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strange fruit di
Nicola Gervasini (21/11/2016)
Non è certo una nostra abitudine parlare di Macy Gray su queste pagine.
Non per spocchia nei confronti di una delle più talentuose black-singers degli
anni 2000, quanto per coerenza di genere trattato. Decidiamo di farlo ora, nell'occasione
della pubblicazione di Stripped, suo decimo album, perché spesso
qui dentro abbiamo notato quanto la musica americana delle radici e jazz siano
spesso vicini, e mi viene in mente un personaggio come Joe Henry, come esempio
di chi ha saputo fare bene in entrambi i campi. Stripped è già stato presentato
come "l'album jazz" di Macy Gray, quasi fosse una rottura con il suo passato,
quando lei stessa va citando da sempre Billie Holiday quale modello di vita e
artistico.
Semplicemente, dopo il clamoroso botto fatto nel 1999 con l'album
d'esordio On How Life Is (dieci milioni di copie vendute), il suo successo è andato
via via scemando, complice anche una sua scelta musicale spesso troppo "alta"
per i gusti dei giovani, ma ancora troppo lontana dai gusti dei vecchi amanti
di jazz e classic rock, che certe concessioni al pop mica le perdonano. Stripped
salta il fossato e si schiera fieramente per la tradizione, grazie ad un quartetto
jazz da club formato da Ari Hoening alla batteria, Daryl Johns al basso, la dolce
chitarra di Russell Malone e il trombettista decisamente "alla Chet Baker" Wallace
Roney, e ad una registrazione effettuata in due serate in una chiesa sconsacrata
di Brooklyn, quasi fosse un suo personale Trinity Session alla Cowboy Junkies.
Il feeling è da "buona la prima", ma precisione e dettagli sono quelli
da registrazione in studio, e questo rende l'album formalmente impeccabile, anche
se forse privo di quell'improvvisazione che si richiederebbe ad un vero album
jazz. Il menu è vario: ci sono pezzi del suo passato riletti in chiave jazzy come
la superhit I Try, o Sweet Baby, She
Ain't Right For You, The First Time e Slowly, accanto
a composizioni nuove come l'ottima Annabelle
che apre il disco, e brani come The Heart o Lucy, dove si sente quanto
siano nati appositamente per il progetto. Non potevano mancare le cover, e se
con Redemption Song di Bob Marley è impossibile
sbagliare in qualunque chiave la si rilegga, curiosa invece e la trasformazione
da club di Nothing Else Matters dei Metallica, solito gioco alla "famola
strano" che in qualche modo funziona (lei aveva già affrontato il brano nell'album
Covered del 2012).
In ogni caso il disco è piacevole, e anche i vecchi
brani della Gray reggono bene, quasi che lei abbia voluto dimostrare che un artista
si esprime con un proprio stile particolare e personale, ma per farlo bene deve
avere le basi e il background classico (una lezione per le giovani leve che non
hanno né background, né stile personale). In fondo anche Picasso ha dipinto quadri
di figurativo, e pur non essendo famoso per quelli, non è detto che non siano
validi. Consigliato per serate d'atmosfera.