a cura di Davide Albini (DA), Paolo Baiotti (PB), Gianfranco
Callieri (GC), Fabio Cerbone (FC), Marco Denti (MD), Matteo Fratti
(MF) Gabriele Gatto (GG), Nicola Gervasini (NG), Emilio Mera (EM),
Yuri Susanna (YS), Gianni Zuretti (GZ)
Il trittico
dei nostri speciali sulle famigerate "Strade Blu" - simbolo abusato,
ce ne rendiamo conto, eppure perfettamente a tema con la
filosofia musicale di RootsHighway, se non altro con la sua onestà ci pare
di poter dire - non poteva che approdare là dove tutto in qualche modo
ha preso forma, dove sono state gettate le basi di un rapporto prolifico tra rock'n'roll
e radici, il decennio dei Settanta. Ancora una volta vale la pena ricordare, per
fare chiarezza assoluta, la visione "parziale" che volutamente abbiamo
assegnato a questi elenchi: non i 100 dischi criticamente più importanti
del decennio, ma lo scorcio musicale più strettamente connesso con la nostra
rivista, indagando quel grande fiume dove la tradizione americana si è
unita al rock e alle pulsioni nate sulla fine dei 60s. Un saliscendi di "alto"
e "basso", di outsiders per destino e artisti centrali nello sviluppo
del linguaggio rock, cercando di valutare i singoli album soprattutto per l'influenza,
più o meno evidente, esercitata sul rock'n'roll a venire. Un ordine semplicemente
cronologico e alfabetico, nessun intento classificatorio, come già sperimentato
nei precedenti capitoli, e neppure l'idea di operare con il bilancino: c'è
disparità infatti fra le annate e probabilmente anche fra i generi, seguendo
più l'istinto che la ragione.
Certamente abbiamo buttato un occhio
sulle intersezioni con folk, country e blues, quest'ultimo rappresentato da doverose
citazioni in campo nero. Ci è parso invece impossibile tentare di sondare
anche le vie più evolute del soul, del r&b e in generale della black
music, che nei 70 hanno forse raggiunto l'apice della loro maturazione (Marvin
Gaye, Curtis Mayfield, Stevie Wonder...): ad artisti di questa importanza stilitica
ci piacerebbe dedicare un capitolo a parte. Qui invece restiamo con i piedi per
terra, soprattutto nella polvere simboleggiata da quel fertile legame che il rock
ha iniziato a stabilire al crepuscolo del decennio precedente. Il ritiro in se
stessi, gli aspetti più bucolici e pastorali di una generazione che faceva
i conti con le sue sconfitte, i suoi errori e soprattutto i suoi drammi (Vietnam,
droghe, sogni e politica) apriva uno spazio infinito per rappacificarsi con il
proprio passato, le proprie radici appunto. Nascono i linguaggi "ibridi"
del country rock, del folk rock, nasce soprattutto una lunga schiera di songwriters
che alimentano un sogno più intimo e meno esposto "sulle barricate"
o magari fuori dalle "porte della percezione": niente Volunteers
insomma, nessuna chiamata alle armi, piuttosto una costante riscoperta della sconfinata
eredità dell'American music.
Nello scorrere dei protagonisti -
alcuni a noi carissimi ed essenziali, altri semplicemnete di culto - colpisce
anche, visto il segno dei nostri tempi, la centralità delle etichette e
soprattutto delle major discografiche: ci sono mostri sacri come Columbia, RCA,
Epic, Capitol, MCA e ci sono le loro affiliate o quelle che apriranno la strada
all'indipendenza futura, nomi che hanno scritto pagine essenziali e che portano
i nomi di Asylum, Capricorn, ABC... Come dire: c'è stato un momento in
cui "essere ai margini" poteva anche risultare una scommessa, magari
subito stracciata, ma in ogni caso un trampolino per misurarsi con un grande pubblico:
qualcuno avrebbe trovato il colpo di fortuna, altri si sarebbereo perduti, ad
ogni modo si poteva provare a forzare la mano.
Ancora una volta 100 dischi rigorosamente nord-americani (USA e
Canada, per gli inglesi più "americanizzati" stiamo
pensando ad un episodio parte...), perchè lì sta il
cuore del rock delle radici: un cuore che ha avuto un battito irregolare
ed è interessante seguirlo nello scorrere della classifica
dagli albori dei 70 fino al loro crepuscolo. Innegabile la predominanza
della prima parte: sono gli anni della solare California, dell'imperante
West Coast sound, della stella nascente del country rock (da Gram
Parsons agli Eagles per citare forse gli estremi), della moltiplicazione
incontrollabile dei folksingers, degli outlaws di Nashville (Waylon
Jennings, Willie Nelson e i molti texani), dell'avvento del rock
sudista (Lynyrd Skynyrd, Allman Brothers e tutto il seguito), che
marchiano a fuoco l'esperienza da noi indagata. Si verifica poi
una sorta di decelerazione, in quello scollinamento a metà
del decennio, per riprendere vigore sullo slancio finale, trovando
altre vie di sfogo con l'avvento dei rocker urbani (Springsteen,
Petty, Seger...), dei "Nuovi Dylan" e di quella freschezza
e azzeramento delle pretese portati in superficie dal punk.
Già il punk: quanto ci fa sorridere in fondo l'idea di rileggere
questo decennio in chiave roots schiacciato fra i poli opposti da
una parte dell'evoluzione psichedelica - che porterà poi
naturalmente alcune sue propaggini verso il progressive, in totale
antitesi con la tradizione più popolare del rock - e dall'altra
di un ritorno all'essenza propria dello stesso punk, il quale tuttavia
rinnegherà l'atteggiamento nostalgico e "passatista"
verso le fondamenta country e blues (salvo eccezioni, sia chiaro),
rifiutanto soprattutto gli aspetti più tecnici del genere
(innegabile lo scontro con il country rock, il blues rock e il southern,
troppo sblilanciati sull'aspetto strumentale). Da un certo punto
di vista una buona fetta degli artisti qui elencati nelle nostre
Strade Blu erano fuori moda, diciamo pure "vecchi" (se
accettate la provocazione...) già allora: erano fuori insomma
da quel continuum che dalla rivoluzione psichedelica al progressive
all'art-rock, fino alle sue speculari reazioni del punk e post-punk
stava scrivendo il capitolo più propulsivo e all'avanguardia
del genere. Raccogliendo la sfida - ma senza contrapposizioni nette,
trattandosi soltanto di una riflessione che ci piace proporre per
ricoscerci meglio - si potrebbe dire che la maggioranza di queste
100 selezioni farebbe inorridire qualsiasi medio appassionato dei
generi appena menzionati. Anche a loro: buona lettura
(Fabio Cerbone)
* un disco a testa per ogni
singolo artista: dove possibile è indicata una seconda scelta (Take 2)
dello stesso artista, pubblicata nello stesso decennio 70/79 ** i dischi
seguono un semplice percorso cronologico e alfabetico ***
100 dischi nord-americani (no Uk, Irlanda, Europa) |