Shemekia Copeland
Outskirts of Love
[Alligator/ IRD 2015]

www.shemekiacopeland.com

File Under: woman in blues

di Gianni Del Savio (09/10/2015)

Eccellente cantante blues-r&b che non ha più tanto bisogno di presentazione, come sappiamo, anche per il cognome che riporta al padre - Johnny, artista di rango, tra "diavolo e acqua santa" -, Shemekia ha dalla sua una bella, possente voce, e uno stile interpretativo che affonda sicuro nella tradizione blues-r&b, qui in bella mostra grazie anche alla solida produzione di Oliver Wood (che è anche il chitarrista) e al manipolo di musicisti che l'hanno supportata nelle session di Nashville. Oltre a Wood, ad accompagnarla ci sono Lex Price (basso) e Jano Rix (batteria, percussioni e tastiere), ai quali, in tre brani diversi si aggiungono i chitarristi Billy F Gibbons (ZZ Top), Alvin Yougblood Hart (anche voce) e Robert Rundolph. Sparsi qua e là, troviamo un altro bel manipolo di strumentisti.

A colpire per la sua struttura ed efficace interpretazione è proprio un vecchio brano di "papà John", d'ispirazione religioso-blues: Devil's Hand, con bella fluidità ritmica e incisiva interpretazione di Shemekia, che piazza anche qualche efficace "stop and go". La ballad The Battle Is Over ha una buona misura strumentale, con l'ottima chitarra di Wood. e apprezzabili e leggere variazioni del "clima sonoro". Un pregevole tratto folk-blues, quasi-acustico, è quello di Cardboard Box: qui influisce la presenza, pure vocale (solo e in duetto), di Youngblood: uno dei migliori passaggi dell'album, insieme al fluido Drivin' Out Of Nashville, di stampo country, e alla ballad I Feel A Sin Coming On di misurata tensione soul-gospel: Shemekia Copeland dà un'ulteriore dimostrazione della sua maturità vocale, in un bel crescendo, con coretto in risposta. Poi, con struttura essenziale, quanto efficace arriva Isn't That So (di Jesse Winchester), mentre Billy Gibbons mette il suo marchio (anche come coautore) nello slow-blues Jesus Just Left Chicago, di bella cadenza elettro-ritmica e vocale. In uno dei classici di John Fogerty, lo slow-blues-rock Long As I Can See The Light, la cantante offre un altro dei momenti più belli e intensi dell'album, mentre Wrapped Up In Love Again - che è il blues come lo vedeva e interpretava Albert King -, seppure non particolarmente originale nella sua struttura, vanta comunque il giusto, quanto canonico peso strumentale e vocale.

Per chiudere in bellezza la Copeland si rivolge ancora una volta all'ispirazione religiosa e, un po' nello stile che rende grande Mavis Staples (beh, qualche differenza tra le due c'è...), costruisce una ballad di bella tensione espressiva: Lord, Help The Poor And Needy. Semplice, quanto esplicita richiesta (a "chi può", per chi ci crede ) di una maggiore giustizia e attenzione ai bisogni primari dell'umanità.


    


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