Elliott
Sharp
Electric Willie - A Tribute To Willie Dixon
[Yellowbird 2010]
Come immaginare negli anni '50 il futuro della Chess Records senza l'autorevole
presenza di Willie Dixon? E cosa sarebbe stato del successo commerciale
a Chicago di gente come Muddy Waters? E quanto sia stato influente su Stones,
Cream, Doors e tanti altri…pertanto dovremmo utilizzare l'intera homepage per
descriverne le gesta e la fondamentale importanza nella storia del Blues di Chicago
e non solo. Potrebbe bastare raccontarvi che i riff di un brano come "Whola Lotta
Love" dei Led Zeppelin non sarebbero mai esistiti. Willie Dixon non è stato solo
un basilare contrabbassista e compositore, ma anche un vero catalizzatore, colui
che aveva fiuto per i talenti, una sorta di ago della bilancia dei fratelli Chess.
Celebrarne il repertorio in chiave moderna è un'idea che è maturata a
lungo nella geniale mente di Elliot Sharp, multiforme multi strumentista
della scena d'avanguardia newyorchese e devoto da anni alle radici di colore della
musica americana con un progetto, molto riuscito, denominato Terraplane (in onore
di una canzone di Robert Johnson). L'idea Terraplane è partita nel 1994 con l'album
acustico omonimo e si è evoluta nel tempo con iniziative di qualità, in un paio
di lavori coinvolgendo anche la chitarra storica di Hubert Sumlin, per dare in
più quel tocco autentico di colore che ha sposato quello sperimentale di Sharp.
Il tributo a Willie Dixon è stato celebrato al Tonic di New York nel luglio del
2005 e riflette con coerenza l'espressione blues di un artista funambolico come
Elliott Sharp. Oltre ai tamburi di Lance Carter e alle fedeli voci di Eric Mingus
e Queen Esther, da sempre implicati nelle iniziative di Sharp, troviamo tra gli
ospiti le chitarre di Glenn Phillips e Henry Kaiser a rafforzare il suono elettrico
dell'operazione.
L'enfasi di Elliott Sharp con Eletric Willie
è nel porre l'attenzione proprio sull'aspetto elettrico e su quei lavori che nella
storia del blues hanno accolto, spudoratamente per i puristi, le influenze più
rock come Eletric Mud di Muddy Waters e Eletric Wolf di Howlin' Wolf, lavori in
cui emergeva la presenza di un chitarrista come Pete Cosey, successivamente alla
corte di Miles Davis. Oltre alla pregevoli riletture di brani più noti come Backdoor
Man (tanto eseguita dai Doors dal vivo) e The
Same Thing, merita un cenno di riguardo la corposa interpretazione
di Spoonful in cui l'urlata ugola di Eric
Mingus e l'eletrizzante atmosfera marchiano una versione tutta da ascoltare. Mentre
stupisce ritrovare tracce tratte da un songbook di Dixon poco esplorato come ad
esempio la forza di un brano come Grave Digger
recuperata da un album del 1983 di Willie Dixon Mighty Earthquake & Hurricane,
da cui Sharp rilegge altri tre pezzi e in cui domina l'accoppiata delle due rabbiose
voci di Mingus e Esther accompagnate da un persistente sovrapporsi di chitarre,
che sovente rendono troppo lunghe le durate dei brani. Non lascia rimpiangere
l'originale la rilettura di Wang Dang Doodle,
l'hit confezionato nel 1966 da Dixon per la sua pupilla per Koko Taylor, ivi rivista
con vigore e con il rauco shouting di Queen Esther, una voce le cui qualità continuano
ad essere apprezzate sotto la guida di Sharp rispetto ai suoi mediocri lavori
da solista. Un valido tributo per vivere un personaggio leggendario e inevitabile.
"Se non si accetta il senso del blues, non si può trovare pace" (Willie Dixon).
(Antonio Avalle)