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Patti Smith Horses [Arista 1975] ![]() | |||
1. Gloria // 2. Redondo Beach // 3. Birdland // 4. Free Money // 5. Kimberly // 6. Break It Up // 7. Land // 8. Elegie // 9. My Generation | ||||
Per
l'anagrafe non è più una just kid la Patti Smith che nel 1975 esordisce
con Horses, ma quanto a inquietudine esistenziale è in piena adolescenza.
Non ancora catturata dalla musa della fotografia, sperimenta tuttavia ogni altro
mezzo espressivo che possa condurla alla pienezza dell'Arte. Contemporaneamente
va a scuola di ecumenismo, varando relazioni carsiche e convivenze border, ossia
tutto ciò che possa condurla alla pienezza della Conoscenza. Anfibi ai piedi e
carezze fra le mani, rimbalza tra la Bowery e la Quarantaduesima, succhiando il
nettare delle strade di New York. Al suo fianco c'è già Robert Mapplethorpe: suo
il ritratto di copertina, androgino e perentorio. Ad Horses viene assegnato il
compito, impegnativo ma ineccepibilmente assolto, di accogliere e ordinare urgenza
espressiva e convulsa brama di ricerca. Lo fa attraverso la visionarietà di Land,
il furore di Free money, l'ipnosi declamatoria di Birdland. Fino
a rifondare il testo della morrisoniana Gloria, per consegnare una delle
più chiare, audaci, definitive enunciazioni che il rock'n'roll ricordi: "Gesù
è morto per i peccati di qualcun altro ma non per i miei". Sono queste le prime
parole che escono dai solchi di Horses e sono già un manifesto di intenti fiero
e disarmante, che nei decenni a venire, lo sappiamo bene, manterrà la coerenza
che distingue un'artista onesta da una grande anima. (Donata Ricci) |
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