Andre Williams & The Sadies
Night & Day
[Yep Roc/ Audioglobe 2012]

www.yeproc.com


File Under: garage soul, punk blues

di Fabio Cerbone (31/07/2012)


Per cinquant'anni abbondanti è stato quello che si definisce un "culto" della black music e non solo, ma pare che stia recuperando tutto il tempo perduto con una recente attività discografica a dir poco convulsa. Non sono passati infatti che pochi mesi dall'uscita ufficiale di Hoods and Shades, album di casa Bloodshot con la produzione di Don Was, che ritroviamo la leggenda di Detroit Andre Williams alle prese con un'altra pubblicazione e un'altra etichetta. Attenzione però, parlare in questo caso di novità è quanto meno fuorviante: disco rimasto nei cassetti per diverse stagioni, Night & Day è il frutto di un omaggio (e speriamo non di uno sfruttamento, ma non pare il caso vista l'oscurità del personaggio) da parte dei canadesi The Sadies e della loro label Yep Roc, completando registrazioni frenetiche avviate nel 2006 e poi rimaste nel limbo per necessità e problemi legati alla stessa salute dell'ultra settantenne Williams.

Sono gli stessi Sadies, per bocca dei fratelli Travis e Dalls Good, a precisare nelle note del cd quanto ci tenessero a mettere una parola definitiva su queste sessioni, avviate in un periodo tumultuoso della vita di Andre Williams (finito davanti ad un tribunale per problemi di droga e di conseguenza cagionevole anche nella salute) e poi rimaste in un cassetto, fino al completamento con l'aiuto di personaggi quali Jon Spencer e Jon Langford (Waco Brothers). L'idea è da appoggiare incondizionatamente, se è vero che l'esito è forse tra le produzioni più riuscite di una discografia strampalata quale quella di Williams, autore di sua natura folle e ingovernabile, che tuttavia ha lasciato un segno nella storia minore della musica nera. Andrebbe infatti ricordato che dalla sua penna sono usciti classici quali Bacon fat e Shake a Tailfeather, che lo stesso Williams ha collaborato e inciso per la Motown, che il suo nome infine ha animato la scena indipendente di Detroit con un garage soul ante-litteram dove elementi di blues e rockabilly si sono mischiati ad una propensione naturale per un canto rappato.

Molti di questi stilemi sono evidenti anche nelle tracce di Night & Day, pubblicato in un momento assai più tranquillo della sua esistenza, dopo essersi scrollato di dosso quella nomea di "maledetto" che accompagnava le prime sedute di registrazione al Key Club. Ciò che rende interessante il disco è certamente il parterre di musicisti, che si ingrossa con le presenze dei cori di Sally Tims e Kelly Hogan e le chitarre di Matt Verta-Ray, ovvero sia l'altra metà degli Heavy Trash con il citato Jon Spencer. Naque proprio durante una pausa dal tour in coppia con i Sadies l'idea di imbastire questi brani, partendo dall'irresistibile funky autografo di I Gotta Get Shorty Out of Jail e passando attraverso confessioni personali e commenti sociali dall'ironia pungente. Williams si trascina sul tappeto di garage rock (entusiasmante One-Eyed Jack), soul dall'anima punk (I Thank God) e persino sortite in campo country (l'accopiata tra la frizzante I'll Do Most Anything For Your Love e la mielosa That's My Desire) garantito dai musicisti, con la sua proverbiale voce da lupo mannaro, un talkin' svogliato da predicatore, che fa faville nella ballata America (You Say "a Change is Gonna Come") e si abbandona nelle limacciose acque blues di The Seventy Year Old e Mississippi & Joliet, liriche pungenti e sopra le righe che toccano il vertice nel lamento di Bored, fra chitarre lancinanti e cariche di fuzz.

Solo per estimatori della "tradizione" fatta a fette e rivista con caustica ferocia.

 

  


<Credits>