Nathaniel
Rateliff & The Night Sweats Nathaniel
Rateliff & The Night Sweats [2015]
La scelta di:
Carlo Lancini
Da almeno tre
anni stavo alla larga da tutto quello che era roots
music e Americana. Non so perchè: un po' a malincuore
in quel periodo scelsi di staccare la spina ad alcune
questioni che fino a quel momento alimentavano il
mio animo. Scelsi invece, vivendo la questione a
compartimenti stagni, di dedicarmi ad altre sonorità.
Questo fino a quando, esattamente ad Aosta, in una
fredda domenica mattina di gennaio del 2016, mentre
- smaltendo la sbornia e i bagordi da “bedroom rockstar”
dopo un live suonato come se non ci fosse un domani,
in un locale della zona – perdendo tempo sui canali
di YouTube capitai su un video. Lui si presentava
barbuto, con un cappello in testa, giubbino di jeans
(ho un debole per i giubbini di jeans!!!), Telecaster,
band con fiati e in formazione 50s. Fu subito amore,
feci girare un paio di video per arrivare poi in
un attimo al singolo S.O.B... Una bomba!
E fu così che mi innamorai di Nathaniel Rateliff
& The Night Sweats. Una sbandata passeggera
o amore vero? Per capirlo comprai subito l'omonimo
album (uscito qualche mese prima), che mi lasciò
definitivamente di stucco. I motivi sono molti.
Ma vorrei partire dalla sua concezione, idonea da
subito all'edizione in vinile, tant'è che dura meno
di quaranta minuti, con lato A e lato B distinti
anche nella tracklist del cd (così si fa!). E in
quei quaranta benedetti minuti il disco è stato
in grado di sconvolgermi totalmente: Nathaniel e
i suoi compari, tutti bianchi come il latte e con
alcuni atteggiamenti hipster, hanno scelto di cimentarsi
nientemeno che con la soul music e l'album è uscito
con il marchio resuscitato della Stax. Potremmo
fermarci qui: a buon intenditor... Ma ci metto poi
la produzione del compianto Richard Swift, che con
il soul ha sempre avuto poco a che fare. Richard
Swift, inaspettatamente (quantomeno per me) è stato
in grado di fare un lavoro egregio, lineare e contestualizzato,
ottenendo quindi un suono vivo, arioso, a tratti
quasi “Preservation Hall Jazz Band” (la brass band
fondata nel French Quarter di New Orleans, ndr).
Dalle strutture semplici escono arrangiamenti equilibrati,
chitarre senza particolari virtuosisimi, dinamiche
live, percussioni (tanto tamburello), clap hands,
fiati e tastiere: ci sento The Band, Van Morrison,
basamenti folk, passione, divertimento ed energia.
E ad ogni ascolto ci sento elementi nuovi: chitarre
acustiche; riverberi; la lap steel che si lega perfettamente
con il pianoforte. Nathaniel ha una voce piena,
capace di graffiare, resa maestosa ed evangelica
dalla quantità di cori che troviamo in ogni brano,
che siano essi pieni o seconde voci davvero gustose
e mai invadenti. In alcuni brani l'effetto stereo
è davvero interessante, come si faceva negli anni
Sessanta. Fra gli undici brani di questo disco ci
trovo almeno sette o otto singoli: media altissima.
Nathaniel Rateliff & The Night Sweats
esalta anche l'aspetto ludico di una band che dal
vivo sa davvero far divertire. Ve lo garantisco!
Nel 2016 avevo quarant'anni ed era da almeno dieci/dodici
anni che non ascoltavo con gusto e per così tanto
tempo un album, forse dai tempi di Trouble
di Ray Lamontagne.