ci sono leggende, epopee, la saga di Dalva (che arriva fino a La strada di casa) ed episodi singolari, come lo stesso Lupo o quel reportage mascherato da romanzo in Luci del nord, e più, di tutti Un buon giorno per morire, un caso a parte anche all'interno della specifica singolarità della bibliografia di Jim Harrison. Tre sbandati partono con l'idea di far saltare una diga che impedisce la risalita dei salmoni. Fine della trama, poi comincia il delirio che troverà un seguito in I sabotatori di Edward Abbey, e il cui elemento fondante (l'intervento umano sulla catena alimentare animale) sarà ripreso in modo più evoluto e raffinato da T. C. Boyle in Gli amici degli animali, uno dei romanzi più significativi degli ultimi anni.

Le dighe torneranno ancora in Luci del nord, perché "ogni terra è configurata dal modo in cui scorrono le acque", ma tutto Un buon giorno per morire, a partire dal suo scopo più intimo e pericoloso, ruota attorno alla pesca. Sarà utile ricordarne la definizione di Thomas McGuane in Il grande silenzio: "La pesca ti porta via moltissimo tempo. La chiave per capirla è tutta lì. Ecco perché nel nostro mondo ultraveloce i pescatori mettono in atto una sorta di attacco preventivo, e si autodefiniscono perditempo, fanatici e pazzi. In realtà siamo gente quasi sempre tranquilla, ma il nostro atteggiamento verso il tempo ci pone in conflitto con la società di cui facciamo parte". In Un buon giorno per morire, Jim Harrison, oltre al disastro ben pianificato dallo scomposto triangolo di loser, allinea e collega le definizioni di musica e di sogni perché come direbbe più in là, non ha avuto paura di confrontarsi con "il mistero delle cose invisibili", come le chiama L'uomo dei sogni.

Tra queste l'ammissione che è sempre stata la musica a portarlo lontano, con una distinzione che è utile ricordare ogni tanto: "Pensavo al falso potere della musica, a quella specie di insano romanticismo a vicolo cieco che propone. Se ascoltavi gli Stones ad alto volume abbastanza a lungo, invariabilmente finivi per provare una certa simpatia per il diavolo. E se sentivi il duetto di Bob Dylan e Johnny Cash volevi andare al nord per cercarti una ragazza a una fiera di paese. La preferita di Tim, che io avevo già cominciato a odiare, era Get It While You Can della Joplin, un'espressione di disperazione pura che sembrava ineguagliata negli annali della musica moderna. Milioni di persone ascoltano queste canzoni e a meno che siano totalmente insensibili non possono non sentirne l'effetto. E forse è un bene. Che cosa aveva combinato la generazione precedente con i vari Perry Como, Andy Williams e Rosemary Clooney? Ma a volte sembrava che la passione fosse eccessiva e la musica la traslitterasse con tanta esattezza che non si poteva far altro che convincersi. Merle Haggard mi faceva venire sempre voglia di ubriacarmi. I Cream o gli Who o i Grateful Dead mi facevano venire voglia di farmi, mentre con Dolly Parton volevo sempre essere innamorato. June Carter sembrava chiamarti con un cenno direttamente da Jackson, Mississippi e Patsy Cline da Nashville. Non c'è da stupirsi se tanta gente preferisce delle innocue canzonette".

D'altro canto, e in una corsia parallela, Un buon giorno per morire ricorda che i sogni servono "per darci almeno l'illusione di una partenza nuova. Avevamo bisogno di sogni in cui incanalare tutte le bizzarrie del nostro cervello: se non sognassimo per un certo periodo, diciamo per un anno, probabilmente usciremmo del tutto di testa". L'assenza di sogni si ripercuote nelle storie quelle suoi eroi, gente per cui il mondo sta correndo troppo in fretta, in condizioni che Philip Caulkins in Beige Dolorosa, uno dei tre racconti di Julip, riassume così: "Tutti noi speriamo in un tipo superiore di pazzia, ma le nostre ferite sono assai meno interessanti dei nostri rimedi". Ricordiamo almeno Robert Corvus Strang (Luci del nord), Nordstrom (L'uomo che rinunciò al suo nome), Brown Dog (Brown Dog in Società tramonti e L'uomo da poco in Julip), nonché l'alter ego Swanson (Lupo), l'inventore di un rimedio contro il raffreddore infallibile. Eccolo qui, in tutto il suo splendore: "Prima un quarto di spremuta fresca di pompelmo, poi mezzo gallone di acqua tiepida per depurare ulteriormente l'organismo. Dopo due ore di riposo in una stanza, al buio, cuocere alla griglia una costata bella grossa e mangiarla con le mani, senza sale. Dopodiché, con lo stomaco gonfio e dilatato, fare un bagno in acqua caldissima, al buio, durante il quale sorseggiate lentamente il miglior bourbon che possiate permettervi, almeno un quinto di gallone, finché avrete scolato la bottiglia. Potreste metterci quattro ore, a seconda della vostra capienza. Poi dormite ventiquattr'ore e quando vi sveglierete il mondo sarà tutto nuovo e voi non avrete il raffreddore. Qualcuno, con il fisico un po' debole, risentirà della sbronza, ma la colpa non è mia. Io non sono un dottore. Andate dal vostro. Potete compiere l'intera operazione anche se non avete il raffreddore, e sarà altrettanto piacevole. A volte aggiungo un Avana alla fase bagno, ma al giorno d'oggi sono molto rari e difficili da trovare. Questa ricetta guarisce anche la malinconia e fa di voi scopatori assatanati per diversi giorni".

In un'intervista Jim Harrison aveva illustrato l'idea della cultura come del "bollito misto" (in italiano nel testo), una definizione curiosa, ma tutt'altro che riduttiva, per far capire che non vedeva distinzione tra cinema e musica, prosa e poesia, gastronomia ed enologia, leggende, usi e costumi e una costruzione romantica, mai smentita, delle storie e dei personaggi attraverso una scrittura pulsante, immediata. Una vitalità che traspare anche dalla collocazione delle figure femminili, sempre centrali, il più delle volte protagoniste assolute (Dalva, ma anche Julip), dalla varietà dei periodi storici, dalle forme alle sfumature. Una ricchezza di temi culminata con quello che si può considerare il suo testamento, di sicuro, il suo lascito più importante, ovvero Ritorno alla terra. E' stato l'ultimo, elegiaco capolavoro di dieci anni fa, una sorta di commiato che attingeva il titolo di un suo "canto della pianura", all'inizio di tutto e poi fino alla fine quando Jim Harrison confessava: "L'idea di scrivere una buona poesia, un buon romanzo, persino un buon film hanno divorato la mia vita". Non ha opposto resistenza e si è prestato perché, come sapeva anche L'uomo dei sogni, "la vita, in rare occasioni, può offrire qualcosa all'altezza dell'immaginazione".




:: The Jim Harrison Top Ten ::

(là dove possibile trovate il link alla recensione del libro presente nell'archivio del blog di BooksHighway)

Un buon giorno per morire 
bookshighway.blogspot.it/2010/07/jim-harrison.html

Ritorno alla terra 
bookshighway.blogspot.it/2010/12/jim-harrison_1370.html

Dalva
bookshighway.blogspot.it/2016/03/jim-harrison.html

La strada di casa  
bookshighway.blogspot.it/2011/12/jim-harrison.html

Vento di passioni

Luci del nord  
bookshighway.blogspot.it/2010/09/jim-harrison.html

Società tramonti

Julip  
bookshighway.blogspot.it/2012/12/jim-harrison.html

Lupo  
bookshighway.blogspot.it/2013/08/jim-harrison.html

L'uomo dei sogni


 


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