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The Who Who's Next [Polydor 1971] ![]() | |||
1. Baba O'Riley // 2. Bargain // 3. Love Ain't For Keeping // 4. My Wife // 5. The Song Is Over // 6. Getting In Tune // 7. Going Mobile // 8. Behind Blue Eyes // 9. Won't Get Fooled Again | ||||
Primi
anni '70. Ennesimo bollettino della distruzione. A seguito della deflagrazione
conosciuta come Live At Leeds (1970), gli Who, o per meglio dire Pete Townshend,
compositore instancabile e assassino della chitarra, mettono in cantiere, dopo
Tommy ('69), un'altra "rock-opera" destinata a rimanere incompiuta. L'inaudito
volume di fuoco della voce di Roger Daltrey e la sezione ritmica di un John Entwistle
e di un Keith Moon più violenti e sconquassanti che mai portano i rimasugli dell'idea
originale a sbriciolarsi nelle canzoni furiose di Who's Next, uno
degli album più crudi, brutali e rissosi di sempre. L'energia degli esordi all'insegna
di un flirt irruente tra pop, beat e blues elettrico letteralmente esplode in
una colata lavica di riff pesanti come macigni, colpi di rullante simili a continue
frustate, linee di basso che scorticano la pelle e urli primitivi in grado di
frantumare ogni resistenza. I sintetizzatori (ascoltate i drones minimalisti di
Baba O'Riley e Won't Get Fooled Again), i ricami acustici (appaiono
all'inizio di Behind Blue Eyes), il pianoforte delicato di Nicky Hopkins
(The Song Is Over) o i momenti di relax del canto (Bargain), tutti
elementi incollati dal produttore Glyn Johns in pratica rivoluzionando il concetto
stesso di ingegneria del suono attraverso dinamiche ancora oggi inaudite per potenza
ed espressività, non diluiscono, anzi, enfatizzano la rabbia assordante del disco.
Nella copertina, gli Who danno le spalle a un monolite di cemento nella campagna
nordorientale di Easington Colliery, sul quale hanno appena pisciato. L'ennesimo
simbolo del passato fatto a pezzi. Chi è il prossimo? (Gianfranco Callieri) |
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