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inserito
04/06/2005
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A ridosso di un breve tour europeo, la francese Fargo ha avuto la bella
idea di compendiare gli album di Ben Weaver antecedenti il loro
contratto, quelli cioè - El Camino Blues (1999), Living In The Ground
('00), Hollerin'
At A Woodpecker ('02) - che avevano preceduto l'intenso Stories
Under Nails dello scorso anno. Chi poco conoscesse il personaggio,
o chi già conoscendolo l'aveva magari incasellato nel settore dei minori,
si prepari a un ascolto sorprendente, dacché questo Blueslivinghollerin'
presenta una manciata di canzoni nel trattare le quali il tempo ha impiegato
inusitata galanteria, nonché quattro registrazioni inedite che dicono
d'una scrittura in decisa crescita. I tratti caratteristici della musica
di Ben Weaver, il suo presentarsi come una via di mezzo tra il Tom Waits
più alticcio e un Greg Brown travestito da orco delle fiabe (entrambi
spediti a lezione da Harry Smith), sono ovviamente tutti presenti e intatti:
li si possono riscontrare con facilità nella nenia stonata di Precious
Time, nell'eccentrico approccio all'old-time music di Bill Brown,
nello sferragliare di Ella Mae o nel crooning bevuto di Ocean
Ain't Blue. Quello che più stupisce, soprattutto riascoltando i materiali
più vetusti, è la sublime abilità di Weaver nell'intrecciare accorate,
sofferte, commoventi roots-ballads sempre capaci, al di là di ogni considerazione
sul singolare estro dell'autore, di trafiggere cuori e pensieri. Se in
questo senso risulta particolarmente significativa la splendida rilettura
della Two Girls che fu tra i brani più riusciti di Townes Van Zandt,
nondimeno le composizioni autografe brillano di luce propria, mettendo
in mostra le peculiarità di un songwriting che pur derivando i fondamentali
da alcuni riferimenti imprescindibili - Dylan, Waits, John Prine, John
Hartford - sa trascenderli attraverso un'intonazione in tutto e per tutto
personale. Dovessi scovare a ogni costo un referente contemporaneo, potrei
forse segnalare certe assonanze con Richard Buckner (assai evidente nella
cupa Blood), ma la bontà di canzoni quali El Camino Blues,
Lonesome As AM Radio, I Cried All Night può reggere il passo
di un album intero anche senza scomodare troppi paragoni. Notevole anche
la dylaniana Ballad Of A Thin Man realizzata per l'occasione (e
con lo zampino di Dave Boquist), e bellissime le altre tre tracce
confezionate per aggiungere interesse alla discografia: la spettrale Boxcars
evoca paesaggi lontani e visioni desertiche, Liza non può non rammentare
Neil Young e Vapor sembra sbucare da uno tra i migliori album dei
Giant Sand. Per quanto mi riguarda, in Blueslivinghollerin' ci sono motivazioni
a sufficienza per inscrivere il nome di Ben Weaver tra quelli dei grandi
degli ultimi dieci anni |