Eric
Deaton Smile
At Trouble
[Hillcountry records 2009]
L'ultimo decennio potrebbe essere ricordato, non solo per gli appassionati
di blues, per la celebrazione del North Mississippi Blues. Un nome su tutti quello
impegnato e versatile dei fratelli Dickinson, oltre alla conferma di maestri consacrati
nella tradizione del blues delle colline del decennio precedente: Burnside e Kimbrough.
Si corre il rischio di sorvolare su un musicista, originario del Nord Carolina
e poi impiantatosi nel Mississippi, come Eric Deaton (33 anni). Eric non
è uno come tanti e seppur giovane vanta un'esperienza invidiabile. Può bastare
sapere che ha suonato con Junior Kimbrough (ogni domenica sera per tre anni di
fila), T-Model Ford, Paul ´Wine´ Jones, Big Bad Smitty e Burnside Exploration.
Senza dimenticare il suo fondamentale contributo all'interno dello straordinario
progetto degli Afrissippi. Lunga l'amicizia di Deaton con Jimbo Mathus
(presentato da Luther Dickinson in un locale che si chiamava The Brewery, a Raleigh,
nel North Carolina) e che ha coinvolto per le registrazioni di Smile At
Trouble, secondo album da solista dopo l'entusiasmante Gonna be trouble
here (2006).
Quello che potenzialmente offre questo nuovo album è a
dir poco sorprendente e conferma la posizione di Deaton come miglior erede di
Junior Kimbrough. Un prosecutore autentico della tradizione del blues delle colline
che sa aggiungere al patrimonio dei suoi mentori ulteriore classe e pura passione.
Eric Deaton mostra con queste dodici tracce di fare sul serio e soprattutto di
saperlo fare. Non c'è un solo brano fuori posto, tutto fluisce senza interruzioni
in un unicum blues ipnotico e limaccioso, fatto di rabbiose tenerezze (Sweetheart
Blues) e di passaggi fulminanti (Way Down
Yonder). La preannunciata apertura alla musica indiana si sposa magnificamente
nelle sonorità di Deaton con l'uso blues del sitar, eloquente il preambolo strumentale
Alap (una continuazione di quello ascoltato
nel precedente album, una formula strumentale che utilizzava dal vivo Junior Kimbrough
prima di cominciare il suo concerto) e dissolta nel Mississippi in Tired
Of Cryin.
Deaton cresce anche alla voce ed è seguito dagli
abituali Jimbo Mathus e dal fedele bassista Justin Showah (Afrissippi),
dalla batteria alternata di Kent Kimbrough, figlio di Junior, e dj Charles
Cage. Un lavoro da ascoltare nota per nota dalla pulsione boogie di
Green Level all'impetuoso substrato di chitarre inserito nella title
track, dal funk blues di Turn It Around ai
corti (peccato così brevi) intramezzi strumentali di It
Must've Bentonia e di Long Lost Love,
il primo episodio acustico di riflessione e il secondo trascinante principio di
jam. Nulla è da scartare tutto è da ascoltare. Oggettivamente tra le migliori
pubblicazioni di quest'anno, un album a prova di usura. (Antonio Avalle)