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Tedeschi Trucks Band
Let Me Get By
[2016]

La scelta di: Silvio Vinci


Susan Tedeschi, originaria di Boston, è una musicista dal carisma totale, vocalist eccellente capace di dare forma e contenuto a qualsiasi cosa vada a cantare, che si tratti di brani originali o che siano cover. Dal vivo è una potenza totale, sciolta e rilassata, chitarra in mano a darsi le linee guida, ma completamente nel controllo della situazione sul palco. Derek Trucks è il bambino prodigio della slide, originario di Jacksonville (Florida), ma vissuto sotto l’ala protettiva dello zio Butch Trucks, quindi di casa nella famiglia Allman Brothers. Tecnicamente mostruoso, sopratutto per aver sviluppato una sua tecnica particolarissima, chitarra accordata in “Open E”, uso astrale del pollice e dell’indice, come non si è mai visto fare a nessuno, mutuando e forse ampliando quello stile che fu solamente di Duane Allman.

A detta di molti, e condivido, il disco della maturità della Tedeschi Trucks Band è Let Me Get By, perfetta evoluzione e anche sintesi del loro stile, forgiato da influenze che partono dalla fine dei 60 e primi 70, incluso il periodo d’oro del southern rock, e arriva alla resa ottimale in virtù di dosi stechiometriche di blues, soul e rhythm and blues. Nonostante siano passati diversi anni e numerosi ascolti, il disco sprigiona ancora sensazioni piacevoli di riscoperta e freschezza, come se fosse un’arancia succosa che ad ogni spremuta libera profumi ed essenze sempre frizzanti e vitaminiche. Let Me Get By è stato scritto sulla scia di numerosi concerti che seguirono i dischi Made Up Mind e Revelator, esibizioni che videro la band cimentarsi in tour ricchi di ospitate di alto livello (Herbie Hancock, Blackberry Smoke, Clapton, Black Crowes...), i quali hanno dato alla comune non solo amalgama e coscienza dei propri mezzi, ma sopratutto scioltezza nello scrivere i propri pezzi, confortati dalla comodità di passaggio di tanti illustri musicisti che hanno suonato con loro, lasciandosi influenzare a vicenda.

La bravura di Susan come interprete è tangibile in brani rock come Anyhow, brano di altissimo livello compositivo, che avrebbe potuto essere scritto dall’Allman Brothers Band, per la somiglianza di stile (periodo Eat a Peach), melodiosa , ricca di armonie anche soul, che cresce fino ad esplodere in un crescendo di fiati e cori. Un canovaccio che ascoltiamo per l’intero lavoro. Ci sono brani scritti dalla band al completo, ma caratterizzati sopratutto dai fraseggi della magica Gibson di Derek Trucks, come Laugh About It, e dal lavoro al piano elettrico di Kofi Burbridge come in Don’t Know What it Means, che mischiano alla perfezione tutti gli elementi musicali della numerosa family TTB, dimostrando come l’affiatamento tra i vari membri sia in grado di far evolvere la crescita stilistica del progetto, mai soltanto identificata con la slide di Derek o la voce di Susan, ma un mosaico dove tutti mettono il loro mattoncino.

La seconda voce solista della band, Matt Mattison, è un ottimo songwriter, oltre che validissimo vocalist, e lo possiamo sentire in Right On Time, pezzo in modalità New Orleans, o In Every Heart, dove ritornano alla mente le armonie di The Band e anche del soul periodo d’oro Stax, ma sopratutto nella lunga suite Crying over You /Swamp Raga, il mio brano preferito del disco, che assembla con coraggio melodia e fraseggi strumentali di slide, jam e assoli intercalati da arrangiamenti corali e orchestrali di geniale sfacciataggine. La title track è uno spettacolare scambio di frasi tra chitarra e tastiera, dove la brava Susan si trova completamente a suo agio nel disegno melodico, spezzato da un passaggio di organo Hammond, dolce e piccante allo stesso tempo, fino al coro finale che timbra a fuoco il ritornello. Anche l’amico Doyle Bramhall contribuisce a dare spessore allo script dell’album con diversi episodi, innanzitutto con la pregevole Just A Strange, magicamente interpretata da Susan e rinforzata dai cori e dal contributo dello stesso Doyle al basso e alla chitarra acustica. Poi lo spazio per una dolce canzone d’amore, una ballata senza tempo e genere che è Hear Me, scritta a quattro mani con Derek Trucks, e la frizzante I Want More, potente rhythm and blues, cavallo di battaglia nelle scorribande live.

Nella versione deluxe l’album è arricchito anche di versioni live di alcune tracce e di un bonus con i classici I Pity the Fool, con una straripante interpretazione della Tedeschi, che si lancia in gorgheggi alla Joplin, Keep On Growing, cover di Derek & The Dominos, a loro molto vicina come ispirazione, con il duetto di voci tra Susan e Matt che ricantano le parti che furono di Eric Clapton & Bobby Whitlock. Infine, per gli amanti del vivile come il sottoscritto, non c’è niente di meglio che sfogliare le facciate del disco, leggerne i testi e tutte le note, insieme alle belle foto che lo compongono.

A mio parere Let Me Get By rappresenta e descrive tutte le tonalità di colore che questa superlativa band ha nel DNA, e nell’arco temporale dei vent’anni che hanno dato il via al nuovo millennio, è una delle espressioni artistiche più preziose che io possa consigliare. Un disco senza tempo, per tutti, per sempre.


    



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